"Sluttification of la mia prozia" al bosco di Ca’dei Pini
Iniziato con Vodka&Tena Lady, Sluttification of la mia prozia è la seconda tappa di riciclo rivendicativo, di liberazione e gioco con la genealogia di famiglia, una ricerca artistica e collettiva che interseca il tema della salute mentale, il trauma generazionale, la fluidità tra il genere e il sesso attraverso una lente fashion.
L’obiettivo è ridare voce alla fragilità sottesa a queste tematiche e trasformarla in un’arma per creare nuove connessioni e alleanze queer. Dietro il progetto ci sono i gambi di Charlie G Fennel, l’ortaggio finocchio, artista cross-mediale proveniente dall’ambito della moda e del costume ma in continuo transito nelle arti.
Il rituale di sluttification avverrà al fresco del bosco di Ca’dei Pini, tra le colline di Dozza, Giovedí 7 luglio dalle ore 18:00 mentre le Bitter Queers faranno sgambettare con il loro dj set. Per ricevere l’indirizzo completo: hello@charliegfennel.com
"In un mondo in cui la Santa inquisizione sono ancora la norma e la propaganda eterosessuale, intesa non solo come orientamento ma come struttura biopolitica della societá, sluttification (letteralmente troiaficazione) vuol dire svestirci dai ruoli di genere, scioglierci dal vincolo matrimoniale e dai legami di sangue, espropriare i vincoli relazionali, e sostituire la scarsità affettiva imposta dal patriarcato ridistribuendo l’abbondanza dell’amore queer...
The Sluttification of la mia prozia Liliana è una delle mie “art practices against the patriarchy”: un manifesto che si unisce a una esposizione collettiva, una dichiarazione d’amore non romantico, una mescolanza di saperi e vite in forma di installazione".
Partendo dall’esigenza non di riprodurre la famiglia ma di rigenerarla alle sue radici, sono tornatx negli spazi ereditati, e ho ripreso in mano, con un vocabolario queer e transfemminista, le memorie di famiglia impilate in cantina per dare loro nuova linfa e, mutandone la storia, vendicarmi con una nuova genealogia. Una prima risposta memetica al trauma è stata il progetto instagram @gayuplafam, che alle foto storiche della famiglia di mamma, da caption appartenenti alla gay culture.
Sono poi approdatx a una volontá di risoluzione per la prozia Liliana, una necessitá di dare risposte a domande che sono rimaste nella torbida aria di un’Italia borghese degli anni 40, dove ogni comportamento non procreativo era considerato una minaccia.
Liliana, artista e pianista di professione, zia di mamma, sorella di Nonno, marito di Giulia (Vodka & Tena Lady) viene privata dal patriarcato del piacere di definirsi single, slegata, instabile ed invece etichettata come zitella e malata di mente, come molte altre donne dalle “emozioni ingestibili” e con «diffusione dell'identità, uso massiccio di meccanismi di difesa primitivi e vari gradi di deterioramento del Super-Io» (Otto Kemberg; uomo cishet).
Tolto l’Eros, l’energia vitale legata al riconoscimento di sé stessa, la società le lascia come unica forma di pietà gli psicofarmaci, annichilimento, Thanatos. Dopo vari tentativi di autodeterminazione fallimentari attraverso il suicidio, termina la vita in ospizio.
Nello stesso bosco che sette anni fa aveva accolto “Art in the woods”, oggi, un sabba di streghe rievoca la Prozia, immortalandosi negli abiti degli ultimi anni della sua vita: non i tailleur alla Chanel della gioventù, ma le camicie da notte numerate, i pigiami e le vestaglie. Queste, stampate da La Bile Lab con il marchio del manifesto Art Practices Against the Patriarky, prendono nuova forma sui corpi di compagnx queer e libere, dando al fantasma della prozia la voce, l’autodeterminazione e il riposo che il patriarcato non le ha mai concesso.
Le foto di Charlie Fucking Bianchetti, Charlie G Fennel by Cash Exum & Castle, La Bile Lab, Marina, ???? & Vega e gli altri materiali di ricerca saranno lo scenario per il nostro rituale di scioglimento dall’oppressione eteropatriarcale. Testo di Irene Russo".