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Depositata la delibera di iniziativa popolare: "I beni pubblici devono rimanere pubblici"

Per raggiungere l'obiettivo, previa legittimità, sono necessarie 2mila firme

Oggi pomeriggio alle 18 in piazza del Nettuno, la Rete D(i)ritti alla città presenta alla cittadinanza una proposta di delibera di iniziativa popolare sugli spazi pubblici dismessi. È quella depositata il 13 giugno, dopo una scrittura collettiva, che mira ad aprire una discussione sul tema tra i banchi del Consiglio comunale.

Lo Statuto del Comune di Bologna prevede infatti che anche le cittadine e i cittadini possano proporre una delibera e questa possibilità prende il nome di iniziativa popolare; la proposta però deve essere sostenuta da almeno 2mila firme.

Depositata alla segreteria del Comune il 13, ora Palazzo D'Accursio ha 15 giorni di tempo per esprimersi sulla sua legittimità. Poi i promotori hanno tre mesi di tempo per raccogliere le firme.

"A Bologna ci sono oltre 500 beni immobili dismessi, e quasi 200 sono di proprietà pubblica. Una quantità enorme, sottratta alla collettività. Su alcuni di questi beni – si legge – il Comune ha già sottoscritto accordi che prevedono la demolizione degli edifici storici, l’abbattimento di gran parte degli alberi e la costruzione di abitazioni private, supermercati, alberghi, parcheggi. Bisogna fermare tutto questo".

I punti principali della delibera

  • i beni immobili pubblici dismessi vengono censiti e destinati ad uso pubblico a favore della collettività;
  • la valorizzazione dei beni dismessi viene realizzata prendendo come riferimento non la loro redditività economica, ma la loro redditività sociale che deriva dal soddisfacimento dei bisogni materiali e immateriali espressi dalle comunità territoriali;
  • la rigenerazione viene pianificata in modo organico, evitando di intervenire sui singoli beni dismessi senza una visione più ampia della configurazione della città;
  • le comunità di riferimento sul territorio sono le protagoniste della rigenerazione, in quanto esprimono bisogni da soddisfare, proposte per la destinazione dei beni, per ristrutturazione e per la gestione;
  • per la gestione dei beni rigenerati vengono privilegiati gli usi collettivi basati sull’autogestione, la cooperazione e il mutualismo, superando la logica competitiva dei bandi;
  • la speculazione edilizia e l’aumento della aree impermeabilizzate vengono contrastate, mentre viene conservato ed aumentato il verde esistente, per preservare l’ecosistema urbano;
  • il sistema di mobilità realizzato a servizio dei beni rigenerati privilegia il trasporto pubblico ed i percorsi ciclo-pedonali;
  • vengono previsti adeguati stanziamenti per la rigenerazione dei beni dismessi;
  • viene istituito il Tavolo cittadino per la cura e la gestione dei beni comuni, ulteriore garanzia per la partecipazione diretta delle cittadine e dei cittadini alla gestione degli spazi pubblici

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