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Elezioni 2022

Elezioni politiche, 6 proposte da Legambiente ai candidati

Gli attivisti suonano la sveglia: “Serve lavorare ad una vera rivoluzione energetica per fronteggiare l’Emergenza Climatica che anche la nostra Regione ha riconosciuto” 

"Dopo una delle estati più calde di sempre, che ha visto il Po a portate ai minimi storici, e dopo gli eventi metereologici estremi che si sono verificati sulle coste nelle Marche ed in Romagna nelle scorse settimane, domenica gli elettori entreranno nella cabina elettorale per decidere sul proprio futuro, in un contesto di grave crisi climatica in cui è urgente agire tempestivamente. Eppure, il clima sembra essere il grande assente di queste elezioni." Così l'affondo di Legambiente Emilia-Romagna che suona la sveglia al nuovo Governo, rivolgendosi a chi è in corsa per accaparrarsi la guida del nostro territorio.

Gli attivisti hanno invitato i candidati alla Camera e al Senato per i collegi dell’Emilia-Romagna a portare la propria posizione su 6 temi e politiche ambientali di carattere regionale che dovranno essere affrontati dal prossimo Parlamento: su questi argomenti si chiede alle forze politiche di definire la propria posizione in maniera trasparente.  

"È chiaro che le scelte strategiche fondamentali per il Paese si giocano a livello nazionale, motivo per il quale Legambiente nazionale ha presentato 100 proposte a tutte le liste candidate alle elezioni. Tuttavia il Parlamento - sottoline l'associazione -avrà la possibilità di incidere anche sulle dinamiche regionali e locali, che avranno un ruolo cruciale nel processo di decarbonizzazione del sistema socioeconomico. In questa situazione, oltretutto, oltre a frenare le emissioni di gas climalteranti è fondamentale mettere in pratica misure efficaci per proteggere cittadini e attività economiche dai Cambiamenti Climatici già in atto, realizzando cioè misure di adattamento".  

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Energia, tema cruciale sul piatto

Il tema cruciale resta quello dell’energia e il più recente monitoraggio degli obiettivi per l’Emilia-Romagna, compiuto all’interno del Piano Triennale d’Attuazione 2022-2024 del Piano Energetico Regionale, fissa come obiettivo il raggiungimento del 22% di energia da fonti rinnovabili sul consumo totale nel 2024. "È un traguardo decisamente sottodimensionato rispetto all’obiettivo del 100% di energia prodotta da fonti rinnovabili proposto dal Patto per il Lavoro e per il Clima dell’Emilia-Romagna per il 2035 - rimarca Legambiente -  per questo serve lavorare ad una vera rivoluzione energetica anche attraverso i provvedimenti che il prossimo Governo e le Autorità nazionali dovranno emanare, e il prossimo Parlamento dovrà essere pronto a sollecitarli in modo adeguato. "

"In questo quadro di crisi climatica, che si affianca alla crisi ecologica legata all’impatto complessivo delle attività umane sullo stato di salute del pianeta - aggiunge ancora Legambiente - sottoponiamo quindi le sue proposte agli schieramenti politici, chiedendo l'impegno nel promuovere politiche coerenti ed efficaci dopo il voto: insieme al principio centrale di tutela dell'ambiente e della salute dell'uomo, occorrerà infatti garantire la tenuta del sistema socioeconomico attraverso un processo di transizione ecologica che sia vera, giusta ed equa. "

“La recente consegna di oltre 7000 firme in Regione per le 4 leggi su acqua, energia, rifiuti e suolo dimostra l’alto interesse della cittadinanza sui temi ambientali” – commenta l'associazione  – “Ci auguriamo che l’elettorato attento alle questioni climatiche e ambientali, che riguardano tutti senza esclusioni, trovi la propria rappresentanza alle urne.” – conclude.  

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Le 6 proposte di Legambiente

Un documento redatto dall'associazione ambientalista e indirizzato ai candidati riassume le sei proposte. Ecco cosa recitano:

1-Mobilità e trasporti
Priorità di investimento al trasporto pubblico e sostenibile, disinvestimento dai progetti di realizzazione e allargamento di arterie autostradali, completamento degli interventi di adattamento e completamento della viabilità locale. 
 
Per quanto riguarda l’Emilia-Romagna, il Piano Regionale Integrato dei Trasporti, strumento di pianificazione di scala regionale recentemente approvato, non pone obiettivi coerenti con le finalità sopra elencata e necessita di una radicale revisione incentrata sulla riduzione del numero di auto circolanti al 2030.Per questo, riteniamo che a livello di governo dovrà essere centrale l’attivazione di strumenti per sbloccare prioritariamente le risorse a sostegno dei progetti di potenziamento del Trasporto Pubblico Locale. In particolare, si richiede l'attenzione su tre assi portanti del sistema trasportistico regionale, che devono essere adeguatamente supportati dallo Stato:
• la veloce attuazione dei progetti previsti per il nodo di Bologna (SFM, TRAM ecc.);
• il potenziamento della ferrovia Parma-La Spezia con il completamento dell'asse Tirreno-Brennero ferroviario;
• la definizione di un corridoio di trasporto rapido e di massa lungo la costa.
Rispetto ai progetti stradali già in fase avanzata:
• occorrono scelte finalizzate alla realizzazione del solo primo stralcio della Bretella CampogallianoSassuolo, attraverso una revisione del progetto;
• è necessario rivedere la strategicità del Passante di Mezzo di Bologna;
• occorre interrompere il processo di approvazione della Ravenna-Mestre e dell’autostrada Cispadana, opere inadeguate sul piano trasportistico e dannose per ciò che riguarda le emissioni in atmosfera, sostenendo tale scelta con adeguati strumenti di incentivazione/disincentivazione da parte dello Stato.
Occorre inoltre sostenere politiche di road pricing per il trasporto privato, in grado di finanziare il trasporto pubblico secondo il principio di "chi inquina paga".
È infine necessario dare corso alle richieste delle Regioni del bacino padano attraverso l'introduzione di limiti di velocità più bassi sui tratti autostradali che attraversano la Regione nel corso del semestre invernale.

2 – Territorio e suolo
Secondo i dati ISPRA, il territorio dell’Emilia-Romagna è già oggi uno dei più vulnerabili al rischio idrogeologico, oltre che costantemente soggetto a fenomeni di erosione costiera ed ingressione marina. Si tratta di un aspetto fondamentale dal momento che la competitività del settore produttivo e di quello turistico è sempre più condizionata dalla capacità territoriale di essere resiliente agli eventi meteorologici  estremi, che stanno diventando più frequenti.
Occorre pertanto realizzare e attuare un piano straordinario di manutenzione, difesa e adattamento degli insediamenti esistenti, partendo da una ricognizione generale della fragilità climatica delle infrastrutture esistenti (ponti, strade, reti di servizi) e degli insediamenti pubblici e privati, seguita da una definizione degli interventi necessari (messa in sicurezza o delocalizzazione degli insediamenti, ampliamento spazi fluviali, …), delle priorità di investimento e della stima dei costi. Si tratta di un’operazione che deve essere favorita e sostenuta dai Ministeri competenti.
 
L’Emilia-Romagna, insieme alle altre regioni del nord, è detentrice del primato per il consumo di suolo, fenomeno che aggrava gli effetti della crisi climatica e che deve essere drasticamente arginato attraverso l’applicazione di una legge nazionale. Ad essa andrà unita una radicale revisione della normativa regionale, che dovrà affiancarsi a politiche di sostegno ai soli processi di recupero e rigenerazione di spazi abbandonati.

3 – Acqua
La pesante siccità che ha colpito la Pianura Padana nel corso dell’estate è un chiaro sintomo del cambiamento climatico già in atto e che non viene adeguatamente gestito a causa della mancanza di strumenti di adattamento. La prima vittima di questo cambiamento è il fiume Po, che ha registrato livelli idrometrici tra i più bassi di sempre, con significativa ingressione del cuneo salino, danni agli ecosistemi e ai sistemi produttivi e ripercussioni sulla quotidianità di chi vive nel bacino padano. Per questo occorre un chiaro indirizzo a livello nazionale e regionale che, in presenza di condizioni simili (che da straordinarie rischiano di diventare sempre più frequenti), tuteli l’ecosistema fluviale e del delta applicando politiche di sistema e non contingenti. I settori su cui agire sono numerosi a partire da quello delle concessioni che vanno aggiornate, dal mondo agricolo che va guidato verso un uso più consapevole della risorsa idrica (diverse tecniche di irrigazione e diverse tipologie di colture e di coltivazione), dal mondo industriale a cui va chiesto un impegno significativo nella riduzione e riutilizzo delle acque nei cicli produttivi fino alle singole comunità che vanno sensibilizzate verso l’uso consapevole di questa risorsa. 
È fondamentale, inoltre, un’azione tempestiva per la risoluzione delle perdite all’interno della rete idrica su scala nazionale (stimata in una media del 30%).

4 – Produzione di energia sul territorio
L’attuale emergenza energetica sta diventando il pretesto per compiere passi indietro rispetto al processo transizione ecologica: l’autorizzazione all’utilizzo di nuovi rigassificatori, addirittura per periodi ultradecennali, non rappresenta altro che l’ennesima occasione per permettere alle aziende del settore fossile di proseguire indisturbate la loro attività. Oltre a questo, la messa a regime dei rigassificatori a Ravenna e a Piombino avverrà soltanto tra un paio d’anni: per questo è inverosimile parlare di questi impianti come di soluzioni alla situazione emergenziale che stiamo vivendo da mesi.
Allo stesso tempo, è inaccettabile che gli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili continuino ad attendere anni prima di poter concludere il proprio iter autorizzativo. È quindi cruciale il rafforzamento degli uffici ministeriali che si occupano delle pratiche autorizzative per sbloccare i 180 GW di impianti rinnovabili presenti sul territorio nazionale. In Emilia-Romagna, in particolare, occorre velocizzare l’autorizzazione e la messa in opera dei progetti di parchi eolici proposti da Agnes e EnergiaWind2020 davanti alla costa romagnola a Ravenna ed a Rimini.
Occorre poi garantire le condizioni per attrarre investimenti per la realizzazione di impianti fotovoltaici su cave ed aree dismesse, oltre a sviluppare l’agrivoltaico di concerto con le attività agricole: si tratta di configurazioni innovative per le quali può essere utile prevedere programmi di sperimentazione per valutare gli impatti positivi e negativi sugli ecosistemi.

Inoltre, deve essere avviato un tavolo di riorientamento "verde" del settore dell'oil and gas dell’EmiliaRomagna, strategico per tutto il Paese, con operatori economici e sindacati con l’obiettivo di riconvertire le aziende e garantire i posti di lavoro in vista dell’abbandono definitivo delle attività estrattive. In parallelo, infatti, è necessario rinunciare a nuove attività estrattive in Adriatico. È anche necessario destinare i proventi derivanti da royalties e "contributi territoriali" delle attività di estrazione esistenti alle attività di riqualificazione energetica e produzione di energia da fonti rinnovabili (in particolare fotovoltaico ed eolico).
Occorre favorire e sostenere la costituzione di comunità energetiche: condividere la produzione locale di energia riduce i costi delle bollette e contrasta la povertà energetica, sviluppa l’economia locale mantenendo 
i profitti sul territorio, stimola la consapevolezza e la cultura energetica dei cittadini e delle Pubbliche Amministrazioni Locali che devono assumere un ruolo di protagoniste della transizione energetica; dal punto di vista energetico, la produzione diffusa di energia da fonti rinnovabili locali e il suo consumo simultaneo contribuiscono alla stabilità del sistema elettrico nazionale, riducono le perdite di rete e contribuiscono al superamento dell’utilizzo delle fonti fossili.

5 - Politiche di risparmio energetico.
È necessario finanziare una strategia specifica per la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio privato volta a superare le barriere non tecnologiche esistenti: in particolare occorre finanziare servizi di consulenza e facilitazione a livello condominiale, oltre alla definizione di strumenti di accesso al credito per fasce deboli della popolazione.
Per quanto riguarda il superbonus 110% serve un cambio di paradigma: occorre ripensare questa misura non semplicemente come sostegno economico al settore edilizio, in grave crisi da vent’anni, ma come misura e 
come uno strumento di politica ambientale e climatica. Pertanto, deve essere stabilizzata e semplificata, resa giusta ed equa con una reale e concreta attenzione verso i ceti più deboli, gli stessi che si trovano più facilmente in condizioni di povertà energetica; deve inoltre favorire la scelta degli interventi più performanti dal punto di vista dell’efficienza energetica e deve essere corretta rispetto ad alcuni aspetti palesemente contraddittori, come la possibilità di acquistare nuove caldaie a gas.

6 - Agricoltura
È necessario perseguire gli obiettivi della strategia europea Farm to Fork favorendo nella nostra regione la diffusione dell’agricoltura biologica, necessaria per il recupero di fertilità dei suoli, la riduzione dell’uso di sostanze chimiche e utile in generale ai fini della valorizzazione dei prodotti locali. Per questo, può essere utile sostenere la costituzione di biodistretti attraverso il processo di pianificazione dei fondi europei.
Occorre favorire la diffusione delle tecniche innovative di risparmio idrico nel settore agricolo ed indirizzare il PSN (Piano Strategico Nazionale) verso il disincentivo alle produzioni più idroesigenti non tradizionali e alle
operazioni agronomiche ad alto investimento energetico, a vantaggio di soluzioni più efficienti.
Occorre inoltre mettere al bando le sostanze chimiche il cui uso diffuso si è dimostrato eccessivamente impattante sull’ambiente, come il glifosate. Sul fronte della riduzione dell’uso della chimica, bisogna accelerare la revisione e l’approvazione del nuovo Piano d’Azione Nazionale per l’utilizzo sostenibile dei prodotti fitosanitari. Occorre inoltre disincentivare l’ampliamento o la realizzazione di nuovi insediamenti zootecnici intensivi sul territorio. 

Dal punto di vista energetico, il settore agricolo dovrebbe ricercare il raggiungimento dell’autosufficienza energetica con l’integrazione delle FER nelle imprese agricole, come lo sviluppo dell’agrivoltaico e la produzione di biometano per il recupero dei sottoprodotti dei processi produttivi e dell’industria agroalimentare. Alla luce degli ultimi dati pubblicati relativamente agli effetti delle pratiche agricole sulla qualità dell’aria, è necessaria infine, anche da parte dello Stato, l’indicazione di una linea chiara sull’adozione di metodi e strumenti finalizzati a ridurre le emissioni di sostanze inquinanti in atmosfera. Un simile provvedimento, assunto alla scala dell’intero bacino padano, potrà certamente contribuire a ridurre i livelli di inquinamento atmosferico e a riportare i valori di concentrazione degli inquinanti al di sotto dei limiti posti dall’Unione Europea.

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