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Api e orti urbani, i dati di quattro anni di biomonitoraggio ambientale con le api a Bologna

Presentati i dati del quarto anno di monitoraggio ambientale in 5 città italiane, tra cui Bologna: risultati incoraggianti in tutte le postazioni. Nel 2020, diversamente dagli anni precedenti, non è stato rinvenuto alcun residuo di pesticidi tra i 400 ricercati. E anche per quanto riguarda i metalli pesanti la situazione è notevolmente migliorata rispetto 2019. Infatti, da una percentuale di valori più elevati rispetto a quelli di riferimento del 45,7%, si è passati al 15% nel 2020. I contaminanti con tassi elevati maggiormente riscontrati sono stati piombo, cromo e nichel.

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di BolognaToday

Come è andata nel 2020 la campagna di biomonitoraggio urbano con le api nelle 5 città coinvolte nel progetto di Conapi? L’attività di monitoraggio ambientale condotta complessivamente per quattro anni in 6 città italiane – Torino, Milano, Bologna, Roma, Potenza e Bari – è stata presentata giovedì 15 aprile 2021, nell’ambito del Convegno on-line dal titolo “Coltivare nelle Città il Benessere di Tutti”, coordinato da Marco Fratoddi, direttore di Sapereambiente, la testata d'informazione culturale on-line per la sostenibilità. L’intero convegno è visibile sulla pagina Facebook e sul canale YouTube Conapi. Si tratta del quarto anno di “Api e Orti Urbani”, il progetto sperimentale, divulgativo ed educativo di monitoraggio ambientale, partito nel 2017 su iniziativa di CONAPI, il Consorzio Nazionale Apicoltori leader nella produzione di miele nazionale biologico e convenzionale, che riunisce più di 600 apicoltori e 110 mila alveari in tutta Italia. Nel 2020 il progetto, realizzato seguendo il protocollo elaborato con il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari dell’Alma Mater Studiorum di Bologna, si è svolto a Torino, Milano, Bologna, Roma e Bari, grazie alla collaborazione di gruppi locali - a Roma presso il museo Pigorini -, che hanno svolto questa attività di osservazione e raccolta di matrici degli alveari per verificare la presenza di contaminanti nel territorio circostante. “Il biomonitoraggio partito nel 2017, - dichiara Claudio Porrini, DISTAL Università di Bologna - è proseguito anche nel 2020, al fine di valorizzare il ruolo delle api nelle città come agente impollinatore delle piante spontanee e coltivate a orti e dimostrare le sue performance di bioindicatore. La sperimentazione - ha precisato Porrini - ha una valenza ambientale e non indica le possibili ricadute sul piano della salute. Noi possiamo riportare una fotografia dello stato dell’ambiente per un periodo limitato e in un’area circoscritta (una sola postazione in ognuna delle cinque città). Le postazioni erano però gestite - conclude Porrini -da Associazioni che svolgono soprattutto un’attività sociale e di educazione ambientale, con l’obiettivo di riavvicinare alla natura l’ambito cittadino”. Il progetto “Api e Orti Urbani", anche se a livello dimostrativo, vuole evidenziare le potenzialità degli indicatori biologici, nel nostro caso le api, nella valutazione dello stato di salute dell’ambiente in cui viviamo. In questi quattro anni di indagini è stato infatti possibile evidenziare alcune criticità, rilevate dalle api e in seguito rientrate, che sarebbero state difficilmente riscontrabili con altri sistemi di valutazione. Il progetto è stato un veicolo importante di scambio tra molti soggetti pubblici, privati, economici e di volontariato, che, come le api, hanno lavorato insieme per il raggiungimento degli obiettivi comuni. IL PROGETTO Monitoraggio con le api Dal punto di vista operativo, gli alveari di Torino, Milano, Bologna, Roma e Bari, sono stati controllati e analizzati dalla fine della primavera all’autunno inoltrato, tramite rilievi, prelievi e analisi di laboratorio per valutare lo stato di salute dell’ambiente circostante. Il conteggio delle api morte, necessario per rilevare eventuali mortalità anomale, in seguito alle quali eseguire analisi di laboratorio, è stato effettuato settimanalmente utilizzando le gabbie underbasket. In due momenti dell’anno - estate e autunno – sono stati inoltre prelevati i campioni di routine, costituiti da api “bottinatrici” vive e da miele “giovane” (non “maturo”, più precisamente denominato nettare-miele, perché di recente importazione nell’alveare e quindi non destinato all’alimentazione), per la ricerca di oltre 400 pesticidi e di 10 metalli pesanti Le stazioni di biomonitoraggio A Bologna, presso il Podere San Ludovico (CAAB e Agenzia Pilastro) sono collocati i 100 orti, assegnati a famiglie che hanno in affidamento appezzamenti per la coltivazione di ortaggi. È un’area posta in un ambito periferico dove, oltre agli alveari di rilevamento, è stato collocato un apiario che ospita gli alveari di coloro che frequentano il corso per diventare apicoltori. A Bari tre giovani apicoltori dell’associazione Facelia hanno trasformato in realtà la voglia di diffondere la conoscenza e l’amore per le api. Il progetto “Don’t BEE Scared” sottintende già nel titolo l’idea di non aver paura delle api e consente ai visitatori di entrare nel magico mondo delle api, guardare dal vivo dentro un alveare, vestiti da veri apicoltori. A Torino, l’associazione Parco del Nobile, la Comunità degli Apicoltori Urbani e Or.Me. (Orti Metropolitani), una rete di orti, associazioni del terzo settore, cooperative e cittadini che sostengono l’orticoltura, l’agricoltura e l’apicoltura urbana hanno messo a disposizione la postazione presso il parco del Nobile, un’area nella zona Ovest della città di Torino. A Milano la postazione è collocata presso la sede della “Cascina Biblioteca”, una cooperativa sociale che si occupa di inclusione sociale, servizi alla persona e inserimenti lavorativi. Tutte le iniziative e i servizi offerti e proposti hanno la finalità di rispondere ai bisogni delle persone, con un occhio attento alla fragilità e uno sguardo sensibile alle opportunità che nascono dall’incontro con il diverso e anche le api, in tutto questo, hanno un grande ruolo. A Roma gli alveari sono posizionati sul tetto del Museo delle Civiltà MUCIV, L.Pigorini nel quartiere EUR. Il Museo, tra le altre cose, ha la missione di organizzare, nei settori scientifici di sua competenza, mostre, eventi culturali, convegni, attività didattiche e divulgative, anche in collaborazione con enti e istituzioni. Ritenendo inoltre importante abbinare alla comunicazione museale, temi etici e di rispetto dell'ambiente, dal dicembre 2019 il Museo ha posizionato un alveare nella sala dedicata al sito Neolitico de “La Marmotta”, realizzato con pareti trasparenti e permette allo sciame, una fruizione diretta del l’ambiente esterno, attraverso una tubatura trasparente. Tutto l’ambiente intorno a queste arnie da osservazione è utilizzato per la comunicazione didattica, secondo il programma Le api sentinelle dell'ambiente e lo slogan To bee or not to be. L’Attività didattica sarà basata su periodici approfondimenti relativi all’utilizzo del miele e degli altri prodotti derivati dalle api nelle diverse culture e nella storia dell'uomo, e sul valore simbolico dell'ape e del miele nelle differenti tradizioni. I RISULTATI Pesticidi Nelle postazioni di tutte le città coinvolte nel 2020 nel progetto (Torino, Milano, Bologna, Roma e Bari) la mortalità settimanale è sempre rimasta sotto la soglia critica. Diversamente dai precedenti anni, le analisi per la ricerca dei pesticidi condotte sui campioni di routine (api “bottinatrici” vive e miele “giovane”) di tutte le città, prelevati in due periodi dell’anno (estate e autunno), non hanno riscontrato alcun residuo. Metalli pesanti Anche per quanto riguarda questi contaminanti (cromo, nickel, piombo, rame, cadmio, ferro, manganese, zinco, vanadio, cromo), nel 2020 la situazione è migliorata rispetto agli anni precedenti. Complessivamente, delle 200 determinazioni analitiche effettuate sulle due matrici apistiche nel corso dell’anno nelle cinque città, il 40,5% si colloca sotto il livello di riferimento (area verde), il 44,5% si colloca a un livello intermedio (area gialla) e solo il 15% supera la soglia più alta (zona rossa). Nel 2019, per fare un confronto, tali percentuali erano, rispettivamente, il 35,7%, il 18,6% e il 45,7%. I metalli pesanti con i valori più elevati maggiormente riscontrati sono stati piombo, crome e nichel. In tutte le città i valori più elevati (aree rosse) sono percentualmente diminuiti rispetto all’anno precedente. In particolare: Torino passa dal 55 al 20%, Milano dal 35 al 15%, Bologna dal 37,5 al 12,5% e Bari dal 50 al 12,5%. * I risultati conseguiti, come è già stato ribadito negli scorsi anni, a causa del limitato numero di postazioni (solo una in ogni città) e di prelievi compiuti (solo due per ogni anno), devono essere considerati dimostrativi delle potenzialità di questo metodo di monitoraggio ambientale. “Mutamenti climatici, impoverimento della biodiversità, con coltivazioni intensive che eliminano i pascoli naturali per insetti nettariferi, l’uso non accorto e, spesso, l’abuso di pesticidi che poi favoriscono il proliferare di malattie che colpiscono le famiglie indebolite da queste condizioni.” - Ha dichiarato Giorgio Baracani, apicoltore e vicepresidente di Conapi - “Di questi argomenti si parla da oltre un decennio, ma sono poche le soluzioni concrete adottate: quando è emerso il problema dei neonicotinoidi, si è data evidenza alla punta di un iceberg che vi assicuro è enorme sotto il filo dell’acqua. Attraverso Api e Orti, oltre a dimostrare quanto siano utili le api, anche per monitorare la presenza di inquinanti, ritengo raggiunto un altro obiettivo: avvicinare tante persone che in tal modo comprendono l’importanza di questi insetti, al di là della produzione di miele. Il Convegno, che ha presentato le esperienze di questi anni e i risultati del monitoraggio, ha dimostrato come sia possibile realizzare con successo un modello unico di collaborazione tra soggetti molto diversi, pubblici e privati, accomunati da un unico intento: salvaguardare e migliorare la qualità dell’ambiente che ci circonda. La biodiversità è un patrimonio, una risorsa irrinunciabile, un principio guida che ha permesso a questo progetto di continuare a offrire conoscenza, consapevolezza e soluzioni condivise per conservare il nostro pianeta.

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