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Giovedì, 18 Aprile 2024
Politica

Quirinale, domani il primo scritunio: si fa sul serio sul post-Napolitano, Bologna c'è

Al via l'elezione più importante dell'anno per scegliere il Presidente della Repubblica: i 5 Stelle voteranno in blocco Milena Gabanelli, pare si sia invece sfilato Romano Prodi. Gli scenari possibili

2013 anno di elezioni. Primarie, politiche, Papa e ultimo, ma c'è chi dice no, il Presidente della Repubblica. Si parte alle 10 di domani, 18 aprile, ma i giochi non sono ancora chiari. Movimento 5 Stelle a parte che, dopo le Quirinarie online, ha scelto Milena Gabanelli, giornalista di casa nostra, emiliana di Nibbiano, Piacenza, laureata al Dams di Bologna, impeccabile conduttrice di Report e campionessa di querele per i tanti “poteri forti” tirati in ballo nelle sue super-inchieste, quindi una giornalista.

Un altro bolognese di adozione era in lizza, Romano Prodi, comparso a sorpresa tra i dieci nomi proposto dai "grillini" e, manco a dirlo, sponsorizzato in massa dal Pd bolognese, "al mille per mille" anche per il numero uno Raffaele Donini: "sarebbe un giorno bellissimo".

Ma se la Gabanelli rifiutasse? Allora i “grillini” voteranno Gino Strada, fondatore di Emergency, che ha già declinato l’invito, quindi Stefano Rodotà, giurista, terzo classificato, già iscritto al Partito Radicale di Pannunzio, più volte deputato del Pci e Pds, membro della Commissione parlamentare per le riforme costituzionali, o Bicamerale, parlamentare europeo e primo presidente dell’autorità garante per la protezione dei dati personali dal 1998 al 2002, quindi, oltre a un docente, un politico.

IL PD. “Bersani voti la Gabanelli e poi chissà, si vedrà...” le parole di Beppe Grillo, parrebbe un’apertura a un esecutivo a guida Segretario Pd, ma, secondo i retroscenisti, rivela un leader 5 Stelle furbo, che, ancora una volta, lascia a Bersani la responsabilità di dare o meno un governo all’Italia, ovvero di tornare alle elezioni.

Ed è crisi nera per i Democratici che si sono visti impallinare del fuoco amico di Matteo Renzi sia Angela Finocchiaro, colpevole di essere andata all’Ikea con la scorta, che Franco Marini, trombato alle ultime elezioni. Un nome ancora, quello di Giuliano Amato, che, nonostante tutto, pare non piaccia a nessuno: numerose cariche, nella prima e nella seconda repubblica, socialista a fianco di Craxi, capo di un governo tecnico nel 1992, ministro dei governi di D’Alema e Prodi e titolare di una pensione mensile a quattro zeri.

Rodotà forse potrebbe piacere al centro sinistra, sebbene anche il super-papabile Romano Prodi, che soddisferebbe (quasi) tutti, respinga l’ipotesi e continui senza scossoni il suo lavoro internazionale, come presidente il Gruppo di lavoro ONU-Unione Africana sulle missioni di peacekeeping in Africa. Parole di Sandra Zampa, deputata di spicco del Pd felsineo molto vicina al Professore.

Anche il coordinatore di giunta Matteo Lepore, qualche giorno fa lo aveva indirettamente definito un 'marziano' per il suo appoggio, da non bolognese, al referendum che mira a cancellare i fondi comunali alle scuole paritarie (Rodotà è il presidente onorario del comitato referendario) e oggi, invece, lo definisce "un buon presidente della Repubblica". "Non condivido una sua recente presa di posizione che riguarda la nostra città ma questo non significa che non lo consideri una persona degna, anzi degnissima per quel ruolo", spiega Lepore, ricordando che "di recente ho proposto di modificare lo Statuto del comune di Bologna, introducendo un emendamento che riprende quello che già Rodotà propose per la Costituzione Italiana per il diritto alla Rete". Dunque, conclude Lepore, "chissà che una sua eventuale elezione non ci porti dentro una politica che parla di nuovo di noi". Quella di Lepore non è l'unica presa di posizione in città. Anche l'ex capogruppo Pd, oggi parlamentare, Sergio Lo Giudice ed esponenti di Sel si sono schierati a favore del giurista che è annunciato in città il 30 aprile per un'iniziativa proprio pro-referendum.

IL PDL. E il partito di Berlusconi? E' iquello che, paradossalmente sta meglio. Sfumata la candidatura di Gianni Letta, il Pdl ha fatto anche il nome di D'Alema, ma potrebbe accettare Giuliano Amato o Luciano Violante: i più maliziosi sono pronti a giurare che la loro "figura di garanzia" potrebbe essere il primo, per la vicinanza a Bettino Craxi. Strano davvero l'endorsement del secondo: un magistrato, militante del Pci e poi presidente della Camera sotto Prodi e, anche qui, alcuni cattivoni ricordano un suo celebre discorso alla Camera: "L’onorevole Berlusconi sa per certo che gli è stata data la garanzia piena, non adesso, nel 1994, che non sarebbero state toccate le televisioni quando ci fu il cambio di governo... Ci avete accusato di regime nonostante non avessimo fatto il conflitto di interessi, avessimo dichiarato eleggibile Berlusconi nonostante le concessioni, ma durante il governo di centrosinistra il fatturato di Mediaset è aumentato di 25 volte”.

I GRANDI ELETTORI. All'elezione partecipano tre delegati per ogni Regione eletti dal Consiglio regionale in modo che sia assicurata la rappresentanza delle minoranze. La Valle d'Aosta ha un solo delegato. Per l’Emilia Romagna voteranno Enrico Aimi (PDL), Vicepresidente del Consiglio regionale, Palma Costi (PD), Presidente Consiglio Regionale e Vasco Errani (PD), Presidente della Regione.

Ore importantissime per il paese poiché il nuovo Presidente della Repubblica avrà poteri più ampi rispetto a Giorgio Napolitano che negli ultimi mesi di mandato non avrebbe potuto sciogliere le camere, da qui la cautela nell'affidare l'incarico a Pierluigi Bersani che non ha la maggioranza al Senato e a sponsorizzare un governo di larghe intese, in latre parole "mettevi d'accordo".

COME SI VOTA. L'elezione del Presidente della Repubblica ha luogo per scrutinio segreto a maggioranza di due terzi dell'assemblea (672 voti). Dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta (504 voti). Può essere eletto Presidente della Repubblica ogni cittadino che abbia compiuto 50 anni e goda dei diritti civili e politici. L'ufficio di Presidente della Repubblica è incompatibile con qualsiasi altra carica.

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