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Venerdì, 29 Marzo 2024
Elezioni comunali 2016

Elezioni, "intervista doppia" Borgonzoni/Bernardini: prima alleati, oggi avversari

I candidati Manes Bernardini e Lucia Borgonzoni l'uno di fianco all'altra a pochi giorni dal voto: hanno condiviso un partito, sono divisi dalla scelta fra un partito e una lista civica

Due candidati sindaco in un faccia-a-faccia sui temi che più interessano la città a poco più di una settimana dal voto. Sono stati compagni di partito (la Lega Nord) e oggi corrono alle amministrative come avversari: sono Lucia Borgonzoni e Manes Bernardini, la prima per il centrodestra, il secondo leader della lista civica "Insieme Bologna". 

La "doppia" Borgonzoni/Bernardini chiude la serie: il primo confronto in questa formula è stato fra Massimo Bugani/Federico Martellonipoi è stata la volta di Mirko De Carli/Ermanno Lorenzoni e infine abbiamo messo sul ring l'accoppiata Matteo Badiali/Sergio Celloni

A domanda risposta, preferibilmente secca e sempre parallela a quella dell'avversario politico che sta virtualmente di fianco per poter delineare i profili, mettere a confronto proposte, soluzioni, punti di vista. Anche con Lucia Borgonzoni e Manes Bernardini partiamo dai temi che hanno più a cuore i bolognesi: sicurezza, lavoro, problema casa e degrado.  

SICUREZZA. Ci sono luoghi (in periferia, ma anche in centro) dove i residenti continuano a lamentare situazioni di micro-criminalità con percezione di insicurezza elevata. Cosa non ha funzionato fino ad ora? Come si può affrontare al meglio il tema sicurezza per tutelare i cittadini e quali (se ce ne sono) le buone pratiche da cui prendere spunto da altre città/nazioni?

Lucia Borgonzoni - La sicurezza è uno dei nodi principali da affrontare perché senza di essa, diventa complessa ogni azione del vivere quotidiano. Non si può pensare ad amministrare bene una città, senza un piano chiaro volto a riportare alla legalità intere zone urbane di fatto ad oggi abbandonate nelle mani della delinquenza. Quando parliamo di sicurezza, vogliamo intendere, non solo un maggior controllo del territorio, a breve termine, come telecamere visionate in tempo reale dalle Forze dell’Ordine, più illuminazione anche a sensori nelle zone buie o periferiche e sgravi sulle tasse comunali, per i privati, siano essi singoli o attività commerciali che decidono di collaborare con l’amministrazione per aumentare il presidio/controllo del territorio, ma anche una pianificazione nei comparti di residenza pubblica che prevedano tetti % di stranieri e nuclei famigliari sotto la soglia di povertà, per evitare ghetti e favorire sia l’integrazione che il mutuo soccorso dei residenti. Sicurezza vuole anche dire incentivare tutte le attività anche notturne che seguono le regole, perché sono uno dei migliori strumenti di controllo e presidio del territorio, punendo solo chi sbaglia e non l'intera categoria. Una città “morta” è una città facilmente preda di chi vuole commettere crimini. Ritengo importante che la Pubblica Amministrazione divenga promotrice, di concerto con le Forze dell’Ordine, di corsi anti-truffa e anti-raggiro dedicati agli anziani e veicolati a loro, anche dagli amministratori di condominio, visto che non tutti hanno la possibilità di recarsi nelle sedi di quartiere per poter essere informati.

Manes Bernardini - Fino ad ora non ha funzionato un'Amministrazione comunale che ha sottovalutato il problema sicurezza in città, senza impostare un'azione che lo andasse a colpire al cuore. Credo che il primo punto sia valorizzare il corpo della Polizia municipale, che va messa in grado di svolgere al meglio il suo lavoro. Occorre una riorganizzazione della stessa, con un impegno del sindaco in prima persona a fornire gli strumenti necessari, e la realizzazione di una centrale unica di polizia che possa mettere in rete tutte le telecamere pubbliche e private presenti sul territorio, per dare una risposta al cittadino già al momento della chiamata. Questo avviene in Texas, ad esempio, dove la sicurezza è un fiore all'occhiello delle amministrazioni locali. Là esiste anche un numero unico di emergenza, cosa che anche a Bologna si potrebbe fare, razionalizzando così le forze del territorio, con l'ausilio di una centrale operativa che possa dare aiuto immediato all'utente, ad esempio accendendo con un click una telecamera di posizionamento dell'area interessata. Si può quindi puntare molto sulla tecnologia. Ci deve poi essere una buona Amministrazione, ferma nel fare rispettare a tutti le regole, regole che non hanno colore, e che pone la sua attenzione sull'educazione civica, oggettivamente carente. In tal senso, occorre un nuovo patto Università-Comune per ciò che riguarda la zona universitaria e gli studenti dissidenti che tengono in ostaggio un'intera città.

LAVORO. Tante le imprese del nostro territorio, anche storiche, cadute sotto i colpi della crisi o che hanno deciso di delocalizzare, con ripercussioni drammatiche. Dove ha fallito la politica del lavoro adoperata finora? Come si può intervenire in concreto e con effetto quasi immediato?

Lucia Borgonzoni - Le vicissitudini subite dai dipendenti della Saeco di Gaggio Montano (per ricordare una delle tante aziende del nostro territorio) non solo dovrebbero indurci a considerare le politiche nazionali (in tema di pressione fiscali alle aziende) sinora attuate dal Governo, a dire poco fallimentari ma, ad emettere un vero e proprio j’accuse nei confronti dello stesso. Se la pressione fiscale per le aziende arriva circa al 70% come si può pensare di trattenerLe sul territorio? Ma se volgiamo lo sguardo a livello locale la situazione non migliora di certo. Le attività commerciali a Bologna, hanno subito di tutto: dai problemi legati alla insicurezza dilagante (furti, rapine...), alla viabilità (con tutti i cantieroni possibili e una mancata pianificazione per le grandi infrastrutture), alle tasse troppo alte e mal ripartite, alla delirium tax (un vero e proprio scandalo dell'imposta sulla pubblicità...TASSATI PURE IN MENU' IN VETRINA...), per non parlare dell’ultima modifica approvata proprio ieri: niente dehor, o qualsiasi altra autorizzazione legata alla Cosap, per chi non e' in regola con i pagamenti della Tari, ennesima decisione che rischia di colpire sempre i soliti. Occorre valorizzare le imprese ed i "cervelli" del nostro territorio con un raccordo sempre maggiore tra Comune Impresa e Università

Manes Bernardini - Il tema del lavoro credo sia più importante della sicurezza, in quanto l'insicurezza nasce spesso dal fatto che molte persone, non avendo risposta in termini occupazionali e sociali, sono portati a intraprendere un percorso di illegalità. Per parlare di lavoro si deve parlare di competitività territoriale, in una Bologna che è città metropolitana, e affrontare le sfide con le altre realtà metropolitane quali Milano, Monaco, Francoforte. Inoltre, per essere capaci di fare investimenti bisogna ragionare in termini di forte sinergia tra Università, territorio e imprese. Occorre garantire, tramite infrastrutture, una fiscalità omogenea sull'intera area della città metropolitana. Bisogna potenziare la Fiera, un polo ristretto oggi in profonda crisi, e creare sinergia con il Centergrooss, polo della moda: oggi vedo questi come contenitori troppo sfilacciati e disconnessi uno dall'altro, che non fanno rete, in un contesto odierno nel quale la politica subisce la realtà senza riuscire a governare nella quotidianità.

CASA. Uno dei nodi da sciogliere in città è quello dell’emergenza abitativa e delle tante occupazioni che ne conseguono. Le sue soluzioni immediatamente realizzabili? La legge va bene così com'è?

Lucia Borgonzoni - L’emergenza casa che stiamo vivendo è figlia di anni di controlli non fatti (se non a campione), per chi accedeva ad un alloggio popolare, che di fatto hanno creato ingiustizie sociali protratte per anni e anni. L’accesso ai servizi come quello della casa, vanno rimodulati tenendo conto delle “nuove povertà”, come chi ha perso il lavoro e per colpa della riforma Fornero, non ha ancora l’età pensionabile, i padri separati, o tutte quelle donne sole che crescono dei figli in mezzo a mille difficoltà ecc…Abbiamo dei servizi sociali che non sono in grado di rispondere al fabbisogno e non perché non vi sono case da assegnare (al 10 maggio erano 320 gli alloggi da ripristinare) ma perché è talmente farraginosa e burocratizzata la procedura che l’amministrazione non sembra neanche in grado di conoscere la situazione reale del suo patrimonio, visto che non interviene per mettere a disposizione quello e poi spende soldi pubblici per affittare
strutture dove mettere chi entra nell’emergenza abitativa.

Manes Bernardini - L'emergenza abitativa è la conseguenza di una mancanza di adozione di politiche abitative vere, così abbiamo fasce di persone con reddito troppo alto per accedere alle case popolari ma troppo basso per reperire alloggi sul mercato immobiliare. L'Amministrazione ha gestito malissimo questo problema, in quanto avvallare le occupazioni di immobili pubblici e privati tradisce la filosofia della correttezza della sua gestione. La vera emergenza abitativa sta nelle tante persone residenti che, stando in silenzio e in zona d'ombra, hanno perso il lavoro e non riescono più a pagare l'affitto né a trovare un altro alloggio. Tra gli occupanti che fanno rumore, invece, sono pochi i residenti a Bologna o nell'area metropolitana; spesso infatti una regia politica occulta ha importato in città persone da tutta la regione e da fuori regione, sfruttandole dal punto di vista ideologico-politico, per lanciare il giusto allarme dell'emergenza abitativa ma porre poi una risposta sbagliata con le occupazioni. Occorre lavorare sugli immobili invenduti. Già nel 2011 avevamo proposto un fondo etico patrimoniale, oggi attualissimo, finanziato da privati, pubblico e da fondazioni, che prevedeva la ricontrattazione, presso imprenditori che avevano case invendute, del prezzo di costo di realizzo. Con la ricollocazione sul mercato di immobili che già ci sono, e con affitti a riscatto che prevedono di scalare il prezzo di acquisto dopo anni, daremmo una risposta immediata a chi ha bisogno di un tetto, accompagnandoli nel corso dell'emergenza abitativa, e a tante imprese in difficoltà in questo momento.

DEGRADO. In alcune zone le scene di degrado sono denunciate con frequenza. Esasperati per esempio alcuni residenti delle zone al centro della movida, mentre dall'altra parte i gestori fanno il loro gioco...sarà mai possibile metterli d'accordo? Come?

Lucia Borgonzoni - Per risolvere il problema della zona universitaria e non solo, bisogna: 1) togliere l'ordinanza, che non risolve il problema dei residenti (costretti a subire il caos prodotto dagli abusivi) e penalizza, comportando danni incalcolabili, le attività commerciali. Chi sbaglia deve pagare in prima persona, non deve esistere una colpa collettiva. I locali ben gestiti sono il primo presidio per la sicurezza; 2) va multato, ma seriamente, chi acquista alcol dagli abusivi (il bottiglia, ma anche lattina) e stroncato il racket che si nasconde dietro questo fenomeno; 3) il comune in collaborazione con l'Università deve concretizzare progetti per "riprendere possesso" della zona universitaria; 4) va riaperta alla viabilità Via Zamboni; 5) devono aumentare i presidio nella zona, ma mobili e non in sede fissa, dotando anche la PM degli strumenti adeguati per potere intervenire; 6) i gestori e la sicurezza dei locali, devono avere un contatto diretto con le Forze dell'Ordine per segnalare le criticità pericolose in tempo reale; 7) aumento delle telecamere e dell'illuminazione...dove installate dai commercianti o dai cittadini, il comune deve concedere sgravi sulle tasse per ripagararli dell'aiuto concesso.

Manes Bernardini - Di nuovo una conseguenza di una buona Amministrazione che non c'è stata. Bisogna dotare la città di strumenti per evitare che ci sia il degrado, imporre il rispetto delle regole, saper gestire il rapporto tra i gestori dei locali e i fruitori della movida con il giusto equilibrio. Bologna è legata alla vita notturna ed è conosciuta nel mondo per la figura dei biassanot, coloro che vivevano la notte come modello di vita: oggi dobbiamo riuscire a far capire come la libertà di una categoria deve rispettare la libertà degli altri. Non si può puntare il dito solo contro i gestori dei locali, perché un locale aperto dà sicurezza e attua una sorta di controllo del territorio in una città che può puntare tutto sul turismo e non può avere il corpifuoco alle 11 di sera o a mezzanotte! Alla fine il problema è l'esagerazione e vanno puniti quei comportamenti che degenerano perché nessuno fa rispettare le regole. Così, tutti si sentono liberi di fare tutto e gli unici a rimetterci sono i gestori, mentre non si fa nulla per le tematiche che portano il degrado. Le ultime ordinanze, oltre ad essere risposte tardive a problemi veri, vietano sì la vendita di birra dopo una certa ora ma poi permettono di fatto lo spaccio di alcool abusivo in tutte le vie del centro: ecco, questo stride nel controllo del territorio perché se da una parte si usa il pugno di ferro con i gestori, lo si deve poi usare anche nei confronti di chi ha condotte sbagliate.

Quali differenze ci sono secondo voi fra l'affrontare una campagna elettorale supportati da un partito e correre con una lista civica? Vantaggi e svantaggi?

Lucia Borgonzoni - Trasparenza direi…io sono il candidato del centrodesta e rappresento un movimento, la Lega, e questo dà la garanzia di un progetto chiaro e inequivocabile. Le liste civiche o finte civiche, vivono in quella zona d’ombra che spesso serve a confondere i cittadini, vivono in quella poca chiarezza che poi trasporterebbero nei fatti se eletti anche in opposizione. Mi spiego meglio, c’è chi si vende di destra, ma in realtà mi sembra che faccia il gioco di sponda con la sinistra.

Manes Bernardini - Noi di Insieme Bologna siamo liberi, rendiamo conto solo al cittadino, che diventa protagonista senza cadere in ideologie proprie dei partiti. Ai componenti della nostra lista non abbiamo chiesto l'appartenenza politica, ma solo se amavano Bologna e se avevano tempo e voglia di dedicare la loro professionalità al servizio della città. Svantaggi? Sinceramente non ne vedo, quando il cittadino e la politica delle cose concrete diventano protagonisti non c'è svantaggio. Questo c'è se il cittadino pensa che le elezioni amministrative siano elezioni politiche e vota i simboli di partiti nazionali credendo di fare scelte migliori a livello locale; a livello locale vanno guardate le persone e i programmi e non bisogna cadere nelle contrapposizioni ideologiche. Lì perde solo la città.

Quanto avete speso per la vostra campagna? Se non volete dare dei numeri diteci se è stata low-cost e su cosa avete investito di più, ma anche come è avvenuta la raccolta dei fondi...

Lucia Borgonzoni - Al momento della presentazione della lista elettorale abbiamo consegnato anche il preventivo di spesa di questa campagna elettorale che, rispetto a quello investito cinque anni fa dal centrodesta, è molto più basso. Questa volta abbiamo la fortuna che a parlare per noi, è il lavoro svolto in questo mandato, a parlare sono i fatti e le proposte.

Manes Bernardini - La nostra campagna è molto low cost e alla fine renderemo pubblico il rendiconto di entrate e uscite, con la massima trasparenza. La campagna è stata finanziata non dai partiti ma dalla società civile, produttiva e associativa della città di Bologna che crede nel nostro progetto.

Per alcuni elettori bolognesi (e lo sappiamo perchè ce lo hanno detto) è difficile scegliere fra voi due...fate loro un appello?

Lucia Borgonzoni - Non dovrebbero esserci difficoltà nello scegliere tra uno o l’altro, visto che io rappresento le forze di opposizione al Governo Renzi, al contrario di lui, che ha come “grandi elettori” gente come la Castaldini NCD, Galletti e Casini UDC, esponenti e leader di partiti che sostengono uno dei peggiori Governi mai subiti dagli italiani, i fautori di un’invasione incontrollata, della Riforma Fornero e del Job Act. Mi appare chiaro che le politiche reali nostre o sue su Bologna abbiano una visione legata a due idee di città diverse, la mia certamente NON RISPONDERA’ MAI a gente come Alfano o Casini. 

Manes Bernardini - In realtà credo non sia difficile scegliere tra Bernardini e Borgonzoni: siamo due persone completamente diverse, abbiamo un modo di fare politica completamente diverso e soprattutto abbiamo un approccio diverso nei confronti della città. Ai cittadini il giudizio su chi sarà un sindaco migliore per Bologna.

Cosa pensa veramente del suo avversario? Ci saprebbe dire un suo punta di forza e uno di debolezza?

Lucia Borgonzoni - Forza: i soldi che ha investito nella campagna elettorale, gli serviranno per pubblicizzare su larga scala la sua candidatura; debolezza: preferisco parlare dei miei programmi per la città, più che delle “mancanze” degli altri, saranno i cittadini a decidere.

Manes Bernardini - Dei miei avversari penso tutto il bene. Quando sono leali e corretti, come ritengo di essere io nei confronti di tutti, posso dire solo che sono dei bravissimi avversari. Un punto di forza della Borgonzoni? Salvini. Debolezza? Sempre Salvini!

Faccia un augurio pre-elezioni al suo collega qui di fianco...

Lucia Borgonzoni - Gli sorrido. 

Manes Bernardini - L’augurio più importante lo faccio alla città: avere il sindaco migliore, quello davvero capace di rilanciare Bologna. Alla mia avversaria auguro, invece, una bella carriera nel suo partito.

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