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Portici virtuali, Bologna diventa Smart: sistemi 3d per promuovere le nostre meraviglie

Al via la Conferenza dell'associazione interprofessionale Cobaty all'Archiginnasio. Al centro dei lavori il progetto UNESCO per la virtualizzazione dei 42km di porticati per unire cultura ed economia

"Bologna è detta la dotta e tutti noi siamo emozionati di essere in questo splendido edificio che fa parte della più antica Università del mondo occidentale". Con queste parole il Presidente federale di Cobaty, Thierry Oppikofer, ha aperto ieri i lavori della Conferenza biennale dell'associazione internazionale interprofessionale Cobaty all'Archiginnasio, ringraziando Bologna per il fatto di ospitare tutti i partecipanti negli edifici storici più affascinanti e importanti dell città. "Per la prima volta i membri di Cobaty vengono in Italia - sottolinea Felice Monaco, Dirigente Sicurezza e Logistica del Comune di Bologna e presidente dell’ordine degli ingengeri di Bologna - ed è una grande opportunità per far conoscere sempre più all'estero le meraviglie del nostro territorio, con un patrimonio artistico e urbanistico così ricco che non possiamo non proteggere, e dimostrare quanto, nonostante le difficoltà economiche e gestionali, sia tangibile l'impegno nel tutelarlo. Anche perché e una fonte rilevante di ricchezza economica.

Come, ad esempio, attraverso il progetto di virtualizzazione dei Portici di questa città". Concetto ribadito anche Alberto Ronchi, assessore alla Cultura del Comune di Bologna, che ha sottolineato quanto sia importante "intraprendere una strada sempre più europea per la difesa e la valorizzazione del patrimonio culturale". Su tutto questo, quindi, si allunga l'intenzione tenace di far diventare i Portici Patrimonio UNESCO attraverso strumenti innovativi che portino tanto sapere anche sul web e su sistemi tridimensionali con cui tutta la città e i cittadini interagiscano.
Un disegno, questo della virtualizzazione dei 42 chilometri di porticati all'interno del Progetto Unesco, ben spiegato da  Fabrizio Apollonio della Scuola di Ingegneria dell’Università di Bologna. "Si tratta di una piattaforma - ha detto Apollonio - per la virtualizzazione dei portici che possa sia raccogliere le diverse informazioni, come quelle relative alle date di costruzione, alla storia degli edifici, ai molteplici tipologie di capitelli, sia, più in generale, riunire tutte le notizie che ora sono divise in più banche dati e renderle disponibili ai cittadini per la valorizzazione del Bene Culturale dei portici".

A prendere la parola anche il Capo delegazione del FAI di Bologna, Claudia Tonelli, che ha denunciato la grave situazione in cui versa il mondo della tutela del patrimonio artistico e archittetonico in Italia, ma ha pure ricordato come, nonostante la burocrazia e la mancanza di una cultura proiettata alla tutela e al recupero, molte associazioni, professionisti e privati cittadini lavorino per far sopravvivere tutta questa ricchezza e traghettarla così nel futuro. Un'azione che si estende anche all'arte del cinema, come ha dimostrato il Direttore della Cineteca di Bologna,  Gian Luca Farinelli, che ha descritto il prezioso lavoro di recupero di pellicole che rischiavano di deteriorarsi e che oggi, dopo il restauro, sono tornate ad emozionare tutti i cittadini.
Ad alimentare il dibattito anche le due testimonianze europee del consulente della Provincia di Barcellona, Jaume Casanovs Escussol, che ha portato l'esperienza di Barcellona, considerando patrimonio la città e l'intervento su una città simile all'intervento sul singolo monumento, interventi che sono mirati al fine di ridare vivibilità all'intera città, e quella dell'architetto francese, Alain Vernet, che ha messo in evidenza come il patrimonio possa avere varie definizioni. In particolare il patrimonio può essere individuato come il monumento o il suo dettaglio oppure, nella globalità, il territorio e il suo paesaggio con tutte le sue componenti compresa la dimensione umana. Il prototipo, da Bologna, della città creativa e intelligente.  

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