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Cospito, Emily Clancy tra i firmatari dell'appello rivolto al ministro della Giustizia

A motivare l'adesione all'appello è la stessa Clancy in un post  Facebook

Si aggiunge anche il nome della vicesindaca di Bologna, Emily Clancy, tra i firmatari dell'appello rivolto al ministro della Giustizia, per la vita di Alfredo Cospito, l'anarchico detenuto nel carcere di Bancali a Sassari e in sciopero della fame da 80 giorni per protestare contro il regime del 41-bis che gli è stato assegnato.

A motivare l'adesione all'appello è la stessa Clancy in un post  Facebook: "Ringrazio - scrive la vicesindaca  - le tante e i tanti intellettuali e giuristi che ieri hanno pubblicato un appello al Ministro della Giustizia e all'Amministrazione penitenziaria per la vita di Alfredo Cospito rompendo un silenzio pressoché totale tra le istituzioni e nei luoghi del dibattito pubblico circa questa vicenda. Ho scelto anch'io di firmarlo - prosegue Clancy - e di sostenerne le ragioni, poiché l'azione di Cospito interpella le nostre coscienze e solleva questioni di etica e di diritto fondamentali: l'autodeterminazione dell'individui , la vita umana e la dignità della persona a cui la nostra Costituzione accorda la massima tutela, le condizioni del regime penitenziario italiano, l'idea stessa di sistema penitenziario".

Quindi aggiunge Clancy, "dal 2009 ad oggi sono quattro i detenuti che sono morti durante uno sciopero della fame che stavano portando avanti, facendo del proprio corpo l'estremo strumento di protesta e di affermazione della propria identità: Sami Mbarka Ben Gargi, Cristian Pop, Gabriele Milito, Carmelo Caminiti. Alfredo Cospito ha di gran lunga superato i giorni di digiuno a cui erano arrivati loro. La storia giudiziaria di Cospito presenta molte anomalie e per diversi aspetti è ancora sub iudice. Su questi aspetti - conclude Clancy - ci si confronterà con i tempi e nelle sedi adeguate. Ma come recita l'appello che ho scelto di firmare e che condivido qui sotto 'Oggi l'urgenza è altra. Cospito rischia seriamente di morire: può essere questione di settimane o, addirittura, di giorni'". 

Azioni anarchici sotto le torri

Per perorare la causa, a fine dicembre sotto le Due Totti un corteo di circa cento anarchici aveva sfilato, tallonato dalla polizia in assetto antisommossa. Lungo il percorso erano state dipinte sui muri delle scritte contro il regime di carcere duro, contro le forze dell’ordine e contro lo Stato. All’altezza di via Irnerio erano anche state danneggiate due vetrine.
Sempre riferibile al movimento anarchico l'azione di  pochi giorni prima quando  alcune persone avevano occupato una gru in segno di protesta. 

Cospito e il 41-bis

Lo scorso lunedì 19 dicembre il tribunale di Roma ha confermato la reclusione in regime di 41-bis per Alfredo Cospito, l’anarchico autore di un attentato nel 2006 ad una caserma dei Carabinieri di Fossano, in Piemonte, che non aveva causato né morti né feriti. Dallo scorso ottobre, Cospito è in sciopero della fame contro la misura di costrizione. Dopo i primi due livelli di giudizio, la Corte di Cassazione aveva confermato le condanne, decidendo però per il 41-bis dopo aver cambiato il capo d’accusa in “strage contro la personalità interna dello Stato”.

Da anni al centro di numerose contestazioni, il regime di 41-bis - detto anche ‘carcere duro’ - è solitamente previsto per i detenuti appartenenti a organizzazioni criminali come, ad esempio, le mafie. Fu a tal proposito introdotto nel 1992 con lo specifico scopo di impedire che ci fosse comunicazione tra i detenuti e l’organizzazione criminosa di appartenenza. 

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