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M5S, sì all'espulsione di Gambaro, ora tocca alla rete. Favia: 'Solo una furbata'

Il movimento a maggioranza ha approvato la fuoriuscita della senatrice, lei si dice dispiaciuta per quanto accaduto, ma non cede e nega le scusa. Da Bologna il 'ribelle' Favia attacca: "M5S ha preso i vizi della peggiore politica, le regole si applicano per i nemici, si interpretano per gli amici"

Sì all'espulsione della senatrice grillina Adele Gambero (dopo l'attacco a Beppe Grillo) da parte del Movimento 5 stelle. 79 i voti favorevoli alla fuoriuscita, solo 42 i contrari, 9 gli astenuti, come riferito da Nicola Morra e Riccardo Nuti al termine dell'assemblea che ha determinato la cacciata di Gambaro. Ora pero' l'ultima parola tocca alla rete, che dovrà dire la sua.

REAZIONI DA BOLOGNA. "I gendarmi sono in grossa difficoltà, su questa votazione andranno in minoranza e con loro Grillo e Casaleggio. Con la decisione dell'intergruppo sul caso di Adele Gambaro si creerà in precedente che altri potranno seguire. Si apre insomma una fase nuova". Così reagisce l'ex grillino Giovanni Favia, consigliere regionale emiliano-romagnolo del M5s. "Il regolamento parlamentare del M5S parla chiaro - ha detto Favia - l'espulsione nasce e viene votata in seno al gruppo e la rete è chiamata esclusivamente a ratificare, ovvero il contrario di quanto stiano sostenendo gli infiltrati di Grillo e Casaleggio nel gruppo parlamentare nel tentativo di salvarsi la faccia. La frase 'noi non espelliamo, diamo il potere alla rete' é semplicemente una furbata. Tra l'altro la riunione di oggi è fuori dalle regole del Movimento 5 Stelle perché, sempre da regolamento, si dice che un'espulsione può essere messa ai voti nell'intergruppo solo se vi è un'aperta e palese violazione del regolamento interno, cosa che non riguarda Adele Gambaro". Il Movimento 5 Stelle, aggiunge Favia, "ha preso i vizi della peggiore vecchia politica, le regole si applicano per i nemici e si interpretano per gli amici".

REAZIONE DELLA GAMBARO. In Assemblea ha voluto leggere una lettera in cui si dice dispiaciuta, ma non chiede scusa, e poi ha confermato il suo no alle dimissioni. "Attenderò il giudizio dell'assemblea e lo accetterò rimanendo nelle mie opinioni e con la speranza che il mio gesto possa essere servito a fare muovere il cambiamento verso una linea più democratica - si leggeva ancora nella lettera - Era una riflessione critica - ha continuato - nei confronti della linea che il Movimento stava prendendo rischiando di assumere una forma controproducente e dannosa dell'immagine del nostro operato in Parlamento". Poi, probabilmente in segno di protesta per le dure critiche rivolte dalla rete nei suoi confronti, ha abbandonato l'assemblea.
Il rapporto fra la Gambaro e il resto del Movimento 5 stelle, qualcuno escluso, sembra comunque ormai logoro anche se la senatrice non vuole lasciare. "Hai pubblicato un mio sms, non c'è più rapporto di fiducia", ha detto la senatrice rivolgendosi all'ex capogruppo Vito Crimi nel corso dell'assemblea. Ricordando poi di essere stata messa sotto accusa "per una intervista di due minuti data a titolo personale".

"Qui nessuno parla delle reazioni sul blog contro di me: sono state di una violenza incredibile", ha proseguito Gambaro. "Siamo tutti riconoscenti a Beppe Grillo ma i toni devono cambiare, soprattutto per noi che stiamo dentro le istituzioni", ha quindi aggiunto. "Non mi sono mai voluta mettere allo stesso livello di Grillo ma già una settimana prima dell'intervista di Sky avevo detto che il dissenso va ascoltato". E al collega Alberto Airola che le ha chiesto se avesse piacere a rimanere nel gruppo la senatrice ha risposto "sì". "Io - ha spiegato - ho espresso il mio disagio per i toni della comunicazione. Lavoro molto bene con i colleghi qui".

LA SCISSIONE - A tenere banco in casa 5 Stelle, poi, è la questione della presunta scissione dei "ribelli". Sul sito di Beppe Grillo, sotto il titolo "La stampa fa schifo", in proposito appare la precisazione di ben 15 senatori che minacciano querele e chiedono una smentita: "I senatori e le senatrici M5S smentiscono personalmente e categoricamente ciò che è affermato nell'articolo de La Stampa "I quindici senatori del M5S sull’orlo della scissione". Firmato: Battista, Bencini, Blundo, Bulgarelli, Campanella, Casaletto, De Pietro, De Pin, Fucksia, Giarrusso, Lezzi, Montevecchi, Simeoni.


 

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