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“Meno carne nelle mense, meno smog in città”: la sfida degli attivisti Lav al sindaco Lepore

Bologna alla prova di una 'Sfida Green', le richieste degli animalisti sono quelle di ridurre del 20% il consumo di carne nelle mense pubbliche nei prossimi 4 anni e istituire un giorno a settimana 100% vegetale in tutti gli esercizi di ristorazione

“Meno carne nelle mense, meno smog in città”: questo il messaggio comparso a Bologna, ma anche a Milano, Roma, Torino, e Napoli su  manifesti con il volto di Matteo Lepore e i Sindaci delle altre città , che hanno attraversato i centri storici delle città . Ad accompagnare i manifesti itineranti, gli attivisti dell’associazione.

E' il modo con cui LAV chiede ai primi cittadini dei 5 capoluoghi di accettare la Sfida Green impegnanodosi a ridurre del 20% il consumo di carne nelle mense pubbliche nei prossimi 4 anni; e istituire un giorno a settimana 100% vegetale in tutti gli esercizi di ristorazione afferenti alle loro Amministrazioni.  

"Nel nostro Paese, infatti, le Amministrazioni locali - tramite appalti o aziende municipali - garantiscono il sistema di ristorazione collettiva ad un’ampia varietà di strutture pubbliche, in particolare le scuole, I numeri complessivi si aggirano intorno al miliardo e mezzo di pasti ogni ann ", rileva Lav, sottolineando che "come ribadito sempre più spesso da organismi scientifici e Istituzioni a livello globale, una per tutte la FAO, gli allevamenti e la zootecnia causano il 14,5% delle emissioni climalteranti originate da attività umane.  "

La ricerca “Il costo nascosto del consumo di carne in Italia: impatti ambientali e sanitari”,   ricognizione del ciclo di produzione della carne nel nostro Paese, diffusa da LAV nella primavera del 2021, avrebbe evidenziato che in un anno, le emissioni di CO2 equivalente associate al ciclo della sola carne bovina equivalgono a oltre 18 milioni di tonnellate, una misura di danno stimata in oltre 2 miliardi di euro. Se si aggiungono le emissioni legate alla produzione e consumo di carne di maiale, di pollo e di tacchino, si raggiungerebbero i 40 milioni di tonnellate anno di CO2 eq. Si tratta di un volume di emissioni paragonabile a quello delle centrali a carbone italiane, nel loro periodo di maggiore produzione, rimarcano da Lav.

Così, considerati il numero di pasti distribuiti dalla ristorazione collettiva pubblica e l’impegno a cui sono chiamate le Amministrazioni locali in termini di raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030, LAV ha chiesto ai Comuni delle 5 città più grandi del Paese di rendere pubblici i dati sui quantitativi di carne (bovino, suino, suino lavorato e pollo/tacchino) distribuiti nelle mense di loro competenza. 

“Le risposte non sono state affatto soddisfacenti – dichiara Gianluca Felicetti, Presidente LAV - abbiamo rilevato che la maggioranza dei Comuni interpellati non ha cognizione del quantitativo di carne acquistato e distribuito nella ristorazione collettiva, in particolare nella refezione scolastica. Si tratta di una ‘non conoscenza’ inaccettabile in tempi nei quali anche le strategie di massimo contrasto al cambiamento climatico sono urgenti e dovute”. 

LAV fa sapere di aver quindi analizzato, utilizzando e rielaborando i dati reperiti sui canali istituzionali cittadini, l’impatto del consumo di carne della ristorazione collettiva pubblica di Roma, Milano, Napoli, Torino e Bologna.

In totale, le cinque città consumerebbero quasi 1 milione e 500 mila kg di carne l’anno nelle loro mense, con un’impronta ambientale e sanitaria che “vale” oltre 13 milioni e 800 mila euro. "A questo consumo annuale complessivo di carne - aggiunge ancora l'Associazione -sono da ricondurre emissioni (e impatti ambientali) stimabili in 22 mila tonnellate di emissioni di gas serra, a 314 tonnellate di inquinanti equivalenti all’anidride solforosa responsabile dell’acidificazione terrestre, a  113 tonnellate di azoto, causa dell’eutrofizzazione marina, a 52 tonnellate di particolato Pm10, dannoso per la salute, gli edifici e la visibilità, 344 tonnellate di 1,4 di cloro benzene, responsabile dell’ecotossicità terrestre.  Inoltre, si rileva un’occupazione del suolo pari a 18.483.529 m2 e l’utilizzo di 354.894.248 litri d’acqua. "

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