rotate-mobile
Politica

Doppio incarico, nodo Schlein e timori per il Pd: così Bonaccini verso la segreteria dem

Il Presidente dell'E-R tira le somme sul periodo attraversato dai dem e sugli interrogativi che gravitano intorno alla sua candidatura alla Segreteria del Partito democratico

"Per la prima volta io temo non che il Pd non scompaia, ma che possa diventare irrilevante", così il presidente dell'Emilia-Romagna , Stefano Bonaccini, tira le somme sul periodo attraversato dai dem che si propone di guidare per i prossimi anni puntando alla Segreteria del partito.

Nel salotto di Patrizia Finucci Gallo a Bologna, Bonaccini segnala che non ci sono in giro per l'Europa tanti partiti che gravitano al 20% (e "nel voto reale" del paese, non nei sondaggi con i dem sorpassati dal M5s): nelle urne "abbiamo preso il doppio dei voti del Terzo polo mentre i 5 stelle hanno perso più della metà dei consensi in percentuale e in assoluto anche di più". Eppure "ci trattiamo molto male, sembra che abbiamo perso solo noi, abbiamo questa tendenza a buttarci troppo via e a parlare troppo male di noi stessi, frutto anche di tanti errori". E dunque si può perdere, ma non ci si deve perdere, ammonisce Bonaccini: il passo successivo, avverte, è l'irrilevanza. Quindi occorre anche non rimanere nel mood sconfitta a lungo. Bonaccini ri-contesta quindi i tempi lumaca del congresso: "Perdi, vai in difficoltà, il Governo comincia a governare, a sinistra e a destra giocano più a fare opposizione contro di noi e noi stiamo cinque mesi a discutere di noi... Rischiamo di non parlare degli italiani quando loro vorrebbero che parlassimo di loro, non di noi o del destino della nostra classe dirigente". Per questo le regole del congresso, dice l'aspirante segretario, andranno cambiate.

Tempistiche Congresso Pd  

Un partito "che ci mette quattro-cinque mesi a fare un congresso è un record nel mondo. Chi non non segue la politica da fanatico o da militante, ma anche una persona normale che nella sua vita o nella sua impresa deve prendere decisioni in pochi giorni, quando guarda un partito che ci mette mesi per decidere il segretario pensa che siamo qualcosa di particolare", bacchetta Bonaccini. Però ben venga il congresso, "gli unici a farlo, è un valore da difendere: meglio che vengano in tanti, anche se meno che nel passato, piuttosto che a decidere siano in pochi in una stanza. Ma tra questo e metterci degli anni, io penso che si potrebbe trovare una via di mezzo". Cambiare dunque, e anche nel linguaggio. Bonaccini stesso confida di lavorare molto sul suo modo di comunicare. Il Pd deve "deve definire il suo profilo identitario. Se incontro uno dei 5 stelle, di Fratelli d'Italia o della Lega, basta parlargli un minuto e capisci chi è. Se trovi uno del Pd ti servono 20 minuti; e siccome la gente di tempo ne ha poco, dopo cinque minuti l'altro se ne va e non sa nemmeno con chi ha parlato. Dobbiamo dire alcune cose molto semplici per le quali veniamo identificati". Esempio: "L'impresa ha un valore sociale"; "un povero deve avere lo stesso diritto di un ricco di curarsi e di istruirsi: spiegato così si capisce? Ne abbiamo parlato in campagna elettorale? Non mi pare. Ma è più facile farsi capire così piuttosto che parlare di alleanze o destini personali".

Pd, gli auguri di Lepore a Stefano Bonaccini che si candida alla segreteria 

Sindaci in squadra. Ticket con Schlein sullo sfondo

"Non mi permetterei mai di dire ad un altro che deve stare con me o sotto di me". Dunque, al momento, per il presidente dell'Emilia-Romagna il ticket con la sua ex vice in Regione, Elly Schlein (ad un passo dal lanciare la sua corsa alla leadership del partito) non è in agenda. Bonaccini ricorda di averla voluta in giunta e, ancor prima, nel 2014 di averla messa nella lista che la portò all'europarlamento e oggi "sono contento che abbia deciso di entrare nel Pd e venire a rafforzare un partito che non gode di una salute straordinaria"; lei, come si spera altri: "Spero tanti si aggiungano, abbiamo bisogno di forze fresche". Ma il ticket resta un non detto. "Io parlerò sempre bene di Elly, non ho alcun motivo di criticare chicchessia, non mi permetto di chiederle di sostenere la mia candidatura solo perchè è stata la vicepresidente di Bonaccini; farà la scelta che preferisce o predilige". Così come, continua, "non parlerò mai male di quelli che si candidano perchè sono tra quelli che non ne può più di partito in cui i dirigenti si combattono tra loro".  Chi invece vorrà al suo fianco sono i sindaci. "Va cambiato il gruppo dirigente nazionale del partito", dice il governatore nel salotto di Patrizia Finucci Gallo. "Non ce l'ho con nessuno, ho anche tanti amici, ma se non vinci da 10 anni, e quasi ininterrottamente sei stato al governo con ragioni valide ma la percezione dei cittadini è che stai lì per occupare un posto di potere e non per occuparti dei cittadini", il 'manico' va cambiato. E i sindaci, possono essere aria fresca: sono quelli che il consenso dei cittadini già lo hanno.

Congresso Pd, Elly Schlein fa il passo: "Il campo progressista non si crea da solo"

Tempo di una nuova stagione

Al gruppo dirigente sconfitto Bonaccini rimprovera di non averci "messo la faccia" accettando collegi non sicuri ("Se non c'è rapporto tra consenso ed elettori è un bel problema"). Lui rivendica di non aver chiesto un posto in Europa quando alle regionali sembrava che la Lega avrebbe fatto una scorpacciata in Emilia-Romagna ("Se dico 'non corro' che messaggio do? Un fuggi fuggi generale"). E' quindi "tempo di una nuova stagione e, visto che non ci sono più i partiti con funzionari ed apparati", si guardi ai Comuni in maggioranza a guida Pd o centrosinistra, "vorrà pur dire che quelli lì, nella faccia che mettono con i cittadini, sono apprezzati? Devi scommettere su chi ha la capacità di parlare a cittadini", e cita le ultime europee: il centrodestra volava, ma perdeva nelle comunali in Emilia-Romagna. "Il Pd nazionale ha tenuto in panchina troppi sindaci che hanno dimostrato di essere apprezzati. Sono tutti bravi? Qualcuno è molto, qualcuno meno, qualcuno è scarso, ma se hai una fucina così devi pescare da lì, io pescherò a piene mani". I sindaci, "a differenza di chi sento parlare in tv o in interviste che vedo da Roma non sembrano persone che non frequentano da anni un bar, una fabbrica, una piazza un mercato una scola". No grazie, invece, alle correnti. "Sono il primo che non ne vuole l'appoggio. Non mi piace essere chiamato col cognome di un altro. Se fossi in chi viene chiamato bonacciniano mi offenderei. Ognuno ha una personalità e idee e le può cambiare se ritiene che l'uno o l'altra più adatti alla fase politica. Dobbiamo spezzare le correnti di oggi non perchè siano un male- dice Bonaccini- ma perchè hanno perso la funzione di portare contributi di idee. Un un conto è il pluralismo, un altro correnti fossilizzate" utili solo alla "costruire candidature da parte di chi ti è fedele e non per selezionare i migliori".

Doppio incarico

Nel dibattito trova posto anche l'argomento del doppio incarico. Riuscirà Bonaccini a fare contemporaneamente il presidente dell'Emilia-Romagna e il segretario del Pd? "Ragazzi - replica il Governatore - ma sapete quante cose ho fatto in questi anni e di mezzo c'è stata la ricostruzione del terremoto e la pandemia... Mi sembra che siamo allenati a lavorare e poi tra le caratteristiche che ho c'è che mi metto attorno gente che è mediamente più brava di me". 

Terzo polo guardingo sulle alleanze

Intanto la candidatura di Bonaccini lascia qualche perplessità. Intatti se  convince  nei panni del Presidente di regione, come segretario Pd  ancora non conquista la piena fiducia del Terzo polo: "conserviamo un'unica riserva, tutta concentrata nella domanda sulle alleanze". O meglio sul fatto che andrebbe troncato oggi ponte con i 5 stelle visti i "risultati non lusinghieri" dell'asse dem-pentastellati. Per cui "dobbiamo capire in modo più chiaro e netto le scelte di Bonaccini". Così  Giampiero Veronesi, sindaco di Azione e dirigente di Italia viva a Bologna, che ieri sera queste cose le ha dette direttamente a Bonaccini nel salotto di  Finucci Gallo. Dove, in tema M5s, è venuta fuori anche una domanda sul fatto che, specie al sud, alle primarie del Pd possano esserci infiltrati pentastellati che votano Bonaccini. "Spero di no", risponde il diretto interessato, pur ricordando di essere riuscito a farsi votare alle regionali dai 5 stelle. Ai quali rimprovera di passare molto tempo, troppo, a fare opposizione al Pd nello stesso modo in cui si comporta il Terzo polo. "E chiedo: se a forza di dividerci vincono sempre gli altri, i voti presi da 5 stelle e Terzo polo al servizio di cosa li mettono? Di sconfitte continue? Non credo che perdere per sempre piaccia". Bonaccini vuole un Pd con vocazione maggioritaria, "ma da soli non si vince e dove governiamo non siamo un monocolore Pd. Vocazione maggioritaria vuol dire avere l'ambizione di non delegare ad altri settori della società a cui puoi parlare. Se divento segretario non accetto di delegare la rappresentanza della sinistra ai 5 stelle e dei moderati al Terzo polo". Dunque le alleanze si fanno, sui contenuti. In Emilia-Romagna si fa: "Un miracolo? Siamo fenomeni? No. Le alleanze le vedremo successivamente". 

Rispondendo a Veronesi, Bonaccini dice di essere contrario al reddito di cittadinanza e di essere riuscito a far 'piacere' il rigassificatore di Ravenna anche ai 5 stelle. E soprattutto al Terzo polo dice: "Guardate la destra, sembravano divisi su tutto fino a pochi giorni prima del voto, e lo erano perchè Meloni al Governo non c'era stata e gli altri invece sì, ma hanno avuto la capacità di mettersi insieme e di stravincere le elezioni. Se non sai sfruttare le leggi elettorali va incontro a una sconfitta drammatica e sicura". 


 

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Doppio incarico, nodo Schlein e timori per il Pd: così Bonaccini verso la segreteria dem

BolognaToday è in caricamento