Manifestazione pacifisti mercoledì 1 giugno: "La Repubblica ripudia la guerra"
Parola d'ordine: cessate il fuoco. E' "l'obiettivo primario" con cui mercoledì 1 giugno 2022 il fronte pacifista torna in piazza a Bologna (dalle 19) per la "Festa della Repubblica che ripudia la guerra".
Ancora una volta, e ancora in piazza Maggiore come già nelle due precedenti occasioni (25 febbraio e sabato 12 marzo), a promuovere l'iniziativa è il Portico della pace che per la prima volta ha anche lanciato una raccolta fondi per sostenere le spese degli sforzi dell'attivismo pacifista ("La pace ha i suoi costi, come la guerra, ma è meglio").
E lungo è l'elenco delle adesioni alla terza piazza no war di Bologna dall'inizio del conflitto in Ucraina e alla vigilia del 2 giugno: Arci, Aoi- ooperazione e solidarietà internazionale, Banca etica, Cnesc, Comunità Papa Giovanni XXIII, Focsiv, Manifesto in rete, Libera Bologna, Mediterranea saving humans, Movimento focolari italia, Movimento nonviolento, Rete italiana pace e disarmo, la carovana "Stop the war now" (che progetta una nuova missione in Ucraina a giugno).
In queste ore le varie sigle sono impagnate nel battage per la riuscita della manifestazione di mercoledì perchè, come recita il manifesto dell'iniziativa, ottenere il "cessate il fuoco, la definizione di una tregua delle operazioni militari, con la diretta collaborazione delle organizzazioni umanitarie internazionali", è qualcosa che "accadrà davvero nella misura in cui noi tutti sollecitiamo e pretendiamo ovunque -in Italia, in Europa, nel mondo- che si realizzino politiche attive di pace.
Per questo il 2 giugno vogliamo sia la Festa della Repubblica che ripudia la guerra, in ottemperanza alla Costituzione. Una Repubblica che ripudia la guerra e la sua preparazione e -anziché aumentare le spese militari- imposti coerenti politiche attive di pace come perno della politica nazionale e internazionale".
Dunque, in piazza a Bologna il Portico della pace chiama quanti chiedono "disarmo, riconversione sociale delle spese militari, riconversione civile dell'industria bellica, proibizione delle armi nucleari, costruzione della difesa civile non armata e nonviolenta e dei corpi civili di Pace: progetti -ragionevoli e realistici- che i movimenti per la pace, il disarmo e la nonviolenza hanno già messo sui tavoli della politica e delle Istituzioni".
In fondo, si dice, "non è difficile realizzarli, sarebbe sufficiente ricordare l'insegnamento del padre del pacifismo europeo e mondiale, il maestro russo Lev Tolstoj, che scriveva: 'Come non si può spegnere il fuoco con il fuoco, né asciugare l'acqua con l'acqua, così non si può eliminare la violenza con la violenza'".
La manifestazione prevede una parte musicale di concerti, testimonianze di cooperanti e volontari, interventi (Alessandro Bergonzoni, attivisti di Stop the war now e operazione Colomba, il direttore di Avvenire Marco Tarquinio) e momenti di riflessione su pacifismo, difesa civile non armata e nonviolenta fino all'idea di assessorati e ministeri di pace. Il documento di lancio della manifestazione lamenta il fatto che "molti governanti sembrano essersi arresi allo schema della guerra continuando a fornire armi, come unica strategia, senza assumere alcuna seria iniziativa di mediazione tra le parti.
Siamo immersi nell'esaltazione dell'ideale bellico della lotta armata che non vede alternative tra la vittoria e la sconfitta, tra l'aggiunta di armi alle armi e l'essere inermi". Ma "la costruzione della pace con mezzi pacifici" non solo una questione etica, rmai "rappresenta l'unica opzione realistica", quindi "è il momento che le Istituzioni internazionali si assumano la responsabilità di lavorare per fermare la guerra". (DIre)