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Islam, un Albo degli Iman vs la propaganda jihadista: la proposta di legge di FI

"Garantire la libertà di religione" ma "impedire la proliferazione di centri di aggregazione politica eversiva" dove "imam 'fai-da-te' e falsi imam possano diffondere propaganda di matrice estremista". È l'obiettivo di un progetto di proposta di legge alle Camere presentato dal consigliere Bignami

“Garantire la libertà di religione”, come prescrive la Costituzione agli articoli 3 e 8, ma "impedire la proliferazione di centri di aggregazione politica eversiva” dove “imam ‘fai-da-te’ e falsi imam possano diffondere propaganda di matrice estremista jihadista. È questo, in sintesi, l’obiettivo di un progetto di proposta di legge alle Camere, composto da quattro articoli, presentato dal consigliere Galeazzo Bignami (Fi), in cui si prevede l’istituzione di un “albo nazionale degli imam”.

"Oggi più che mai- scrive Bignami- la concreta attuazione della libertà religiosa deve essere collegata a una valorizzazione dei doveri e limiti che la stessa Costituzione correla all’esercizio di questa libertà". Una "tematica è di stretta attualità- sottolinea il consigliere- come è dimostrato dai frequenti casi di attacchi stragisti in nome del Corano e dal cruento attivismo del terrorismo islamico”.

Uno degli esempi portati da Bignami, riguarda l’Emilia-Romagna, che, secondo una notizia del 22 aprile scorso, avrebbe raggiunto il “preoccupante primato” di essere stata la regione italiana dove è stato applicato per la prima volta l’art. 270 quaterc.p. (arruolamento con finalità di terrorismo anche internazionale), recentemente introdotto dal decreto legge 7/2015, “con il fermo a Ravenna di un sospetto ‘foreign fighter’, pronto a raggiungere in Siria le milizie dell’Isis”.

La presenza, ormai accertata, di innesti terroristici nell’ambito delle moschee e tra gli imam”, segnala Bignami, sarebbe anche un “effetto collaterale della sostanziale disapplicazione dell’articolo 8, comma 3, della Costituzione. A tutt’oggi, infatti, non c’è un’intesa con le rappresentanze islamiche e quindi manca una legge che ne regoli i rapporti con lo Stato italiano”.

Questa situazione sarebbe tuttavia giustificata dalla “conclamata assenza di un idoneo coordinamento tra le organizzazioni che compongono la comunità musulmana”, per cui lo Stato italiano si troverebbe ad affrontare “da solo i rapporti con una religione priva di un’unica istituzione rappresentativa universalmente riconosciuta e, quindi, spesso strumentalizzata da sedicenti ‘predicatori’ per dissimulare la creazione (e proliferazione) di centri d’aggregazione politica eversiva”.

Di qui, la necessità, ravvisata da Bignami, di contemperare i ”valori costituzionali della libertà religiosa e di culto con quelli, altrettanto rilevanti, se non sovraordinati, della sicurezza nazionale, dell’ordine pubblico e della pace sociale”: esigenza, aggiunge, “avvertita anche da autorevoli esponenti della stessa comunità islamica presente in Italia”.

Il testo prevede quindi l’istituzione dell’Albo nazionale degli imam presso il ministero dell’Interno e la procedura per iscriversi, che presuppone il possesso di cinque requisiti, tra i quali, oltre alla residenza legale in Italia da almeno cinque anni, la maggiore età e l’assenza di condanne penali.. Ne sono compresi poi due specifici di “affidabilità soggettiva a garanzia di una fattiva integrazione nella comunità nazionale italiana": riguarderebbero “l’assenza di collegamenti del richiedente con organizzazioni terroristiche” e la conoscenza e la condivisione della “Carta dei valori e della cittadinanza”, già elaborata dalla Consulta per l’Islam italiano "e, come noto, redatta secondo i principi della Costituzione italiana e delle principali Carte europee e internazionali dei diritti umani".

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