Flava of the year: Afrika Bambaataa
Per i vent'anni di Flava Of The Year, la rassegna hip hop nata nel Link di via Fioravanti nel 1994, arriva a Bologna una delle figure storiche della black music: Afrika Bambaataa. L'occasione giusta per festeggiare anche un altro anniversario, i quarant'anni della cultura hip hop, di cui proprio Bambaataa è uno dei fondatori indiscussi.
Come da tradizione, all'ospite internazionale saranno affiancati decine di artisti locali, che si alterneranno fra dj set e showcase dal pomeriggio (alle h16) a notte fonda. È prevista anche una tavola rotonda alle h21
BIO DI AFRIKA BAMBAATAA
Nato nel 1958, Kevin Donovan, questo il suo vero nome, è il carismatico artefice di un vero e proprio movimento per la consapevolezza black, chiamato Zulu Nation, che dal 1973 si batte per i diritti degli afroamericani e per la diffusione dell'hip hop e che comprende rapper, DJ, b.boy, writer e sostenitori dai cinque continenti che ancora oggi, ogni 12 novembre, festeggiano l'anniversario di fondazione. Il compleanno ufficiale dell'hip hop, secondo molti.
Il movimento nasce da una sorta di riforma delle gang di strada, di cui lo stesso Bam - come viene chiamato - faceva parte. Ossessionato dalla ricerca del beat perfetto, Bam esordisce nel campo della produzione discografica nel 1980 con "Zulu Nation Throwdown" con il gruppo Soul Sonic Force e dopo l'accordo con la label Tommy Boy, nel 1982, pubblica i primi lavori pesanti da solista col moniker Afrika Bambaataa and the Soul Sonic Force: il singolo "A Jazzy Sansation" e soprattutto "Planet Rock". Registrata con l'aiuto del producer-guru del dancefloor Arthur Bake, la superhit del 1982 miscela basi hip hop con l'elettronica d'autore di "Trans-Europe Express" dei Kraftwerk, Captain Sky e sample tratti dalle colonne sonore di Ennio Morricone e lancia l'annata d'oro della drum machine Roland TR-808. Bambaataa organizza anche il primo tour hip hop europeo, portando sul palco una grande jam composta da MC, DJ, dancer della Rock Steady Crew e writer, tra cui il prodigioso Fab 5 Freddy.
Uno dei punti di forza di Bam era la collezione di migliaia di dischi, molti dei quali introvabili sulla East Coast, e la capacità di farli suonare come nessun altro: grazie a lui i b.boy (i ballerini di hip hop) a nord di Manhattan si scatenavano con la stessa intensità, ad esempio, su un classico come "Give It Up Or Turn It Loose" di James Brown, sulle note di una b-side sconosciuta dei Rolling Stones o sulle evoluzioni elettroniche di qualche gruppo europeo mai sentito prima.
Lo stile eclettico e ipercinetico di Bam finisce con l'influenzare pesantemente molti generi di musica elettronica e dance music contemporanei - dalla techno di Detroit al Miami Bass passando per la house di Chicago - e nel 1984 Bam pubblica "World Destruction", con il moniker di Time Zone, in coppia con Johnny Rotten, ex membro dei Sex Pistols. Ma nello stesso anno registra "Unity", un duetto pirotecnico con James Brown, uno degli idoli black per eccellenza, come per voler rimarcare il suo attaccamento alle radici afro. Seguono "Shango Funk Theology", pubblicato col nome di Shango, "Funk You" e l'album di debutto solista vero e proprio "Beware (The Funk Is Everywhere)". Nessuno dei cloni immediatamente successivi alla bomba di "Planet Rock" riesce a riprodurre la qualità di quel sound incredibile, tranne forse il sequel sfornato poco dopo dallo stesso Bambaataa, "Looking For The Perfect Beat", anche se è più vicino all'estetica hardcore.
Col disco successivo, "The Light" (1988) l'etichetta Capitol subentra a Tommy Boy e i Soulsonic Force lasciano il campo alla firma Afrika Bambaataa & The Family in un disco che vede la partecipazione di molti personaggi di spicco della scena internazionale: Boy George, UB40, George Clinton e Bootsy Collins. Tre anni dopo arriva anche il terzo album di Bam, "1990-2000: Decade Of Darkness", un disco curioso, intriso di commenti sociali ma molto diverso dai lavori precedenti, in cui si alternano momenti di puro electro funk a tracce hip hop prodotte dal team tutto italiano De Point.
Per tutti gli anni novanta il nostro continua a dedicarsi alla musica con remix e progetti sommersi nell'underground, per riaffacciarsi al mainstream nel 1997 con "Zulu Groove". E il nuovo millennio coincide con la pubblicazione del disco sopra le righe "Hydraulic Funk" e con "Looking For The Perfect Beat: 1980-1985", la migliore e più completa raccolta dei successi di questo grande mito black contemporaneo, che sono in molti a ritenere, non senza fondamento, il vero padre fondatore dell'hip hop.
Un uomo di pace, che ha mescolato elementi di spiritualità e filosofia prettamente africani all'elettronica, creando nuovi generi musicali e marchiando indelebilmente la musica internazionale di oltre un quarto di secolo.