rotate-mobile
Analisi

Russia-Ucraina, l'analisi: "A rimetterci sarà l'UE. Nessuna delle parti cede, il rischio guerra è reale"

INTERVISTA -Come cambieranno le relazioni internazionali, chi saranno i veri vincitori e chi perderà di più. A colloquio con il professore Unibo Stefano Bianchini

Una guerra nel 2022: no, non ce la aspettavamo. Si poteva prevedere? Quali gli equilibri prima dell'attacco di Vladimir Putin e quali gli scenari possibili e le conseguenze di tutto questo? Dall'Ucraina il conflitto potrebbe allargarsi? Il professore Stefano Bianchini, docente di Storia e Politica dell'Europa dell'Est presso il dipartimento di Scienze Politiche dell'Unibo, ha la sua versione: "Chi pagherà di più sarà l'Unione Europea, mentre la mia impressione è che il vero vincitore sarà la Cina". Partiamo dalle conclusioni per ricostruire gli ultimi eventi che stanno scrivendo la storia. 

L'attacco del presidente russo Putin e il conflitto contro l'Ucraina erano in qualche modo prevedibili?  

"Posso essere onesto? No. Personalmente non pensavo che Vladimir Putin sarebbe arrivato a questo punto, anche perchè una guerra come questa mi pareva azzardata e pericolosa anche per la stessa Russia. Ritenevo si trattasse solo di pressioni per raggiungere accordi maggiormente vantaggiosi per lui con ripercussioni prevedibili, mentre ancora adesso mi domando quali siano le vere ragioni che lo hanno spinto verso un passo così drammatico. E la risposta noi ancora non ce l'abbiamo. Una battaglia per l'eredità del presidente russo porebbe anche essere plausibile, ma quello a cui stiamo assistendo va decisamente oltre alla semplice preparazione di un periodo post-Putin". 

Professore, quanta è effettiva la probabilità che la guerra in Ucraina possa allargarsi anche ad altri Paesi?

"E' una possibilità effettiva e vi spiego il perché. Alcuni segnali li abbiamo già avuti: i russi hanno bloccato l'accesso al mare all'Ucraina e dunque gli aiuti militari degli USA o dell'Occidente per forza di cose dovrebbero arrivare via terra attraverso Paesi come la Polonia, l'Ungheria, la Romania...e i carichi possono essere individuati anche se nascosti o sotto mentite spoglie. Essi sarebbero, quindi, obiettivi da colpire per i militari russi. Immaginiamo che gli armamenti inviati si nascondano dietro aiuti umanitari: se fossero realmente tali si sacrificherebbero degli innocenti, se invece fossero una copertura allora assisteremmo a esplosioni incredibili. I missili, per colpire aree tanto piccole quanto lo sono alcune zone precise e strategiche dell'Ucraina, devono avere un'altissima precisione. Se sbagliano anche solo di 10 chilometri rischiano di colpire (per esempio) la Polonia e quindi un Paese Nato. Scatterebbe così l'Articolo 5 del trattato dell'Alleanza Atlantica, che implica l'assistenza militare in caso in cui uno dei paesi membri subisca un attacco. E allora si profilerebbe un conflitto nucleare". 

E il Regno Unito in tutto questo? 

"Adesso sta giocando la carta di uno schieramento a pieno campo con gli Stati Uniti. Il Regno Unito è uno dei Paesi più lanciati nel sostegno militare nei confronti dell'Ucraina e non fa parte del ragionamento della costruzione di politica estera e difesa comune, non avendo nulla a che vedere con le discussioni che si stanno generando rispetto a tale costruzione. In estrema sintesi dunque è un soggetto che agisce autonomamente e strettamente al fianco degli USA". 

Non facciamo che dire: dopo la pandemia adesso anche la guerra? Ma è una coincidenza che Putin abbia attaccato l'Ucraina proprio in questo momento di indebolimento dettato dall'emergenza sanitaria diffusa a livello mondiale? 

"Il covid non è legato direttamente a questa guerra, ma se lo si considera alla luce di un mutamento degli equilibri internazionali (che era già in corso) qualche collegamento ci potrebbe anche essere. Il mondo era già in disordine, anche a seguito del periodo Trump. Chi pagherà tutto questo sarà a mio avviso l'Unione Europea, mentre gli americani non perdono occasione per chiedere agli altri Paesi del mondo di interrompere i loro rapporti economici e commerciali con la Russia, minacciando anche quelli di sanzioni. Si nota già adesso il ricorso ai doppi standard da parte dell'UE, ad esempio sul tema dell'accoglienza per i profughi ucraini con l'attivazione della direttiva 2011/51/UE sul lavoro e la circolazione dei rifugiati che non era mai scattata negli anni precedenti, neppure durante l'ondata del 2015/2016, quando si riversarono ai confini della UE richiedenti asilo da Iraq, Libia, Siria... L'applicazione di tali doppi standard sono molto attentamente osservati dal mondo arabo e da quello africano, creando irritazione".  

Se è vero che da questa guerra ne uscirà sconfitta l'Unione Europea, chi potrebbe uscirne vincitore?

"Per come la vedo io, la Cina. Prevedo che dopo questi eventi (qualsiasi epilogo avranno) cambieranno radicalmente le relazioni internazionali. La mia impressione in questo momento è che nessuna delle parti voglia cedere e allora, se non c'è un compromesso, io non vedo vie di uscita che non siano un conflitto. Anche nucleare". 

Zelens'kyj ha azzardato un parallelo fra Putin e Hitler. Cosa ne pensa? 

"No, non c'è alcuna connessione. In quella dichiarazione del presidente ucraino si fa forse riferimento a sistemi autoritari che hanno invaso altri Paesi, ma se per questo allora di esempi analoghi ne abbiamo altri, adesempio le democrazie che agiscono militarmente come accadde con gli USA in Iraq. Putin è un uomo autoritario che ha drasticamente ridotto i margini di manovra delle opposizioni. Ma l'Ucraina in realtà non è campionessa di democrazia: sarebbe un'immagine falsata. Questo natralmente non assolve di Putin dalla responsabilità primaria del conflitto".  

Cosa le chiedono e cosa le dicono i suoi studenti a lezione? 

"Al momento sto trattando argomenti legati ai Balcani, ma avendo uno studente ucraino (fortemente turbato dalla situazione) diventa inevitabile parlarne: la situazione è certamente molto grave e in aula ho spiegato che mai mi sarei aspettato di vivere per la seconda volta una cosa del genere dopo quello che è accaduto in Jugoslavia. Ci sono degli elementi comuni, come la ridefinizione dei confini o il ruolo delle minoranze. Il problema è che la Russia non è la Serbia". 

Diario di viaggio al contrario: da Bologna verso la guerra

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Russia-Ucraina, l'analisi: "A rimetterci sarà l'UE. Nessuna delle parti cede, il rischio guerra è reale"

BolognaToday è in caricamento