Teatro del Navile: Matteo Meschiari presenta il suo libro "Tre montagne"
Il vento era cessato durante la notte.
Nuvole venute da sud avevano raggiunto la valle.
Nel dormiveglia le immaginavo premere sulle montagne come un coperchio. Avevo anche sentito il crepitio di un tuono lontano, come un ramo che si spezza. Ma mi ero girato sull’altro fianco e avevo ripreso a dormire.
Al mattino pioveva una pioggia fine.
Mio padre era di ottimo umore.
Peccato per la pioggia, disse, ma non credeva alle proprie parole.
Sarà bello lo stesso, dissi io.
Sì. Hai tutto pronto?
tratto da Pace nella Valle in "Tre Montagne" Matteo Meschiari, Fausta Editore, 2015
Tutto pronto al Teatro del Navile, sabato 19 dicembre alle 18, in attesa dell'incontro con lo scrittore Matteo Meschiari che per l'occasione presenta Tre Montagne, il suo ultimo libro, pubblicato da Fusta Editore.
Un dialogo con l'architetto Maurizio Corrado: i due insieme a Francesco Gori hanno scritto Paleolothic Turn: Volume 1, su un modo di vedere il mondo: per intuizioni, per lamapeggiamenti, un sistema incoerente di visioni, idee che aiutano a pensare l'adesso-qui.
Tre Montagne. Il libro.
Un vecchio che tenta un’ultima scalata ma non si sa se ritorna, due amici che si trovano e si perdono sui sentieri della Resistenza, un figlio che ascolta le ultime parole del padre in un bosco senza tempo. Tre paesaggi e tre poetiche di paesaggio, perché la trama dei racconti, in questo libro, è un pretesto per raccogliere frammenti di spazio, movimenti di vento, geologie e passaggi di luce. Perché quello che conta, per una volta, è il modo in cui le terre si corrugano e popolano i sogni. Mentre le storie degli uomini rimpiccioliscono sotto montagne che somigliano a mondi, i vuoti e i pieni delle cime funzionano come masse mancanti, come baratri per le domande: chi siamo diventati? che cosa abbiamo lasciato? che cosa stiamo per dare a chi verrà dopo di noi? Per un attimo i paesaggi sembrano offrire indizi. Ma le montagne sono bambini. Crescono e vanno via.
Matteo Meschiari, antropologo, geografo e scrittore italiano.
Professore di Antropologia e Geografia all’Università di Palermo, ha studiato il paesaggio in letteratura (in particolare Campana, Biamonti e la Linea ligustica) e svolge ricerche sullo spazio percepito e vissuto in ambito europeo ed extraeuropeo. Dal 1990 svolge ricerche sul paesaggio in arte, letteratura, etnologia e geografia. Ha contribuito in modo sostanziale allo studio del concetto di paesaggio nella storia delle idee, nell'antropologia culturale, nelle scienze cognitive e in filosofia. In particolare è impegnato nella divulgazione in Italia della Landscape Anthropology anglosassone ed è stato titolare dell’unico insegnamento in Italia di Antropologia del paesaggio. In ambito antropologico e geografico si occupa più in generale di dinamiche spaziali, svolge ricerche di terreno sull'immaginario americano, con particolare riferimento alla Wilderness e ai processi di domesticazione spaziale, studia i modelli abitativi dalla preistoria all’epoca attuale e analizza le dinamiche complesse tra spazio, corpo e performance nella corrida.
Nel 2015 ha pubblicato il saggio Geofanie. La Terra postmoderna, in cui esplora il concetto di paesaggio nella postmodernità letteraria, in bilico tra analisi critica ed enunciazione poetica. Nel libro sostiene che una scrittura incentrata su geologia, geografia e geofilosofia può portare alla fondazione di una nuova “epica dei paesaggi” e a un approfondimento della consapevolezza ambientale. Ha formulato la Landscape Mind Theory, con cui sostiene che la mente dell’uomo è geneticamente e culturalmente paesaggistica, e ha proposto nuovi modelli interpretativi per l’arte paleolitica franco-cantabrica.