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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Inquinamento. Gli effetti del lockdown sulla qualità dell'aria? "Risultato importante, ma non del tutto sufficiente"

I risultati dell’analisi LIFE PrepAIR sulla qualità dell’aria nel bacino padano nelle settimane di emergenza coronavirus mostrano un inquinamento atmosferico in calo. Assessori Regioni soddisfatti, ma non troppo. M5S all'attacco sulle politiche ambientali dell'Emilia Romagna

Inquinamento atmosferico in calo - ma non troppo - nelle regioni del Bacino delle regioni a marzo, nel periodo iniziale di applicazione del lockdown. È quanto emerge dalla prima valutazione dei dati sugli effetti della crisi sanitaria causata dal Covid-19. Le misure di contenimento adottate hanno generato una condizione inedita per quanto riguarda le concentrazioni di diversi inquinanti su tutto il territorio del bacino, in relazione sia alla variazione delle emissioni che alle condizioni meteorologiche. Così una nota di viale Aldo Moro annuncia i risultati -presentati oggi in videoconferenza - dell’analisi Life Prepair sull’andamento della qualità dell’aria nelle settimane di emergenza coronavirus e l’inquinamento atmosferico nel bacino padano.

Il progetto europeo, che si occupa di politiche della qualità dell’aria nel bacino padano, è coordinato dalla Regioni Emilia-Romagna e conta 17 partner tra cui le Regioni Veneto, Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia-Giulia con le relative Agenzie regionali per la protezione ambientale, la Provincia autonoma di Trento, Arpa Valle d’Aosta, i Comuni di Milano, Torino e Bologna, la società Art-ER (Attrattività, ricerca e territorio dell'Emilia-Romagna), la Fondazione Lombardia Ambiente e l’Agenzia per l’Ambiente della Slovenia.

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Gli assessori: "Risultato importante ma non del tutto sufficiente"

Sui dati illustrati intervengono gli assessori regionali all’ambiente, tra i quali Irene Priolo (Emilia-Romagna). “Il primo report condotto dal progetto Prepair- affermano- evidenzia ancora una volta la complessa dinamica del particolato e delle relazioni tra emissioni, trasporto e diffusione degli inquinanti, processi fisico-chimici che determinano la formazione di particolato secondario, ossia della parte più rilevante delle polveri sottili (pm10). Una dinamica fortemente influenzata dalle condizioni meteorologiche. Come è noto, infatti, le principali criticità sulla qualità dell’aria nel bacino padano riguardano il superamento del valore giornaliero di pm10 e del limite annuale di biossido di azoto. Ora- proseguono i rappresentanti delle 4 Regioni- serve andare avanti con l’analisi dei dati sui mesi successivi di aprile e maggio per disporre del quadro complessivo della situazione”.

“La riduzione del 40% sull’intera pianura padana delle emissioni di Nox (ossidi di azoto e loro miscele) accompagnata da una riduzione del 14% delle emissioni di particolato primario è un risultato importante ma non del tutto sufficiente, nelle condizioni meteorologiche di stagnazione tipiche della pianura padana, a garantire il rispetto dei valori limite fissati dalle norme europee- sottolineano gli assessori-. Questi primi risultati confermano comunque la validità della strategia dei Piani aria regionali incentrata su interventi plurisettoriali che intervengono simultaneamente su più categorie di inquinanti”.

M5S all'attacco: "Urgente adottare delle misure realmente efficaci e drastiche sul fronte della sostenibilità ambientale"

Se gli assessori vedono il micchiere mezzo pieno, tra le fila del M5S Emilia Romagna c'è invece forte malcontento. “Visto che neanche il lockdown è riuscito a migliorare sensibilmente la qualità dell’aria nel Bacino Padano, crediamo che sia necessario e urgente adottare delle misure realmente efficaci e drastiche sul fronte della sostenibilità ambientale. Fino ad oggi della svolta green promessa da Bonaccini in campagna elettorale non se n’è vista nemmeno l’ombra”. Così scuote l'amministrazione regionale Silvia Piccinini, capogruppo regionale del MoVimento 5 Stelle, commentando i risultati dello studio preliminare. “Secondo lo studio durante il lockdown il miglioramento qualità dell’aria che respiriamo è stato contenuto – spiega Silvia Piccinini – soprattutto a causa dell’aumento delle fonti di inquinamento da riscaldamento industriale e domestico che in quel periodo non sono diminuite, come invece è successo a quelle relative al traffico. Ciò significa che anche se, paradossalmente, il lockdown fosse replicato per tutto l’anno ciò non garantirebbe alle nostre città di restare entro i limiti individuati dai piani aria. Ecco perché occorre fare di più e subito. La Regione su questo fronte è ancora immobile e di certo non basta annunciare la messa a dimora di nuovi alberi per controbilanciare gli effetti devastanti sulla salute dei cittadini provocati dall’inquinamento atmosferico. Serve dunque più coraggio, come per esempio applicare la promessa di chiudere qualche inceneritore – conclude Silvia Piccinini – e finché anche l’Emilia-Romagna non avrà adottato misure convincenti su questi temi non faremo nessuno sconto alla Giunta”. 

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L'analisi Life PREPAIR

Il report si concentra  sulla correlazione tra misure adottate nelle settimane di emergenza coronavirus e qualità dell’aria. Nei primi mesi del 2020, infatti, la crisi sanitaria causata dalla pandemia COVID-19 e le conseguenti misure di contenimento adottate hanno generato una  riduzione di alcune tra le principali sorgenti di inquinamento atmosferico. Una condizione completamente inedita che, nella sua tragicità, ha creato un’occasione per studiare le complesse dinamiche della qualità dell’aria in una delle aree più complesse d’Europa, quella del Bacino Padano, che purtroppo è anche tra le aree più drammaticamente colpite dall’emergenza sanitaria.

I risultati
"I principali risultati ottenuti - si legge nel report - hanno evidenziato quanto segue: gli inquinanti gassosi presi in considerazione, benzene e ossidi di azoto (NOx), hanno mostrato cali importanti sia rispetto ai mesi di marzo 2016-2019 sia rispetto ai periodi precedenti il lockdown. 
Tali decrementi hanno raggiunto valori fino al 58% per l’NO e al 33% e 38% rispettivamente per benzene e NO2. Il confronto con il periodo medio degli anni precedenti ha mostrato come le concentrazioni di questi gas presentino valori ampiamente inferiori alla media. In sintesi, per quanto riguarda gli inquinanti gassosi, tutti gli indicatori scelti confermano una riduzione importante dell’impatto sulle concentrazioni atmosferiche, rispetto allo scenario “NO-COVID”. 

Il particolato - PM10 e PM2.5 – presenta una dinamica complessa: i valori di PM10 registrati dalle stazioni nel mese di marzo sono mediamente inferiori rispetto agli anni precedenti anche se con una diminuzione meno marcata rispetto agli inquinanti gassosi, pur con una rilevante diminuzione dei valori massimi. 
Le frazioni PM10 e PM2,5 variano in modo simile per tutto il mese di marzo, molto influenzate dalle condizioni meteorologiche, con valori minimi nei giorni ventilati e valori massimi nei giorni di stagnazione, condizione favorevole al loro accumulo. In queste condizioni (intorno al 13 e al 19 marzo), in alcune aree, sono stati osservati valori superiori al valore limite giornaliero (50 g/m3).
Discorso diverso per il picco di concentrazione di PM10 registrata a fine mese, causata di un trasporto di masse d’aria ricca di polvere dai deserti dell’area del Caspio.

Possiamo ipotizzare che la relativamente minore diminuzione del particolato rispetto agli inquinanti gassosi sia dovuta a una serie di concause quali: la presenza di quantitativi di inquinanti precursori, come l’ammoniaca derivante dall’agricoltura e dall’allevamento, in concentrazione sufficiente a produrre PM di origine secondaria. Allo stesso tempo l’aumento dei consumi di gas e di legna per riscaldamento domestico, in condizioni meteorologiche che hanno limitato la dispersione degli inquinanti, ha prodotto emissioni della componente primaria.
Questi primi risultati sembrano confermare la necessità di una strategia incentrata su interventi plurisettoriali e multi-inquinante a larga scala, con interventi mirati a ridurre sia le emissioni dirette che dei precursori delle PM. In questo senso, i risultati dello studio, seppur preliminari, portano a confermare alcuni punti chiave della pianificazione adottata dalle Regioni e Province autonome del Bacino del Po nei propri piani di qualità dell’aria adottati e degli accordi interregionali.

Tuttavia, per poter essere più precisi su tali aspetti è necessario attendere i risultati delle fasi successive, cioè del prossimo rapporto che si occuperà dei mesi successivi e dei risultati delle analisi della composizione del particolato che verranno realizzate sempre nell’ambito del Progetto Prepair".

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Il metodo utilizzato
Il report ha investigato l’andamento delle concentrazioni dei diversi inquinanti su tutto il territorio del bacino, in relazione alla variazione delle emissioni ed alle condizioni meteorologiche (anche verificandole in rapporto agli anni precedenti). Per realizzarlo, ci si è basati su una ampia serie di dati raccolti e condivisi tra le diverse realtà che partecipano al progetto. 
Tre i principali aspetti presi in considerazione: l’analisi delle emissioni inquinanti dovuta all’impatto delle misure emergenziali sui diversi settori di attività (trasporti, industria, agricoltura etc..), la variazione delle concentrazioni degli inquinanti misurate dalle stazioni di monitoraggio di tutto il bacino e, infine, i dati relativi alla situazione meteorologica che influenza profondamente l’accumulo o la dispersione degli inquinanti stessi.

Per stimare l’impatto delle misure di contenimento sulla qualità dell’aria che respiriamo, è stato messo a confronto lo scenario reale, elaborato a partire dalle misure delle stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria, con uno scenario ipotetico “no-lockdown” simulato con un modello chimico di trasporto e dispersione basato sui dati meteorologici del periodo e sulla stima delle emissioni di inquinanti che si sarebbe verificata in assenza di misure restrittive.

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