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Castenaso, il sindaco dem sbatte la porta: "Con il Pd niente a che fare"

Stefano Sermenghi, renziano della prima ora, in rotta con il partito. Smentisce avvicinamenti alla Lega. Sullo sfondo il nodo delle fusioni dei comuni

“Con il partito del Pd non ho niente da spartire”. Il sindaco di Castenaso Stefano Sermenghi non usa mezze parole. Non ha rinnovato la tessera d’iscrizione per l’anno in corso “perché ormai le delusioni sono state troppe”,  ma fa delle precisazioni: “Per quanto riguarda Salvini,  dico chiaramente  che non sono leghista e non voglio iscrivermi alla Lega. Ricordo  che a Natale, quando misi un gommone sotto il presepe disse che ero un idiota, insomma ... credo che la mia posizione a riguardo sia chiara. Anzi, al ministro dell’Interno vorrei lanciare un invito, venire a Castenaso per verificare di persona la nostra politica d’accoglienza, in quanto siamo uno dei pochi Comuni che rispetta la quota di 3 profughi ogni mille abitanti”.

L’oramai ex renziano della prima ora che nel corso degli anni ha abituato tutti  a prese di pozione fuori dalle “righe”, oggi gira le spalle a quello che da sempre  è stato il suo partito. Il motivo ? “Partiamo dal consiglio regionale che ha approvato un ordine del giorno che, praticamente, è contro una legge fatta da loro: quella delle fusioni.

In breve, se in un solo Comune che va a referendum vince un ‘no’ la fusione non si deve fare - incalza Sermenghi - mentre la legge regionale dice che se nel complesso totale del territorio prevale il ‘sì’ può andare avanti, lo decide il Comune.

Insomma, abbiamo un partito che propina le fusioni e poi rema contro Comuni del Pd che lavorano per la fusione? Abbiamo chiesto un incontro al Pd bolognese e regionale ma non ci ascoltano neanche. Mi viene il dubbio che al partito questa fusione non piaccia perché un altro comune da 30mila abitanti può dare fastidio e influire su delle scelte”. Sermenghi ha sempre preso posizione a favore della fusione, e anche adesso continuerà la campagna per il sì al referendum nonostante tutto,  convinto che “questo sia il percorso migliore per cittadini e territorio”.  E chiedendo la posizione della maggioranza in consiglio dopo la sua decisione di non rinnovare la tessera Pd commenta: “Sono stato eletto con la lista Prima Castenaso, che all’interno aveva anche file del Pd. Ai miei avevo già comunicato questa decisione, ne erano al corrente. Rivendico una linearità politica unica, credo che difficilmente si possano trovare altri percorsi simili. Sono sempre stato contro corrente, dicendo la mia su tanti argomenti prima degli altri prendendo anche critiche. Io ero anche il primo renziano. Non sono io che non sono più renziano, è Renzi che ha smesso di esserlo. Da segretario ha rottamato tutti i rottamatori”. Per Sermenghi l’allontanamento dal Pd è stato un escursus: “Prendendo in esame anche la vicenda di San Lazzaro, dove sono stato coinvolto e poi pienamente assolto. Nessuno del partito mi ha chiamato - precisa - quando tutto è iniziato e nessuno mi ha chiamato quando sono stato assolto. Anche Renzi, prima di buttare il cuore oltre l’ostacolo poteva accertarsi della situazione avendo anche una sorella all’epoca in giunta a Castenaso. Sono ferite che non si rimarginano. Senza contare quando sono stati quasi processato per una foto fatta con un sindaco di un’altra linea politica”. Sermenghi è alla fine del suo secondo mandato. E chiedendo se ha intenzione di ricandidarsi come sindaco del nuovo Comune  nel caso in cui Castenaso andasse a fusione, risponde : “Assolutamente no. Non mi candido. Mi sono reso conto che in questo modo fare politica non ne vale più la pena, non c’è trasparenza nel partito e non c ‘è linearità. Non ho rinnovato la tessera o sono uscito dal Pd facendo polemica o comunicati stampa . La notizia e venuta fuori e basta , e domande rispondo. Parallelamente al sindaco ho continuato il mio mestiere da avvicato, che mi ha sempre dato tante soddisfazioni e continuo a fare . Non smetterò di fare politica, non chiudo nessuna porta ma in questo modo no, non ci sto più”.

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