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Elezioni Bologna 2021

Elezioni, Roberto Grandi capolista per Lepore: "Nessuna nostalgia per la Bologna del passato, sì però a un futuro più umano"

INTERVISTA - "Bologna mi candido per te": queste le prime parole scritte da Roberto Grandi per fare il suo annuncio. Subito dopo, le dimissioni dalla presidenza di Istituzioni Bologna Musei

Roberto Grandi, che si è appena dimesso da Presidente Istituzioni Bologna Musei perchè è un ruolo che costituisce ineleggibilità, è il candidato capolista della lista Matteo Lepore Sindaco. Ex docente universitario, assessore alla cultura a Palazzo d'Accursio dal 1996 al 1999 ed ex pro rettore alle Relazioni Internazionali dell'Unibo, Grandi ha voluto spiegare la sua scesa in campo con un annuncio non convenzionale, almeno per il linguaggio della politica: "L’annuncio in forma scritta di partecipazione a una campagna elettorale segue sempre due regole. Deve essere rivolto direttamente ai potenziali elettori, per fare in modo che si riconoscano nel destinatario proposto dal politico e deve essere sintetico perché, si dice, l’attenzione agli appelli elettorali si allenta dopo quattro-cinque righe. Con la mia dichiarazione ho costruito un testo che va contro queste regole auree. Non si rivolge direttamente ai potenziali elettori, non è sintetico. Mi rivolgo direttamente a Bologna". (Bologna, mi candido per te si legge).

E come si è rivolto alla sua città? 

"Elencando le ragioni della mia candidatura. Queste ragioni fanno riferimento all’intreccio tra la mia biografia (che è simile a quella di tante e tanti altri) e la storia e memoria di Bologna, intesa come un corpo vivente costituito dalle relazioni, che mutano nel tempo, tra le persone e il contesto ambientale sociale, economico, urbanistico, culturale, emotivo. Le ragioni della mia candidatura le ho distinte tra quelle che appartengono al tempo passato con Bologna e al suo futuro. Spero che si colga che non c’è nostalgia, ma il recupero di una trama di valori, relazioni e desideri che si proiettano sul futuro. Se vogliamo, un futuro che l’innovazione continua deve rendere più umano e in cui la qualità della vita in tutte le sue dimensioni sia collocata al primo posto per una città sostenibile, mappa di desideri, diritti, innovazione, per una città che costruisca la sua storia sempre guardando al futuro. Credo che sincerità e attenzione al linguaggio siano due valori per chi comunica, anche in campagna elettorale".

Lei è un uomo di cultura e spesso si crede che cultura e politica siano quasi agli antipodi. Che ne pensa? Qualche esempio celebre e positivo di ottimi uomini di cultura prestati alla politica o il contrario? Lei fra l'altro è già stato assessore: che ricordo ha di quella esperienza? 

"In Italia c’è una tradizione di relazione positiva che risale al dopoguerra. Per tenerci ad esempi del nostro territorio vorrei ricordare il sindaco Renato Zangheri docente di Storia Economica, che non a caso ha istituito il primo assessorato alla Cultura in Italia. Poi a livello locale in Consiglio Comunale hanno seduto pe molti anni i colleghi Ivano Dionigi e Gian Mario Anselmi. Uno storico dell’arte come Eugenio Riccomini è stato vice sindaco. Concetto Pozzati è stato Assessore alal Cultura, prima di me. Ricordo la mia esperienza da assessore ome una esperienza molto positiva: era la prima volta che mi impegnavo pubblicamente fuori dall’Università. Come coordinatore del Comitato Bologna Città Europea del 2000 ho portato avanti per tre anni tutte le iniziative locali, nazionali e internazionali per selezionare gli eventi del 2000 e i nuovi spazi culturali. Poi la maggioranza è cambiata e altri hanno gestito ciò che avevo con tanta competenza e passione preparato. Questo è il senso della democrazia: le attività pubbliche devono essere realizzate per il bene pubblico non per il proprio ego".

Osservando la campagna elettorale per come si è svolta fino a questo momento quali considerazioni farebbe? Se la sente di fare qualche previsione sul risultato? Secondo lei saranno consultazioni partecipate? 

"Credo che sia presto fare una analisi sulla campagna elettorale perché, nonostante manchino meno di quattro settimane, tranne che nel centrosinistra dove le primarie e le successive iniziative di Matteo Lepore hanno delineato una strategia politica, il centrodestra e gli altri candidati sindaco hanno appena iniziato a definire il proprio percorso strategico. Penso che l’ampio numero di liste  garantisca una partecipazione accettabile e ritengo che il risultato si potrà discostare dalle previsioni attuali solo se vi saranno eventi al momento imprevedibili. Ricordiamo che ci possono sempre essere scelte sbagliate e penalizzanti". 

Di cosa ha bisogno Bologna per i prossimi 5 anni? 

"Deve accelerare sulla sostenibilità, innovazione, un welfare di qualità non solo sociale, anche educativo e culturale, che interpreti i bisogni partendo dai più fragili e da chi è rimasto indietro per diminuire la differenziazione sociale. Qualità, competenze, sicurezza dopo anni di incertezza e timore".   

Se la Bologna del passato fosse un'opera d'arte che opera sarebbe? E la Bologna del futuro come la immagine, sempre strizzando l'occhio al nostro patrimonio artistico?

"Direi che Piazza Maggiore possa essere metafora della Bologna passata e di quella futura: sotto la piazza e nei palazzi che l’attorniano sono stratificate tutte le età della città dall’antichità e immagino che il senso di bene comune di questo luogo rimarrà anche nel futuro". 

Chi è Roberto Grandi

L’impegno per Bologna contraddistingue da sempre il suo percorso. Particolarmente significativo il suo ruolo attivo all’interno delle due principali istituzioni cittadine: Comune di Bologna e Università di Bologna. Ha insegnato Comunicazioni di massa dal 1974; è stato membro della Giunta di Ateneo e Pro-Rettore alle Relazioni Internazionali dal 2000 al 2009. E’ stato Assessore alla Cultura del Comune di Bologna dal 1996 al 1999 e coordinatore del Comitato per Bologna Città Europea della Cultura 2000. Con competenza e passione ha contribuito allo sviluppo culturale della città e al posizionamento internazionale di Bologna come “città accogliente” in cui la cultura svolge un ruolo centrale verso turisti e residenti, anche attraverso forme di welfare culturale.     

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