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Case Erp, Fdi: "Bologna come Ferrara, premi chi è residente da tempo". Il Pd: "Criteri discriminanti"

Il partito di Giorgia Meloni chiede al Comune di cambiare l'accesso alle case popolari, ma per i dem la "residenza storica" crea "disparità"

Bologna come Ferrara, o detta in altri termini, il sindaco Matteo Lepore faccia come il leghista Alan Fabbri, primo cittadino della città estense “dove gli italiani riescono accedere alle case popolari perché viene premiata la residenzialità”, propone il senatore di Fratelli d’Italia Marco Lisei. Il partito di Giorgia Meloni oggi in Comune ha snocciolato i dati degli alloggi Erp a Bologna negli ultimi anni, chiedendo all’amministrazione di cambiare i criteri di assegnazione delle case popolari, proprio mentre il Pd in Regione si muove in direzione opposta. L'assegnazione di punteggi, dice il consigliere regionale dem Antonio Mumolo, "favorisce il requisito della residenza storica rispetto ai criteri di valutazione più rilevanti per la situazione di bisogno, come il reddito o la gravità del disagio abitativo" e questa procedura “ha creato disparità di trattamento tra i richiedenti e sconsigliato la domanda di accesso agli alloggi Erp a molti giovani".

Le proposte di Fdi: requisito della residenzialità e della impossidenza 

Sotto le Torri, spiega Fratelli d’Italia, negli ultimi quattro anni (2019-2022) il 41,4% degli alloggi di edilizia residenziale pubblica è stato assegnato a cittadini italiani e il 58,6% a cittadini stranieri. “Non è accettabile che la maggioranza delle case popolari vada a cittadini quelle case popolari sono state pagate nel corso degli anni dalle tasse dei cittadini italiani”, continua Lisei. Da qui la proposta di inseguire il modello ferrarese, e quindi “se io risiedo da un anno ho un punto in più e devo risiedere almeno cinque anni nel territorio bolognese per fare domanda”, sottolinea il capogruppo comunale di Fdi Stefano Cavedagna. Oltre al criterio della residenzialità, il partito di Giorgia Meloni propone di inserire anche quello della cosiddetta “impossidenza”. “Oggi se sono un cittadino italiano devo dimostrare di non avere alcun immobile di proprietà per accedere alle graduatorie – continua Cavedagna -, mentre per un cittadino straniero è sufficiente un’autodichiarazione. Noi chiediamo invece che debba presentare una dichiarazione consolare o dell’autorità garante del paese di origine”.

Mumolo (Pd): "Stop ai Comuni che discriminano"

Ma quello che per la destra è un modello virtuoso, non lo è per il Pd che attraverso una risoluzione firmata da Mumolo sollecita la giunta regionale del presidente Stefano Bonaccini a fermare quei Comuni che “discriminano” nell’accesso alle case popolari. “Nella nostra regione, in alcuni casi, si è verificato un utilizzo improprio dei regolamenti comunali in materia di accesso all'edilizia residenziale pubblica”, afferma Mumolo. Questa situazione secondo il dem, "non solo crea ingiustizie, ma limita anche l'accesso all'abitazione e all'opportunità di lavoro per i giovani che non risiedono da molti anni in un luogo, creando una barriera all'inclusione sociale e lavorativa".

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