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Europee 2014, Giuliano Cazzola: "Vado contro corrente. L'UE non è la causa della crisi"

Intervista al candidato Ncd: "L'unione ha tanti difetti, deve fare tanta strada, ma non è causa della crisi, semmai la risposta alla crisi". E Renzi? "Un ragazzotto presuntuoso"

Elezioni Europee 2014, il 25 maggio si va al voto (ecco come votare a Bologna). Fra i bolognesi in lizza per l'Europarlamento, anche Giuliano Cazzola, candidato del Nuovo Centro Destra nella lista Ncd-Udc-PPE, collegio del Nord Est. Una chiacchierata con lui per conoscere più da vicino il suo programma e la sua posizione su alcune delle tematiche più 'calde' legate al dibattito sull'Unione Europea. Ecco l'intervista:

L'Europa, così com'è, le va bene?

Vorremmo sempre che le cose fossero migliori di quello che sono. Alla sua domanda rispondo che questa Unione non è la migliore in assoluto, ma soltanto la migliore possibile. Ricorda la conclusione a cui arriva dopo molte peripezie il Candide di Voltaire? Noi viviamo sempre nel migliore dei mondi possibili. Con questa premessa le rispondo che il mio motto in questa campagna elettorale è ‘’Europa über alles’’ ovvero l’Europa prima di tutto in tedesco. La mia è una scelta provocatoria che vuole andare contro corrente rispetto al refugium peccatorum di tutte le forze politiche in questa campagna elettorale, sempre pronte, anche quelle europeiste, a dare ad Angela Merkel e alla Germania le proprie responsabilità. L’unione ha tanti difetti, deve fare tanta strada. Ma non è causa della crisi, ma la risposta alla crisi. Le opinione pubbliche dimenticano con troppa facilità che l’Unione ha poteri limitati e che le materie al centro dell’interesse delle popolazioni (la politica economica, il lavoro e il welfare) sono riservate agli Stati nazionali.

Cosa bisogna cambiare?

Io non credo che esistano due strade: quella che persegue il risanamento dei conti pubblici e quella che invece è orientata alla crescita e allo sviluppo. A mio avviso questa seconda strada comincia quando finisce la prima.  Nessun paese può crescere se non gode di una stabilità monetaria. E l’euro l’ha assicurata e l’assicura molto meglio delle monete nazionali. Se avessimo affrontato la tempesta perfetta della crisi con la vecchia lira oggi saremmo alla bancarotta, inchiodati a tassi di interesse insostenibili per decenni. Quelli che predicano la fuoriuscita dall’euro sono degli irresponsabili. Per quattro voti in più sarebbero disposti a mandare a gambe all’aria il paese. Le sembra che nell’economia globale si possa navigare con le svalutazioni competitive? Perché la crisi è durata così a lungo? Dopo l’anno terribile del 2009 il quadro macroeconomico si era ripreso. È scoppiata, a seguito della crisi della Grecia,  la crisi degli Stati e del loro debito sovrano, a partire da quelli più esposti, tra cui il nostro Paese. Si guardi attorno, i paesi che hanno ‘’risanato’’ più duramente i conti pubblici, parlo della Spagna, del Portogallo e persino della Grecia, oggi crescono più di noi. Questo governo di ragazzotti ha fatto carte false per trovare il modo di finanziare la loro mancia elettorale, ma nessuno si è accorto che abbiamo gettato nel cestino almeno 6 miliardi di euro che ci erano stati promessi dalla Ue quando era stata chiusa la procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia. Guardi, io sono pronto a dirle che il mio vangelo rimane la lettera della Bce del 5 agosto 2011.

"Operazione Mare Nostrum": secondo lei l'Italia deve uscirne?

Quando si entra in operazioni siffatte è difficile uscirne. E’ stato un errore iniziare. Quando si prendono delle decisioni sotto l’effetto di eventi drammatici sull’opinione pubblica si finisce sempre per non valutare tutte le conseguenze. La cattiva politica ragiona sempre sulla base del consenso che una sua iniziativa può ottenere nel breve volger di qualche settimana. Con l’operazione Mare nostrum abbiamo resi più sicuri gli sbarchi di clandestini sulle nostre coste che sono poi la frontiera dell’Europa. Noi sosteniamo di non poter essere lasciati soli, le istituzioni ed i governi europei riconoscono che anche loro devono farsi carico del problema, ma alla fine in prima linea ci siamo e ci restiamo noi. Chi ha salutato le c.d. primavere arabe adesso avrebbe di chi riflettere davanti ai Paesi dell’Africa settentrionale ora destabilizzati.

Come far fronte alla nuova ondata di immigrati? L'Europa cosa dovrebbe/potrebbe fare?

Il mio partito chiede innanzi tutto che vi apra una sede del Frontex  (l’autorità di sorveglianza delle frontiere) anche in Italia. Poi occorre potenziare anche con naviglio di altri Paesi la sorveglianza nel Mediterraneo e chiedere ad essi di farsi carico dell’accoglienza che non può riguardare solo noi. Comunque non ci sono soluzioni facili. Pensi a che cosa accade sulla frontiera tra Usa e Messico. Gli Usa non sono ‘’buonisti’’ come noi, e fanno buona guardia contro l’immigrazione clandestina. Eppure il fenomeno continua ad esistere.

Matteo Renzi ha detto che non rispetterà il vincolo di bilancio...secondo lei bisogna andare in Europa o rinegoziare il debito?

Non ho né stima né considerazione per questo ragazzotto presuntuoso. Credo che le regole vadano rispettate, nel nostro interesse.  Tutte, compreso il Fiscal compact  sui cui effetti esistono tante leggende metropolitane. Consiglio la lettura del saggio di Lorenzo Bini Smaghi,’’ Le 33 false verità sull’Europa’’ edito da il Mulino.

Appello ai cittadini: perchè devono andare a votare per le Elezioni Europee?

La discriminante fondamentale di questa fase politica passa tra chi è convinto che la strategia migliore per uscire dalla crisi  sia quella concordata con i nostri partner europei e chi, invece, ritiene che proprio questa strategia sia stata e sia la rovina del Paese. Ma voglio essere più chiaro ancora. Io sono nato nel 1941. Allora l’Europa era sotto il giogo nazi-fascista. Resisteva solo il Regno Unito. La Polonia era stata aggredita sia dalla Germania che dalla Unione sovietica. Volendo andare più indietro, ho avuto un nonno morto durante la Prima Guerra Mondiale. Mio padre, che era nato nel 1911, ha combattuto in due guerre: l’aggressione all’Etiopia e la Seconda Guerra Mondiale. Oggi l’Europa è un’oasi della democrazia dove tanti Paesi si mettono in fila per entrare. E si sforzano di conquistare i requisiti per far parte del club della moneta unica. Il nostro problema è un altri e lì stano le radici della nostra crisi: viviamo al di sopra delle nostre possibilità. Consumiamo il 50% della spesa sociale dell’intero pianeta, abbiamo il 25% del Pil e il 10% della popolazione.

Cosa l'Europa dovrebbe imparare dall'Italia?

Nulla. Non abbiamo niente da insegnare. Se non quello che di noi diceva Gabriel Garcia Marquez: ‘’Gli italiani hanno fatto quella scoperta che è la definitiva degli esseri umani: hanno scoperto che esiste solo una vita’’.  In parole povere, cerchiamo di vivere bene. Di spassarcela.  E spesso ci riusciamo anche, nonostante che i talk show ci dipingano come un Paese allo stremo. Basterebbe sfogliare il piano Cottarelli  laddove si parla di pensioni, per scoprire che, da noi, il tasso di sostituzione (ovvero il rapporto tra l’assegno liquidato  e l’ultimo  reddito da attivo) per  percettore mediano è pari al  71,2%  mentre in Francia è del 64%, in Svezia del 55,6%. E nella perfida Germania? I pensionati tedeschi si accontentano di un 42%, nonostante che il reddito pro capite sia più elevato del 25-30%.

Le sue prime tre priorità da eventuale Europarlamentare?

Ecco quindi il mio programma: dalla parte dell’Europa e dell’euro. In questa  battaglia di civiltà - che sarà al centro della campagna elettorale  - intendo impegnarmi con serietà e competenza. E con spirito di servizio. Quanto alle priorità mi propongo le seguenti: 1) superare l’unanimità in tutte le decisioni del Consiglio dei capi di Stato e di governo, quindi abolire i poteri di veto; 2) rafforzare gli organi esecutivi oggi pletorici, per arrivare ad un governo vero e proprio dell’Unione, chiamato a rispondere al Parlamento; 3) avviare al più presto una politica energetica comune.  Confesso però che mi piacerebbe far parte dell’Europarlamento almeno per un motivo: liberarmi dell’ odore nauseabondo e malsano dell’antipolitica, tanto forte e penetrante in Italia.

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