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Inverno sopra media, poi le gelate e i danni, Arpae: "Ormai è consuetudine"

A dare la tara del fenomeno è Arpae, l'agenzia ambientale regionale, con uno studio.

Qualcosa di più di una tendenza, ormai è una consuetudine. Sono le gelate tardive dopo gli inverni relativamente miti -o anche siccitosi- l'ennesimo fenomeno insorto negli ultim anni, responsabile di danni considerevoli alle colture agricole.

A dare la tara del fenomeno è Arpae, l'agenzia ambientale regionale, con uno studio. Guardando alle temperature giornaliere a partire dal 1961, nel corso degli ultimi decenni "si è verificato un aumento delle temperature medie invernali, con conseguente anticipo fenologico delle colture, ma anche un aumento della variabilità termica nella seconda parte di marzo, associato a un aumento nella frequenza di giorni con gelo nelle aree a bassa quota della nostra regione". Di qui la correlazione.

Questo è alla base dei danni causati dalle gelate tardive anche la primavera scorsa in Emilia-Romagna, tra il 15 marzo e il 9 aprile 2021.

Al termine di un gennaio "abbastanza variabile, ma senza particolari anomalie" dal punto di vista delle temperature, a febbraio si sono registrati due periodi caldi, inframmezzati da uno freddo, a causa di "promotori anticiclonici", con temperature massime "particolarmente alte" che in diversi giorni hanno "superato i massimi dell'ultimo trentennio".

In particolare, in pianura si parla di un'anomalia fra tre e cinque gradi, in collina oltre i quattro gradi con punte di sei. Nella bassa bolognese e ferrarese si sono registrate le massime più alte, tra 22 e 23 gradi. L'inverno scorso si è dunque chiuso con una "anomalia termica regionale" di 1,1 gradi superiore al clima degli ultimi 30 anni e di due gradi in più rispetto al periodo 1961-1990.

Questo, affermano i tecnici di Arpae, ha "sicuramente favorito un anticipato risveglio fenologico delle colture", che le gelate di marzo e aprile hanno colpito pesantemente. A metà marzo, infatti, un flusso di aria fredda da nord ha fatto scendere le temperature sotto lo zero su tutta la pianura dell'Emilia-Romagna. Tra la fine marzo e l'inizio di aprile, però, un nuovo campo di alta pressione ha riportato in alto le temperature, con forti anomalie rispetto al clima del passato e valori massimi tra i 27 e i 28 gradi in alcune zone, "assolutamente inusuali per il periodo".

Questo ha causato un nuovo anticipo nella fioritura delle colture, che però dal 6 aprile hanno ricevuto una seconda batosta a causa di una "intensa avvezione di aria polare", che ha determinato "un brusco calo delle temperature con estese gelate" fino al 9 aprile. A conti fatti, dunque, "l'effetto negativo sulle colture è stato amplificato dall'inverno mite e dalle elevatissime temperature massime nei giorni intercorsi tra i due eventi che hanno ulteriormente accelerato lo sviluppo fenologico delle principali colture frutticole, portandole in generale nella fasi in assoluto più sensibili ai ritorni di freddo".

La frutticoltura, tra l'altro, era già stata pesantemente danneggiata nella primavera 2020 da eventi simili, con un danno stimato complessivo su tutto il comparto agricolo di 400 milioni di euro. Le gelate tardive di quest'anno "per intensità" sono dunque "simili" a quelle dell'anno scorso e tra gli eventi "più gravi tra quelli che hanno colpito la Regione dal 1961", spiega Arpae, che ricorda anche i fenomeni che hanno colpito i campi dell'Emilia-Romagna nel 1997, 1998, 2000, 2003 e 2017.

Le gelate di quest'anno, tra l'altro, "si sono verificate in un intervallo di giorni più esteso rispetto al 2020", quando però le minime erano state leggermente più basse. Le due gelate però sono state intervallate da giorni con temperature molto elevate per il periodo, che hanno accelerato ulteriormente lo sviluppo delle colture e "hanno reso gli eventi 2021 ancora più dannosi". (Dire)
 

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