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Evasione fiscale: Favia interroga la Regione e propone una banca dati

L'ex "grillino" ora nel gruppo misto: "Quali somme sono state recuperate nel 2012 dalla lotta all'evasione fiscale? Chiedere di non farli rientrare nel patto di stabilità"

Il 2 febbraio 2012 è stato firmato a Roma un accordo tra Governo, Regioni e Comuni che prevede la collaborazioni di questi ultimi "alla lotta contro l'evasione fiscale attraverso l'incrocio di dati in possesso delle amministrazioni civiche con quelli dell'Agenzia delle entrate, dell'Agenzia del territorio, dell'Inps e della Guardia di finanza", in modo da "recuperare all'erario le somme evase o eluse" per poi versare quanto recuperato ai Comuni stessi: il 100% nei primi 3 anni e il 50% nei successivi.

E' quanto rileva l'ex grillino Giovanni Favia (Misto) in una interrogazione alla Giunta. Il consigliere chiede pertanto all'esecutivo regionale a quanto ammontano, durante il 2012 e nel primo trimestre del 2013, le somme recuperate all'evasione fiscale in Emilia-Romagna, nonché quelle utilizzate per gli interventi di sostegno nella lotta all'evasione stessa, se stia valutando la possibilità di avanzare al Governo la richiesta che gli importi così ottenuti vengano considerati fuori dal "patto di stabilità" e se non ritenga di destinarli alla ricostruzione post terremoto, apportando le adeguate variazioni al bilancio regionale.

LA PROPOSTA DI UNA BANCA DATI. Chiede altresì se si voglia valutare la possibilità di "istituire una banca dati" in cui far "confluire informazioni periodiche, concernenti in particolare i dati tributari, finanziari e di bilancio" che sia "integrata con le banche dati esistenti, consultabile e condivisa dalle stesse amministrazioni pubbliche emiliano-romagnole". Considerato, infine, che il contrasto al fenomeno dell'evasione fiscale "si scontra con la difficoltà oggettiva di individuare la reale portata dell'economia sommersa, ovvero tutte quelle attività legali svolte contravvenendo a norme fiscali e contributive", Favia interroga la Giunta per sapere se giudichi opportuno "coinvolgere maggiormente gli ambienti della società civile" quali scuola, ordini professionali, mondo imprenditoriale "creando così sinergie positive, diffondendo i principi etici di correttezza fiscale, alimentando la cultura della legalità e inducendo la parte sana della società a denunciare i casi di economia sommersa".

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