Un Tesoro di Fede al Castello dei Ronchi a Crevalcore
Sabato 12 aprile presso l'Auditorium "Primo Maggio" presentazione del volume "Un Tesoro di Fede al Castello dei Ronchi": Il vetro dorato paleocristiano e la reliquia di Santa Deodata a cura di Paola Desantis, Marco Marchesini, Silvia Marvelli.
Saranno presenti gli autori e per l'occasione della presentazione sarà eccezionalmente esposto il vetro, la reliquia e la teca che li conteneva e saranno disponibili copie del volume.
Poco più di 8 centimetri. Tanto misura il vetro dorato di IV secolo rinvenuto nell’agosto 2007 nel Castello dei Ronchi, a Crevalcore. Di splendida fattura, era in origine il fondo di una coppa e ha avuto una vita avventurosa. Il vetro ritrae due figure maschili, i santi Pietro e Paolo, in tunica e pallio. Fra le due teste campeggia il monogramma di Cristo mentre nella cornice c’è un’iscrizione benaugurale (vanto degli amici, bevi e vivi!), espressa in lingua greca latinizzata. Scampato anche al terribile terremoto del maggio 2012, quella scritta sembra oggi, più che un augurio, una profezia.
Il volume racconta le vicende di un ritrovamento straordinario che trae origine dal IV secolo ma che attraversa più di 17 secoli di storia arricchendosi di un portato di eventi, messaggi e sfumati percorsi. Una storia tornata in vita sette anni fa quando da una teca semidistrutta, tra un groviglio di stoffe sgualcite, passamanerie e ossa spezzate, vicino a un teschio con la scritta “Corpus Sanctae Deodatae”, affiorano i frammenti di un vetro dorato con due figure togate e un’iscrizione circolare. Un classico “fondo d’oro” come se ne trovano tanti nelle catacombe romane, murati all’esterno dei loculi per distinguere le sepolture; all’inizio coppe o bicchieri, poi trasformati in medaglioni.
Il volume ripercorre le vicende che hanno portato dal ritrovamento del reperto al suo restauro, dalla definizione cronologica ai riscontri iconografici; ricostruisce il percorso storico di Santa Deodata e dà conto dei risultati delle indagini al radiocarbonio e delle analisi antropometriche e paleobotaniche. E se alla fine resta incerta l’identità della martire (impossibile sapere a quale delle tante sante Deodata possano riferirsi quelle ossa), rimane la piacevole lettura di un accurato lavoro interdisciplinare che va dallo studio prettamente archeologico del vetro (Cinzia Cavallari) al culto della Santa e alla traslazione della sua reliquia (Pierangelo Pancaldi), dalla composizione dei materiali e dal restauro (Rosanna Moradei) allo studio dei resti scheletrici (Maria Giovanna Belcastro, Greta Bocchini), dalle analisi dei residui vegetali contenuti nella teca (Marco Marchesini e Silvia Marvelli) alle vicende del Castello dei Ronchi che ospitò la teca dal 1729 (Alberto Tampellini).
Dopo il racconto dell’ispezione subacquea dei pozzi del Castello alla ricerca di depositi antichi (Gruppo Ravennate Archeologico), il volume si chiude fotografando la realtà archeologica del territorio, nella speranza dichiarata di poter presto dare vita a un nuovo polo del Museo Archeologico Ambientale anche a Crevalcore.