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L'ex 5Stelle Giovanni Favia condannato a Roma per diffamazione

Per un editoriale del 2014 sul 'il Tempo' nel quale parlava di opacità nei passaggi di denaro tra Casaleggio e il blog di Grillo

L'ex consigliere regionale del M5s Giovanni Favia è stato condannato ieri dal Tribunale di Roma per diffamazione nei confronti della Casaleggio associati. Il "casus belli", un editoriale del 2014 sul 'il Tempo' nel quale parlava di opacità nei passaggi di denaro tra Casaleggio e il blog di Beppe Grillo: dovrà pagare 500 euro di multa e versare 15.000 euro a Casaleggio.

"Una follia, qualcosa di surreale" scrive l'ex pentastellato su Facebook "Non è la multa di 500 euro in sé il problema ma la sfiducia nello stato a questo punto. Farò appello. Ma non posso credere a un errore. Pertanto perseguirò tutte le strade possibili affinché si faccia luce su questa sentenza di un giudice catapultato dopo anni di udienze (seguite da un altro magistrato) solo oggi nel processo. Un giudice che non mi ha mai ascoltato e che ha seguito lo show di Grillo oggi pomeriggio, sganciato dalla realtà, menzognero - continua Favia - Cosa sta succedendo a questo paese?" 

Il testo incriminato 

"Secondo il «non-statuto» il blog beppegrillo.it è la sede del M5S. Delle sedi di partito più o meno nei bilanci dei partiti si sa tutto. Ad oggi invece della sede del M5S non si conoscono né le entrate né le uscite. Di sicuro c’è che non lo finanziano i cittadini con piccole donazioni, come vorrebbe far credere la propaganda grillina della politica a costo zero, ma con i pagamenti di una multinazionale come google, che sul sito pubblicizza di tutto, dalle banche ai tanto vituperati concessionari del gioco d’azzardo. Chiedere conto dell’ammontare di queste cifre e della loro destinazione fiscale è considerato lesa maestà. Nei rari casi in cui ha dovuto rispondere sull’argomento, Grillo ha rimandato la questione proprio ai bilanci della Casaleggio Associati, i quali però sono scritti in maniera tale da non far comprendere quale sia il flusso finanziario legato al blog. La legge fiscale italiana impone per i siti commerciali l’obbligo della partita iva in fondo al sito, cosa conosciuta a Casaleggio che infatti la pubblica per tutti i siti che gestisce, quali «la Fucina» o «Tze Tze», tutti tranne Beppegrillo-it. Dove sono allora questi soldi? Non parliamo di bruscolini. Al 2011 il blog registrava 5.200.000 utenti unici mensili, 3,5 pagine medie aperte per visitatore. 80 e più milioni di visite al canale YouTube, secondo in Italia solo alla Rai nella categoria «Notizie e politica». Oggi i numeri sono notevolmente cresciuti. Analisti del settore hanno stimato l’incasso tra i 5 e 12 milioni di euro. Grillo ha detto che il suo modulo 730 è zero, ma con grande arguzia non ha parlato del 740. È paradossale che un movimento che accusa la politica di scarsa trasparenza non sia in grado di fornire uno straccio di bilancio leggibile dei propri conti."

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