rotate-mobile
Guida

Parlare in bolognese: slang sotto le due torri

Il dialetto bolognese sta morendo, ma non il suo 'slang'. In uno strano paradosso, le popolazioni giovanili autoctone hanno nel tempo rielaborato nomi e termini propri del dialetto, italianizzandoli

Paciugo

Indica sia un danno ad opera di liquidi cosparsi o fuoriusciti, che una situazione talmente aggrovigliata da non essere più risolvibile. Al paciugo è riferita anche quella poltiglia scivolosa presente in tardo autunno sulle strade collinari, dovuta allo sfaldamento delle foglie caduche sul manto ad opera delle ruote dei veicoli.

Es.:
“Non passare di là, che è c’è tutto un paciugo”
“Oh, stai attenta dopo Rastignano, che c’è del paciugo per strada”

Pilla/Pluma

Sono l’uno il contrario dell’altra. Avere la “pilla” indica uno stato di temporanea o permanente opulenza e disponibilità economica, mentre la “pluma” significa essere al verde, o meglio avere solo quella lanuggine che si deposita negli angoli delle tasche vuote dei pantaloni (da qui il termine “pluma”).

Es.:
“Oh, sei in giro da tutta la settimana. Cos’è, hai fatto la pilla?”
“Macché, non si trova da lavorare… una gran pluma!”

Rusco

Espressione comunemente usata per indicare il pattume. L’origine di questo nome è da ricercare nelle piante che circondavano le case contadine.  I cosiddetti “pungitopo”, chiamati anche “ruschi”. Come il nome suggerisce, queste piante tenevano lontani i roditori dalle cantine, ricche di vettovaglie e alimentari. Per concimare queste piante, si usava buttare le rimanenze organiche proprio nelle loro aiuole.

Es.:
“Dove vai?”
“Scendo a buttare il rusco”

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Parlare in bolognese: slang sotto le due torri

BolognaToday è in caricamento