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Schlein: dalle occupazioni alla primarie. Chi è il volto nuovo nel PD

Dalla militanza universitaria alla vicepresidenza dell'Emilia-Romagna passando per il Parlamento europeo. Il ritratto della candidata alla segreteria dem

Che le elezioni di settembre sarebbero state vinte dalla destra guidata da Giorgia Meloni non c’erano grandi dubbi. Ad essere sorprendente, invece, è stato il tonfo del Partito Democratico, inchiodato al 19%. Una catastrofe sotto ogni punto di vista. A poco è servita la riabilitazione di Enrico Letta che, nel marzo del 2021, tornava da Parigi richiamato a gran voce da amici e colleghi dem. Un profilo istituzionale (già premier tra il 2013 e il 2014), ma che puzzava di vecchio. 

Chi invece potrebbe rappresentare una radicale novità in casa PD è Elly Schlein, ufficialmente candidata alla segreteria del partito dallo scorso 4 dicembre. Ha annunciato che lunedì 12 dicembre, al circolo Pd della Bolognina, a lei caro, prenderà la tessera del partito. 

Chi è Elly Schlein

Elly Schlein nasce a Lugano, in Svizzera, nel 1985. Figlia di Melvin Schlein, accademico statunitense, e di Maria Paola Viviani, docente universitaria italiana di Giurisprudenza, è ultima di tre figli (Benjamin e Susanna il fratello e la sorella maggiori). Il nonno materno è Agostino Viviani, antifascista e avvocato oltre che senatore del Partito Socialista dal 1972 al 1979, anni in cui riveste anche la carica di Presidente della Commissione Giustizia.

Schlein si appassiona alla politica già da giovane e, nel 2008, partecipa come volontaria a Chicago per la campagna elettorale di Barack Obama. Nel 2011 si laurea all’Università di Bologna in Giurisprudenza e, nello stesso anno, fonda l’associazione studentesca Progrè, una realtà che si occupa di fare informazione e di sensibilizzare sui temi come migrazioni e carcere. Nel 2013, in occasione delle primarie che porteranno Matteo Renzi a diventare il nuovo segretario dem, entra nel Partito Democratico sostenendo la candidatura di Pippo Civati.

Schlein e PD, una storia difficile

Il rapporto di Elly Schlein con il Partito Democratico è stato sempre complicato. Soltanto pochi mesi prima del suo ingresso nel partito, Schlein aveva lanciato la campagna #OccupyPD: in seguito alla vicenda dei centouno franchi tiratori che avevano, di fatto, impedito l’elezione al Quirinale di Romano Prodi, Schlein aveva occupato insieme ad una nutrita rappresentanza giovanile PD diverse sedi del partito per denunciare la propria contrarietà alla nascita del Governo di larghe intese a guida Enrico Letta. 

Come detto, pochi mesi dopo Schlein fa il suo ingresso nel PD e con i dem viene eletta al Parlamento europeo con più di 53mila voti nella circoscrizione Nord-est e più di 32mila in Emilia-Romagna. Nel 2015, ancora in rotta con la linea dettata dal partito, Schlein lascia il PD per seguire Civati in Possibile: “Da troppo tempo non mi riconosco più in nulla di quella che fa questo Governo – scriveva in un lungo post Facebook –. Vale la pena di lottare all’interno del partito finché c’è il partito, ma temo che questo non esista più”.

Nel 2016 viene nominata relatrice per il gruppo Socialista e Democratico sulla riforma dei trattati di Dublino, la norma che stabilisce quale Stato membro è responsabile per ogni richiesta d’asilo presentata all’UE. Dopo due anni e ventidue riunioni, in cui ha l’allora eurodeputata presentò ben 145 emendamenti volti a cancellare il criterio di ‘primo Paese d’accesso’, nel novembre del 2017 il Parlamento europeo approva la riforma dei trattati, sostituendo i precedenti criteri con “un meccanismo di ricollocamento automatico e permanente, che da un lato valorizzi i legami i significativi dei richiedenti asilo e dall’altro obblighi tutti gli Stati europei a fare la propria parte sull’accoglienza”. Per Schlein e per tutta la sinistra europea è una vittoria storica.

Dopo gli anni trascorsi tra Strasburgo e Bruxelles, Schlein decide di non ricandidarsi in Europa preferendo invece, nel 2020, l’appoggio a Stefano Bonaccini (che avrebbe poi vinto nuovamente le elezioni dopo la prima vittoria nel 2014) nella corsa alla presidenza della Regione Emilia-Romagna con la sua lista “Emilia-Romagna Coraggiosa Ecologista e Progressista”. Viene eletta con 22.098 voti personali, facendo registrare il record di preferenze verso un candidato in tutta la storia delle elezioni emiliano-romagnole. L’11 febbraio viene nominata vicepresidente della Regione Emilia-Romagna.

Alle politiche del 2022 viene candidata ed eletta alla Camera come indipendente tra le liste del PD nel collegio plurinominale Emilia-Romagna 02. È il preludio del suo ritorno nel Partito Democratico: dopo le dimissioni annunciate da Letta, il 4 dicembre del 2022 Schlein si candida alla segreteria del partito, annunciando anche il suo ritorno all’interno di esso dopo sette anni di assenza.
Al Monk, il circolo romano in cui la deputata lo scorso 4 dicembre ha lanciato la sua candidatura, la deputata parla per circa un’ora e si commuove parlando della sua famiglia: solamente poche ore prima, la sorella Susanna – diplomatica italiana di base ad Atene – era stata vittima di un attentato incendiario nella sua casa. “Con mia sorella ci siamo sentite – ha detto Schlein dal palco – è stata lei a darmi la forza di venire qui oggi”.

Le idee 

Nella sua intera carriera professionale, Schlein ha accompagnato posizioni piuttosto radicali ad un forte senso delle istituzioni. Diritti, lavoro e ambiente i suoi cavalli di battaglia: Elly Schlein abbraccia i temi più cari alle nuove generazioni. Nella sezione dedicata alle attività svolte in Regione sul suo sito personale, le deleghe di Schlein sono un’infinità: patto per il clima, cooperazione internazionale e aiuti umanitari, promozione di politiche sociali, immigrazione, economia solidale, Agenda 2030 sono solo alcune di queste. Proprio sull’immigrazione, nel gennaio del 2020 la deputata ebbe uno scontro con Matteo Salvini che infiammò gli animi più radicali della sinistra. Schlein viene a sapere che il leader leghista è in un ristorante a San Giovanni in Persiceto per cenare dopo un comizio. Lei, come un’attivista qualunque, lo aspetta fuori dal ristorante: “Perché a Bruxelles non siete mai venuti a nessuna delle ventidue riunioni di negoziato sulla riforma migratoria più importante per l’Italia?” gli chiede Schlein in riferimento alle importanti riunioni per la rinegoziazione dei trattati di Dublino che l’avevano vista protagonista in prima persona. Salvini non alza lo sguardo dal telefono per più di un minuto, poi le risponde “Dimmi amica mia”, per poi liquidarla con un “Le riunioni che importavano io le seguivo” mentre se ne va. “Le norme si cambiano ai tavoli – gli grida lei alle spalle – perché è facile fare i tweet, però quando c’è da cambiare le cose non vi si vede mai”.

Le correnti

Una spinta riformista e realmente di sinistra già intercettata e sostenuta da uno dei pesi massimi del PD, Dario Franceschini, che recentemente si è esposto in prima persona in favore della deputata: “Schlein incarna una nuova sinistra, puntata sui diritti civili, sull’ambientalismo, è giovane, molto mediatica ed è più strutturata di quanto sembri” – si legge sul Corriere della Sera. Un endorsement mica da poco: “Bisogna provarci con lei, è una sveglia”, a cui fa da contraltare un’altra frase di Franceschini: “Bonaccini non invertirebbe la tendenza verso un lento quanto inesorabile declino”. Insomma, più chiaro di così.

Quello di Franceschini non è però l’unico appoggio ricevuto finora da Schlein: al Monk c’erano anche l’ex ministro per il Sud del Governo Conte bis, Beppe Provenzano, e Laura Boldrini, da sempre attenta ai temi dei diritti e della parità di genere. Oltre a loro, sarebbero dalla parte di Schlein anche l’ex segretario dem Nicola Zingaretti, Francesco Boccia, anche lui ex ministro del Governo Conte bis, e il leader del movimento delle Sardine Mattia Santori

Sulla corsa tra Bonaccini e Schlein non ha ancora preso posizione il sindaco di Bologna Matteo Lepore, che da poco ha rilanciato l'idea di inserire la parola 'lavoro' nel nome del Partito Democratico. Idea che sembra piacere a Schlein, la quale ha aperto a questa possibilità.

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