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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Politica

Da Campogalliano a Roma: la scalata di Bonaccini alla segreteria del PD

Il Governatore dell'Emilia-Romagna ha l'appoggio della Base riformista e degli amministratori locali. Ma potrebbe peccare in esperienza

“O cambiamo profondamente o bruceremo in fretta anche il prossimo segretario. Serve una leadership, ma serve anche un partito”. Così, Stefano Bonaccini al Corriere della Sera all’indomani della sconfitta del Partito Democratico alle elezioni politiche dello scorso settembre. Un fracasso pesante quello dei democratici, rimasti fermi al 19% contro l’ondata delle destre. 

Evidentemente, dopo averci riflettuto a lungo, Stefano Bonaccini ha pensato di avere la formula giusta per cambiare “profondamente” il partito: così, lo scorso 20 novembre, il Governatore dell’Emilia-Romagna ha ufficializzato la sua candidatura alla segreteria del PD.

Il percorso politico 

Il discorso per la candidatura Bonaccini l’ha tenuto dal palco del circolo PD di Campogalliano, il paese dove Bonaccini è nato, cresciuto e dove tuttora abita: “Ho deciso di candidarmi alla segreteria del Partito Democratico. È il momento di esserci, di impegnarsi, di partecipare. E di farlo insieme. Per il PD e per il Paese" aveva detto il presidente dell’Emilia-Romagna.
La sua storia politica è, lunga, più che trentennale, e inizia proprio da Campogalliano: sul finire degli anni Ottanta Bonaccini entra a far parte di alcuni movimenti pacifisti e nel 1990 viene nominato assessore alle Politiche giovanili, alla Cultura e allo Sport nel proprio comune. Diventa poi segretario provinciale della Sinistra giovanile e nel 1995 diventa segretario provinciale del PDS. Dal 1996 al 2006 lavora come assessore al Comune di Modena e nel 2007 entra nel Partito Democratico. 
Nel 2014 partecipa alle primarie in vista delle elezioni regionali: con lui si candida Matteo Richetti, oggi deputato eletto nelle liste di Azione, e la cosa fu mal digerita dal resto del partito che desiderava, invece, una nomina unica. Inoltre, i due erano entrambi iscritti nel registro degli indagati con l’accusa di peculato per un’inchiesta sulle spese dei gruppi consiliari. La procura di Bologna arriva all’archiviazione e Bonaccini vince prima le primarie e poi le elezioni regionali. Tutt’oggi Bonaccini è Governatore dell’Emilia-Romagna, essendo stato rieletto nel 2019.

La linea Bonaccini

Forse le virtù e le debolezze di Bonaccini sono già tutte qui. Il Governatore rappresenta in pieno l’evoluzione seguita da tanti prima di lui: PCI, PDS, DS e infine Partito Democratico. Specialmente per i più giovani, potrebbe non rappresentare un elemento di novità. A dirlo è anche Dario Franceschini: “Bonaccini non invertirebbe la tendenza verso un lento quanto inesorabile declino” ha dichiarato l’ex ministro al Corriere della Sera spingendo, contemporaneamente, la candidatura di Elly Schlein.
Ciò che invece lo rende forte è il viscerale radicamento nel territorio. L’Emilia-Romagna è piena di eccellenze: Food Valley, Motor Valley, Data Valley e qualsiasi altro tipo di valley vi venga in mente. In Emilia-Romagna c’è, e tendenzialmente funziona bene. E ancora: la sanità emiliano-romagnola è tra le più efficienti in Italia, così come la scuola, e il PIL è in costante crescita da anni. Durante il suo primo mandato la disoccupazione è scesa sotto al 5% - un dato notevole rispetto alla media nazionale che supera abbondantemente il 7% - complice anche il Patto per il lavoro firmato sottoscritto 2015 tra regione, sindacati, associazioni d’impresa, terzo settore e università.
C’è però anche da dire che Bonaccini ha avuto solamente esperienze sul territorio. Non essendo mai stato deputato, senatore o europarlamentare, il Governatore emiliano-romagnolo potrebbe peccare in esperienza.

Pro e contro

Dato che il Sistema sanitario è di competenza regionale, durante la pandemia da Covid-19 i presidenti di regione hanno avuto grosso risalto a livello nazionale. Una delle regioni tra le più colpite ma contemporaneamente più reattive è stata proprio l’Emilia-Romagna. Durante quei mesi, al pari di personaggi come Fedriga o De Luca, Bonaccini si è costruito una certa fama, a corollario della quale c’era proprio la storia di un amministratore locale che lentamente aveva scalato le gerarchie della politica.
Apparso affidabile e concreto, Bonaccini sta costruendo la sua base in vista delle primarie proprio sulla scia di quel risalto avuto dal 2020 che certamente lo ha messo più in luce rispetto ad altri Governatori. 

Bonaccini ha inoltre la fama di essere una personalità ‘indipendente’ all’interno del Partito, ovvero libero da correnti, ed è lui stesso ad averlo rivendicato in più di un’occasione. In collisione con Matteo Renzi prima del 2013, si è poi avvicinato a lui nel corso degli anni, rimanendo in buoni con l’ex Premier anche dopo la sua uscita dal PD. 
Ed è proprio in una buona fetta di ex-renziani rimasti nel Partito Democratico e negli amministratori locali che il Governatore emiliano spera di trovare appoggio. Nella Base riformista in passato vicina a Renzi e oggi guidata dall’ex ministro della Difesa Lorenzo Guerini, Bonaccini ha già riscosso successi. Con Guerini ci sarebbero anche Luca Lotti, Matteo Orfini e Graziano Delrio: nomi non da poco.
C’è poi tutta la rete di amministratori locali che si fida di Bonaccini: ad esempio, il sindaco di Bergamo Giorgio Gori e il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani si sono sin da subito schierati con lui. A loro si è aggiunto Emiliano, Governatore della Puglia, Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell’Anci, Dario Nardella, sindaco di Firenze, e più recentemente Matteo Ricci, sindaco di Pesaro, che ha rinunciato alla candidatura alla segreteria proprio per appoggiare quella di Bonaccini. Insomma: Bonaccini ha le spalle ben coperte ed è difficile immaginare un esito diverso se non quello che lo vedrà segretario nazionale del PD.

Le uniche correnti interne ai dem che sembrano più lontane da Bonaccini sono quelle più progressiste; quelle, insomma, che appoggeranno Schlein. Le critiche al Governatore sono di tipo politico e trovano riscontro anche all’interno della stessa regione Emilia-Romagna. Per un partito che vuole essere ecologista, ad esempio, è difficile accettare la realizzazione del Passante di Mezzo caldeggiata dal duo Bonaccini-Lepore. La decisione è stata aspramente criticata dai movimenti ecologisti come Extinction Rebellion ed è stata al centro di una grande manifestazione lo scorso 22 ottobre a Bologna. 
E ancora: Bonaccini ha sempre governato con intese larghissime, includendo Movimento 5 Stelle, Azione, Verdi e Più Europa – oltre alle diverse liste minori –rifacendosi al modello Ulivo. Nelle ultime settimane Bonaccini sembra aver cambiato registro: come riportato anche da Il Post, il Governatore ha più volte detto di voler ricostruire una sua linea politica, il più possibile autonoma, prima di pensare a possibili alleanze. C’è poi la questione delle autonomie regionali: considerata da sempre una battaglia della Lega, Bonaccini non ha mai fatto segreto di sostenerla, scelta mai condivisa dalle ali più progressiste del partito.

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