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Elezioni regionali, scontro sulla riapertura dei punti nascita

La notizi ain mattinata di una apertura del ministero della Salute rinfocola le polemiche attorno a un tema molto sentito nelle aree montuose

La questione punti nascita in Appennino riaccentua lo scontro per le elezioni regionali. Nella giornata di ieri il match è andato in scena a partire dalle dichiarazioni del ministro della Salute Roberto Speranza, che di fatto apre a una revisione del progetto di chiusure per tutti i centri sotto i 500 parti l'anno.

Il tema è annoso: i centri mionri sono considerati non sicuri dal punto di vista medico, ma hanno creato di fatto un vuoto nelle aree Appenniniche, vuoto colmato a volte con corse in ambulanza che in alcuni casi si sono risolte con il parto lungo le strade.

Il ministro Speranza, interpellato a margine di un convegno Spi-Cgil in Regione, osserva: "Abbiamo approvato da pochi giorni il patto per la salute e non facciamo propaganda, non è nel nostro stile. Nel patto per la salute sottoscritto dal Governo, e da tutte le Regioni italiane, alla scheda 15 si prevede una revisione del Dm 70, che al suo interno disciplina anche la questione dei punti nascita. Penso che dobbiamo ascoltare questo grido che arriva soprattutto dalle aree interne, che- riconosce il ministro di Articolo 1- sono davvero fondamentali. È chiaro che la tutela e la sicurezza della mamme e del nascituro e' sempre la prima cosa, ma questo grido va ascoltato con la massima attenzione e noi lo faremo".

Di qui si è aperta la girandola di dichiarazioni, dato il tema caldo per la campagna elettorale. La Giunta Bonaccini si è sempre difesa sostenendo di non potere nulla contro i decreti ministeriali, mentre l'opposizione ha incalzato viale Aldo Moro su quella considerata come una inerzia ingiustificata.

"Riapriremo i punti nascita in montagna" -rivendica il candidato del centrosinistra Stefano Bonaccini- si tratta solo, adesso, di definire col ministero un percorso, ma finalmente ho trovato un ministro che ci ha dato ascolto, rispetto al totale silenzio e disinteresse che c'è stato nel Governo precedente", punge. A fare eco a Bonaccini arriva anche Simone Benini, candiato per i 5 Stelle. "Tutti i punti nascita chiusi fino a oggi in Emilia-Romagna vanno riaperti al più presto- afferma Benini- è una richiesta che l'M5s sostiene da tempo e, dopo quanto dichiarato dal ministro della Salute, è bene non perdere più altro tempo".

Dopo poco arrivano le repliche da destra. "Bonaccini la smetta con la demagogia. Quando sono stati chiusi i punti nascita, la scelta è stata da lui magnificata. Se poi sotto elezioni si sveglia, è un altro discorso" scandisce la candidata leghista Lucia Borgonzoni , che aggiunge come Bonaccini debba "chiedere scusa alle tante donne che ha reso mamme di serie B, costringendole a partorire in ambulanza". E ancora: "Per anni il suo partito ha negato servizi, sanità e presidi ai cittadini della montagna, mettendo a rischio anche tante mamme".

"Bonaccini promette di riaprire i punti nascita: bene, diciamo noi. Ma allora dov'è stato negli ultimi cinque anni, quando l'assessore alla Sanità, Venturi, continuava a giustificare, se non addirittura a sostenere, la necessità che i punti nascita di montagna dovessero restare chiusi? Noi la questione l'abbiamo ben chiara: cinque anni di completo immobilismo sul tema, per poi svegliarsi oggi, a due settimane dal voto, per la paura di perdere i voti della montagna" dichiara Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia.

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