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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Collettivo Hobo vs Panebianco: “Fuori i baroni razzisti dall’università”

Lo hanno gridato e scritto sui muri. Dopo l'editoriale del professore dell'Alma Mater sull'immigrazione, il collettivo Hobo in protesta nella sede di Scienze Politiche. Solidarietà da Galletti, Bernardini e Casini

Il giorno dopo l'editoriale del professore dell'Alma Mater Angelo Pianebianco sul Corriere della Sera, in cui rifletteva sulle forme di accoglienza degli immigrati, il collettivo universitario Hobo ha inscenato una protesta nella sede di di Scienze Politiche, facoltà presso la quale insegna.

Lo hanno gridato e scritto sui muri: "il prof. Angelo Panebianco, barone dell’UniBo, ideologo neoliberista, editorialista di una pericolosa organizzazione criminale, il Corriere della Sera".

Un articolo "di chiaro stampo schiavista e razzista" lo definisce Hobo, così quasi un centinaio di studenti, precari e alcuni lavoratori della logistica "si sono radunati nel cortile di Scienze Politiche per affermare che nell’università non c’è spazio per figure di questo tipo. Il barone Panebianco ha tentato di provocare il presidio che lo contestava, sostenendo presuntuosamente le sue ragioni e pretendendo un confronto, come se non fossero sufficienti i palcoscenici di cui quotidianamente dispone nell’accademia e sui media!", si legge nella nota.

Si sono dunque rifiutati "neghiamo la parola ai razzisti e a chi è tra i responsabili delle condizioni di precarietà e impoverimento che quotidianamente viviamo. Panebianco scrive che bisogna farla finita con la tolleranza e l’accoglienza: per questo ti espelliamo. Nessuna libertà per lo sfruttamento e i suoi ideologi! Dopo circa mezz’ora di presidio e comunicazione, che ha raccolto la partecipazionpanebianco-hoboe e la solidarietà di tante e tanti, un nutrito corteo si è diretto davanti all’ufficio del barone Panebianco, a cui è stato dato un foglio di via dall’università. La sua porta è stata ricoperta di vernice rossa, a simboleggiare quel sangue dei migranti e dei soggetti colpiti dalla crisi di cui figure come Panebianco sono responsabili". (GUARDA IL VIDEO)

"Panebianco fai schifo, fuori i baroni razzisti dalle università", così lo striscione nel cortile: "l’impunità dei baroni, dei complici dello sfruttamento e dei corrotti protagonisti della dismissione dell’università. In Argentina chiamano escrache le manifestazioni contro i criminali della dittatura militare, la pratica è stata ripresa negli Stati Uniti e in Spagna contro i responsabili della crisi e gli ideologi dell’1%. A partire da qui questa campagna inizia anche nell’Università di Bologna: ufficio per ufficio, lezione per lezione. Apriamo al contempo un dibattito pubblico contro queste posizioni, per produrre collettivamente un altro ordine del discorso radicalmente alternativo a quello di cui si fanno portatori i servi del pensiero neoliberale. Chiediamo anche una presa di posizione allargata di docenti, ricercatori e lavoratori dell’università, perché un’altra università bisogna iniziare a costruirla subito. E in questa università per i razzisti proprio non c’è posto".

"Vergognoso" per il sottosegretario all'Istruzione, Gian Luca Galletti l'atteggiamento degli studenti '"la libera espressione del pensiero, che si tratti di un editoriale di uno stimato politologo o della voce di uno studente in assemblea d'istituto, è sacra e va salvaguardata - ha aggiunto - L'aggressione e la violenza verbale sono invece sintomi di una intolleranza di fondo che è pericolosa e va arginata, nonché dell'incapacità di sviluppare un confronto aperto e democratico''.

Solidarietà anche dal capogruppo leghista Manes Bernardini, responsabile immigrazione del Carroccio, che ha difeso le ragioni dell'editorialista del Corriere: ''Panebianco è l'ennesima vittima del buonismo violento, l'ultima moda della sinistra, da condannare senza se e senza ma. Sull'immigrazione ha detto cose sacrosante e ha rotto un muro di omertà, che domina in buona parte degli intellettuali. L'atteggiamento dei collettivi è ancora una volta inqualificabile''.

Per il presidente della Commissione affari esteri del Senato, Pier Ferdinando Casini ''Sembra di essere tornati indietro, ripiombati in un passato di cui nessuno ha nostalgia - ha aggiunto - Panebianco è una voce libera ed autorevole del nostro paese. Preservare la sua libertà, significa salvaguardare la nostra''.

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