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Pd sfiducia Lembi, ma le dimissioni arrivano dalla sua vice Francesca Scarano

Finisce così la mossa giocata dalle opposizioni di Palazzo D'Accursio di silurare Lembi con l'accusa di una gestione non imparziale dei lavori d'aula. Lega: 'Pd pusillanime, impari da Scarano'. Scarano: "La scelta di dimettersi dimostra che un ruolo istituzionale va ricoperto con una condivisione ampia"

Dal tentativo di revocare l'incarico della presidente del Consiglio comunale di Bologna, Simona Lembi (Pd), alle dimissioni della sua vice Francesca Scarano (Lega nord): finisce così la mossa giocata dalle opposizioni di Palazzo D'Accursio, tutte tranne il M5s, di silurare Lembi con l'accusa di una gestione non imparziale dei lavori d'aula.
La richiesta di revoca era stata formalizzata a luglio ed è arrivata alla discussione ieri. Il capogruppo di Fi, Michele Facci, ne sintetizza i motivi accusando la presidente di "violazione del ruolo di primus inter pares che deve garantire un corretto svolgimento" dei lavori. Anche Mirka Cocconcelli parla di una conduzione "troppo spesso non cristallina" e "strabica" del Consiglio. Il Pd, che già aveva difeso Lembi quando la sfiducia fu presentata, ribalta la situazione e chiede, alla fine ottenendole, le dimissioni della leghista Scarano. Innanzitutto le accuse verso Lembi "non trovano affatto corrispondenza in ciò che è accaduto in questi anni", replica il consigliere comunale e segretario democratico Francesco Critelli. In seconda battuta, Critelli attacca Scarano per aver firmato una richiesta di revoca che, se accolta, comporterebbe la sua stessa decadenza da vicepresidente. Scarano, di fatto, ha dovuto firmare perchè', visto lo sfilarsi del M5s, era necessaria la sua adesione per arrivare al numero minimo di consiglieri necessario a presentare la mozione.

"Capisco che dovevate arrivare alle 12 firme necessarie", dichiara Critelli, "ma quella di Scarano non ci sarebbe dovuta essere" visto che, di fatto, la mozione riguarda l'intero ufficio di presidenza. "Questo sì fa cadere i presupposti per cui l'ufficio di presidenza nel suo complesso rappresenta l'intero Consiglio", contrattacca il segretario del Pd: di conseguenza, "un minuto dopo la votazione ci aspettiamo le dimissioni dall'incarico" da parte di Scarano, "perchè bisogna essere coerenti. Non si può andare a messa e contemporaneamente stare a casa". Peraltro, "l''unico episodio simile" a quello odierno risale al 2003, ricorda Critelli, quando governava il centrodestra: in quell'occasione Maurizio Cevenini, all'epoca vicepresidente del Consiglio in quota centrosinistra, quella mozione "non la firmò", fa notare il segretario.

Scarano, sul finire di un lungo dibattito tra i gruppi, non indietreggia sulla decisione di firmare la richiesta di revoca ("Lo rifarei") e annuncia: "Non ho problemi oggi a dimettermi, sperando che il prossimo ufficio di presidenza sia più all'altezza di quest'assise". Per il resto, Scarano si fa da sola un "rimprovero" politico, ammettendo di essere stata forse "troppo accondiscendente" nel ruolo di vice di Lembi.

Nel frattempo, neanche la pattuglia dei consiglieri che avevano firmato il documento riesce a restare compatta. Valentina Castaldini (Ncd), che pure aveva sostenuto la revoca, oggi parla di "dibattito stucchevole" e definisce un "gioco un po' perverso" quello della "continua richiesta di dimissioni su tutto". Anche perchè, spiega Castaldini, dopo la presentazione della richiesta di revoca Lembi "ha riaperto un dialogo con le minoranze".
Per il capogruppo Facci, invece, la richiesta di far dimettere Scarano è "senza pudore e senza vergogna". Alla fine, la sfiducia nei confronti di Lembi ottiene otto voti tra Fi, Lega e gruppo misto; Pd, Sel e Cd si esprimono contro (21) mentre in quattro non partecipano al voto (Lembi, Scarano e i due consiglieri M5s, Massimo Bugani e Marco Piazza).

Intanto in maggioranza, ovviamente, ci si gode il cortocircuito in sono ritrovate le minoranze. "Sono andati per suonare e sono stati suonati", commenta Tommaso Petrella del Pd. Le minoranze "hanno fatto bingo", aggiunge il democratico: "La Scarano si dimette, si sono divisi tra loro e alla fine hanno preso solo otto voti. Complimenti allo stratega".
Da Sel, la capogruppo Cathy La Torre liquida tutto come una "pretestuosa perdita di tempo", con l'operato di Scarano che si è rivelato "imbarazzante": tanto che poteva anche non dimettersi, "basterebbe la figuraccia rimediata".

Quanto avvenuto nel Consiglio comunale di Bologna dimostra la "pusillanime politica" del Pd. Così Lucia Borgonzoni, capogruppo della Lega nord, al termine della discussione della mozione di sfiducia. "Comprendo sia difficile per la maggioranza dei ''poltronai'' che oggi sono intervenuti in Consiglio- scrive Borgonzoni in una nota- capire il gesto di dimissioni" annunciate da Scarano. "Il senso delle istituzioni dimostrato oggi dalla mia collega di partito- continua la capogruppo- dovrebbe insegnare molto a tutti noi. Francesca non si è dimessa perchè qualcuno ha avanzato tale richiesta, ne' per le assurde e infondate lezioncine date in aula da chi dovrebbe solo imparare da lei cosa vuol dire essere un vero politico, che mette avanti il bene collettivo di chi rappresenta al suo scranno". Il suo gesto "è la dimostrazione di come lei, a differenza della politicamente pusillanime Lembi- attacca Borgonzoni- non abbia paura di essere giudicata per il suo operato istituzionale". Pd e Sel hanno "tanto da imparare dalla Lega", conclude la capogruppo.

Scarano, intanto ammette di aver firmato la mozione perchè altrimenti le minoranze, visto il mancato supporto del M5s, non avrebbero potuto presentarla. Sull'operato di Lembi c'erano "problemi molto evidenti che andavano avanti da troppo tempo", afferma Scarano, perchè spesso la conduzione dei lavori risente di una "chiara connotazione politica". Detto questo, "la mia firma- afferma Scarano- era necessaria per presentare questa mozione di sfiducia".Mancava un'adesione "per arrivare al quorum e presentare la domanda, non mi sono fatta indietro- esplicita Scarano- ed ho supportato la minoranza in un momento in cui ce n'era bisogno". Poi, però, a rinunciare all'incarico è stata proprio Scarano che, al di là delle dichiarazioni della sua capogruppo, ammette che la posizione assunta dal Pd è risultata decisiva per la sua scelta.
 "Se mi viene fatta una richiesta, perchè la maggioranza mi ha esplicitamente chiesto di lasciarlo- dice la diretta interessata- io ascolto, me ne faccio una ragione e presento le dimissioni. I ruoli istituzionali devono essere apprezzati trasversalmente". In questo modo "può sembrare che la do' loro vinta- aggiunge la leghista- ma non è così: la scelta di dimettersi dimostra che un ruolo istituzionale va ricoperto "con una condivisione ampia". Le minoranze, pero'', potrebbero riproporre di nuovo la stessa Scarano per la vicepresidenza. "Si valuta, eventualmente. Se sono l'unica proposta delle minoranze, sì. Se ce ne sono altre- conclude Scarano- è ovvio che vadano" avanti al suo posto.

(Agenzia Dire)
 

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