(Art City) Nuvole parcheggiate in divieto di sosta
Il tema scelto per l’installazione ha come riferimento la definizione di modernità data da Baudelaire, che la vede incarnata dal transitorio, dal fuggevole, dal contingente rappresentata, qui, da un fenomeno naturale, sottratto, in quanto tale, all'influsso umano: le nuvole.
E’ la visione di un mondo illusorio, di chimere e fantasmi, in cui ci si immerge per un attimo, per subito poi ricostruire un altro universo: fantastico ma non meno fisico di quello reale in cui l’opera è collocata.
Le nuvole, seppure effimere e in continuo mutamento, sono nei cieli della nostra realtà quotidiana.
Nell’arte costituiscono un tema dal quale una moltitudine di artisti ha tratto ispirazione, trasformandole in un teatro della modernità che sollecita uno sguardo laico sul cielo.
Per queste ragioni le nuvole dell’installazione sono realizzate intenzionalmente come immagini-silhouette di "parapedolia" come è illusione subcosciente che tende a ricondurre a forme note oggetti o profili, naturali o artificiali, dalla forma casuale.
Vediamo un gruppo di vecchi musicisti, ciclisti che transitano, persone che conversano al tavolo di un bar, un bambino che tira calci ad un pallone.
Ma perché Nuvole collocate in una strada, e per di più in " Divieto di Sosta " ?
Posso rispondere solo: “Non lo so”, nello stesso modo in cui risponde Jago-Totò alla domanda di Otello-Ninetto nel film di Pier Paolo Pasolini “ Che cosa sono le nuvole? ”.
Può l’arte permetterci di stupirci di Nuvole in “Divieto di Sosta” poggiate sul selciato di una via di Bologna?
Nell’ impossibilità umana di fermare il tempo, ciò che resta qui e si offre allo sguardo di chi è momentaneamente in transito lungo la via, è solo l’immagine di un evento occasionale.
Calderon de la Barca, El gran teatro del mundo, 1635