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Lunedì, 5 Giugno 2023
Politica

Elezioni sindaco, Pd in travaglio per l'ipotesi Conti

La sindaca di San Lazzaro, dopo l'investitura di Matteo Renzi, scompagina gli schieramenti interni ai dem, complicando ulteriormente il travaglio per la scelta del candidato del centrosinitra alle prossime comunali. Matteo Lepore e Alberto Aitini, entrambi candidati, per ora aspettano il verdetto sulle primarie. Interne o di coalizione? Le coop si tirano fuori: "Esterni alle dinamiche dei partiti"

Prendendo a prestito un paragone cinematografico abusato, si potrebbe dire 'una poltrona per tre', o meglio, 'una poltrona per due e mezzo'. Il 'mezzo' ancora non si sa chi è, ma tutti e tre lavorano per non finirci, in quel 'mezzo'.

La 'mossa' di Matteo Renzi di indicare Isabella Conti, attuale sindaca di San Lazzaro, come possibile candidata a sindaco di Bologna ha creato più di uno scossone al già fragile equilibrio interno al Pd bolognese, dopo mesi di scontri, più o meno alla luce del sole, tra le due correnti principali che si vogliono contendere il posto da candidato ufficiale della Ditta sotto le Due Torri. E ora sembra che sia tutto da rifare, o quasi. Già, perché per ora le candidature in ballo rimangono quelle.

Da una parte l'attuale assessore alla cultura e 'delfino' indicato da Merola, Matteo Lepore. Da mesi uscito allo scoperto, Lepore in città guarda prevalentemente a sinistra del Pd, che sotto le Torri vuole dire Coalizione civica, le Sardine, l'ala 'Coraggiosa' di Elly Schlein, ma non fa mistero di poter anche ampliare il 'gruppone' dall'MS5 rinnovato fino al centro cattolico, però sempre dietro una guida che non vi converga tout court.

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In modo diverso la vede Alberto Aitini, attuale assessore alla sicurezza della giunta Merola. Aitini è portato in dote (anche) dall'area di Base riformista, gli ex renziani, e da chi, in casa dem, preferisce invece che si guardi al centro per pescare un bacino di voti vincente alle elezioni autunnali. Aitini si è distinto, sin dall'inizio del suo mandato, per una particolare cura dell'aspetto della sicurezza: sempre presente in un'area della città critica, e sovente severo nei giudizi per quanto riguarda al lotta al degrado.

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Fino a pochi giorni fa, e dopo un lungo travaglio autunnale che aveva fatto affiorare e sfumare candidature una dopo l'altra, erano questi i due attori in campo, e le alternative sia in caso di primarie che di candidato unitario si giocavano in casa Pd. Poi è spuntata l'ipotesi Conti.

A Bologna, Isabella Conti non vuole dire Matteo Renzi o Italia Viva, o almeno non solo. Il suo nome, nel territorio, è conosciuto per altro, e cioè per due motivi.

Il primo: essere riuscita in qualche modo a bloccare la cosiddetta 'Colata di Idice', un maxi-progetto immobiliare, che avrebbe dovuto essere edificato da alcuni consorzi di cooperative, in una area verde del comune alle porte di Bologna, riuscendo poi a vincerne anche tutti gli strascichi giudiziari.

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Il secondo credito pro Conti è la sua rielezione, dopo il cosiddetto 'no alle coop' e un mandato da sindaca alle spalle. Una rielezione-plebiscito con oltre l'80 per cento dei voti incassati nella tornata elettorale. Percentuali 'sanlazzaresi' insomma, che non si vedevano nel Bolognese dai tempi del Muro di Berlino.

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Con questa dote, l'ingresso di Conti spariglia le carte. Mentre la diretta interessata ancora prende tempo per sondare le possibilità effettive di una sua candidatura ufficiale, in casa Pd si valuta la prospettiva. Isabella Conti, per via dei suoi trascorsi con Idice, potrebbe essere una ottima avversaria da anteporre a Lepore, considerato da molti troppo vicino al mondo cooperativo. 

Peraltro il Pd un candidato alternativo ce lo ha già, Aitini, e nei giorni scorsi infatti si prospettava l'ottica di effettuare primarie interne al Pd per stabilire gli ordini di scuderia alle elezioni.

Quindi negli ultimi giorni si sta facendo ampio spazio l'ipotesi primarie di coalizione, anche se -va detto- alcuni tra i dem stanno appuntando a Iv (e quindi a Conti, indirettamente) l'incertezza circa una scelta netta di campo, dato che in altre grandi città, come a Torino, i renziani non hanno fatto mistero di pensare a un apparentamento con il centrodestra, nel tentativo di fare desistere le alleanze Pd-M5S anche nei territori locali.

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Dinamiche nazionali insomma, ma il nodo coalizione c'è anche a Bologna. Il Pd ha chiesto a Renzi di chiarire con chi sta, e chi in queste ore alza barricate all'ipotesi Conti ricorda che non dappertutto i renziani vanno a braccetto con il centrosinistra. "Ma se anche Conti facesse le primarie e le vincesse Lepore sosterremo lui", smorzano (per ora) gi Iv bolognesi.

Il ragionamento in casa dem: guai ad avere due candidati per la coalizione

Con una terza possibile candidata a far capolino, il rischio di rimanere con il cerino in mano per il Pd è alto, soprattutto in vista delle primarie di coalizione. E per questo, l'obiettivo del Pd a Bologna rimane quello di avere un solo candidato sindaco in campo.

"Faremo di tutto perché non accada" che ci siano due dem in corsa. A dirlo chiaramente è il senatore Stefano Vaccari, responsabile organizzativo del Pd nazionale, parlando all'agenzia 'Dire'.

"Stiamo provando a capire col Pd di Bologna in quali tempi si può arrivare a una sintesi unitaria all'interno del partito -spiega Vaccari- e sulla base di questo convocare il tavolo della coalizione, dove si discuterà della candidatura in campo e se ci sono altre forze politiche che propongono un loro candidato".

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E tra i due, con un Lepore già attivo con il suo movimento per preparare i comitati per le primarie, è Aitini che i rumors nei corridoi dem indicano come quello più "in difficoltà" e il cui passo indietro viene considerato come più verosimile. Anche se l'assessore alla Sicurezza continua a far filtrare la sua convinzione di voler andare avanti.

E' però possibile che il Pd si presenti con entrambi i candidati in campo alle primarie? "Faremo di tutto perché non accada", è lapidario Vaccari. Che poi lancia una sorta di ultimatum ai renziani. "Il tema è che le candidature si fanno nelle sedi opportune, non sui giornali o sui social -sferza il responsabile organizzativo del Pd- se Italia viva non partecipa al tavolo della coalizione, vuol dire che sta fuori dal centrosinistra e fa un'altra battaglia, come ha fatto in Puglia dove Ivan Scalfarotto si è candidato contro di noi".

Le coop: "Noi tirati in ballo, ma estranei alle correnti nei partiti"

Le coop intanto ribadiscono la loro "autonomia ed estraneità dalle dinamiche interne ai partiti" e rinnovano la "disponibilità a confrontarsi con tutti, nel merito delle questioni e nel rispetto dei fatti, in primis sui temi dello sviluppo sostenibile, del lavoro, della cura e della ripresa post pandemia".

E' questa la posizione dell'Alleanza delle cooperative italiane di Bologna", che dal 2012 rappresenta Legacoop, Confcooperative e Agci. Le cooperative aderenti "sono soggetti economici indipendenti dalle parti politiche. Parliamo di imprese che da anni generano valore per il territorio bolognese, dando risposta ai bisogni di decine di migliaia di persone, creando occupazione, contribuendo alla coesione sociale e supportando lo sviluppo sostenibile di Bologna".

Ebbene la cooperazione bolognese, sottolinea ancora Alleanza delle cooperative, "non è disposta ad essere essere strumentalizzata per finalità personalistiche o di posizionamento politico. Le imprese cooperative bolognesi, le decine di migliaia di lavoratrici e i lavoratori, i milioni di soci e socie meritano maggior rispetto. Non possiamo accettare -si conclude- che un ecosistema vitale come quello cooperativo sia oggetto di forzature strumentali".

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