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Elezioni Presidente della Repubblica. Casini, la strategia del silenzio e il testa a testa con Draghi

L'ex presidente della Camera divide il centrodestra ma - come in molti ipotizzano da giorni - sarebbe il nome più papabile da contrapporre alla candidatura dell'attuale Premier o forse potrebbe proprio succedergli a Palazzo Chigi

L'Italia è a caccia del suo nuovo presidente della repubblica. In stallo tra schede bianche e nomi tirati a caso, ironicamente (?). Nel bulirone continua però a tenere banco il sempreverde Pier Ferdinando Casini. L'ex presidente della Camera - come in molti ipotizzano da giorni - sarebbe il nome più papabile da contrapporre alla candidatura di Mario Draghi.

Casini ha un profilo più parlamentare del Presidente del consiglio attuale, lo conoscono  in tanti, alcuni grandi elettori da decenni. Potrebbe essere un vantaggio. Circola però anche un'altra ipotesi inedita. Se Draghi dovesse spuntarla e finire sul Colle più alto, a Palazzo Chigi potremmo ritrovaci Casini.

Casini divide il centrodestra

L’opzione del politico bolognese al Colle ad oggi sembra dividere il centrodestra (così come quella dell'attuale Premier dividerebbe invece il centrosinistra, come ricostruisce Today).

 "Il punto di caduta è Casini", spiega ai cronisti una fonte di Forza Italia. L'ex presidente della Camera non è di certo il candidato che il centrodestra sperava di poter eleggere, ma resta comunque un nome che parla da sempre con tutti (e anche con Berlusconi il rapporto è stato ampiamente ricucito). Ottimo il suo rapporto personale con Ugo Zampetti, segretario generale al Quirinale e con Luigi Di Maio.

"Se domani si va al muro contro muro tra centrodestra e centrosinistra, si rischia di spaccare seriamente la maggioranza. Cerchiamo un nome condiviso tra centrodestra e centrosinistra", dice il ministro degli Esteri, interpellato sugli scenari in vista della quarta votazione per l'elezione del presidente della Repubblica, a margine dei lavori alla Camera sul Quirinale.

Il nome che potrebbe far uscire tutti dallo stallo resta dunque Pier Ferdinando Casini. Nome non tra i favoriti di Letta, ma sarebbe Casini "il candidato più accreditato tra i dem per tenere unita la maggioranza che sostiene il governo Draghi" secondo la Stampa. Le frasi di Letta confermano la svolta: "Dobbiamo fare tutto per tutelare Draghi in qualsiasi ruolo". Il nome di Casini ha grandi sponsor nel Pd, come Dario Franceschini, piace ai cattolici, "ma non è il candidato del segretario. Un particolare non da poco. La sua elezione sarebbe la vittoria di Matteo Renzi e non di Letta". 

Casini ha secondo il quotidiano torinese "una rete di amicizie personali e di alleanze che al momento opportuno – e cioè da domani – potrebbero trasformarsi in una coalizione". Anche solo per un giorno, quello della quinta votazione. Vorrebbe dire 7 anni al Quirinale per l'ex doroteo. 

Casini e la strategia del silenzio

Negli ultimi sei mesi Casini si è limitato a pochissimi comunicati stampa: uno per felicitarsi della liberazione di Patrick Zaki, uno per rendere omaggio a Desmond Tutu, poi un messaggio di cordoglio per la morte del fratello di Ignazio La Russa. Negli ultimi giorni, qualche battuta con i giornalisti e poco altro. Su tutto il resto silenzio assoluto, in piena coerenza con la sua vecchia scuola politica. Non si espone perché sa bene, da vecchia volpe dell'agone, che è inutile. Solo venerdì mattina, quando la quinta votazione si avvicinerà, si entrerà nel vivo.

"A questo punto, dal punto di vista istituzionale, io sono un soggetto passivo e non attivo. Sto a casa con le mie figlie. Ho deciso di non parlare più, di non mandare messaggi, di non fare più niente" dice a Repubblica Casini, intercettato al telefono. "Dovete capire che in questo momento, una parola è poca e due sono troppe. E comunque a questo punto non so più niente. E soprattutto non voglio sapere più niente. Si vedrà".  

(FOTO ANSA-CASINI)

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