L’ombra e la luce in pittura: le opere di 12 artisti contemporanei in mostra alla Galleria Stefano Forni
Presso la Galleria Stefano Forni in piazza Cavour, a Bologna, è stata inaugurata il 1° Marzo la mostra che titola così: << L’ ombra e la luce in pittura >> , visitabile da chiunque volesse approfittare di un momento libero per lasciarsi avvolgere dai giochi di colore che sembrano quasi prendere vita. I quadri, realizzati da 12 artisti contemporanei, sono sistemati su due livelli, all’ interno della galleria.
Ci si può concedere alla luce oltre il finito, all’arte oltre il colore e alla lucentezza oltre il vetro che trattiene un quadro: loro sono Luciano Ventrone e Giuseppe Carta, capaci di catturare lo sguardo e di lasciarlo perplesso dinanzi al dubbio che in coro sorgerebbe: ” Si tratta di una foto? ” – ” Altrochè. “
Matteo Massagrande invece fa esplodere la sua necessità di dipingere, entrando nella quotidianità e rappresentando lo spazio in cui lui è stato, sottolineando tutto ciò che basta sapere di quel luogo. In questo modo potrà passarci qualcuno e notare gli stessi particolari, o aggiungerne altri, toglierne alcuni, o ancora percepirne il vuoto. Egli rappresenta luoghi ed è l’osservatore a decidere se sia il caso di scappare per non tornarci mai più, rifugiarsi per prendersi un momento di riflessione con il proprio animo oppure semplicemente per entrarci a dare un’ occhiata, assaporandone le sfumature che fugacemente passano da colori caldi a freddi.
Si passa a Francesco Michielin il quale, attraverso colori ondivaghi e minimalisti, delizia gli occhi con alcuni “zoom” di viste dall’ alto.
Prima scendere al secondo ed ultimo piano della mostra, vi è una scultura suggestiva che condiziona e commuove al solo pensiero di maternità e delle emozioni che si potrebbero ricevere, grazie ad una donna gravida in legno su cui vi sono delle incisioni accennate da un bel color lillà.
Seconda sezione della mostra: una piccola scala che collega i due piani apre le porte ad alcuni bozzetti, disegni da un tocco fotografico dal ricordo del bianco e del nero che mettono a fuoco dettagli di una donna e dipinti astratti. Anche in questo caso, vi è una scultura che lascia pensare: si tratta di un ragazzo realizzato con cocci in terracotta incollati lasciando intravedere lo strato di collante, con il volto abbassato ed intento a specchiarsi in un tinozzo. Ciò potrebbe alludere ad un triste Narciso che non riesce più a trovare la sua identità, distorta dalla ruggine che prende il sopravvento sulla sua immagine riflessa. In linea più generale e vasta, può far riflettere su quante volte ci si perde in noi stessi e, seppur vicina sia l’ immagine, non la si riesce a salvare poichè è proprio l’ anima ad aver bisogno di una mano tesa.