La Lega Nord chiede il censimento delle moschee: in Regione 'non passa'
La richista del leghista Bargi non passa: 'Moschee e luoghi di culto spesso mascherati da associazioni, atteggiamento finto buonista'
“Effettuare di concerto con gli altri enti locali e gli Organi di polizia, una ricognizione di tutti i luoghi di culto o aggregazione riconducibili alla religione islamica presenti sul territorio regionale”. Lo chiede il gruppo della Lega Nord in Regione.
La risoluzione è stata presentata dal leghista Stefano Bargi "abbiamo chiesto anche di sospendere ogni tipo di finanziamento, contributo e patrocinio a favore delle organizzazioni islamiche e di subordinare qualsiasi atto autorizzativo in materia urbanistica alla presenza, all’interno dei rispettivi statuti delle associazioni islamiche, della tutela dei principi fondamentali di libertà di espressione e di pensiero”.
Ma la maggioranza dice "no" e Bargi attacca: "Hanno preferito non guardare quello che accade attorno in noi in questo momento e hanno votato contro il nostro documento. Eppure già da anni proliferano nella nostra Regione moschee e luoghi di culto islamici spesso mascherati da associazioni culturali o ricreative. Numerose indagini dell’unità anti-terrorismo hanno in più occasioni sgominato cellule jihadiste che operavano all’interno di moschee, sale di preghiera, centri culturali islamici e altri centri di aggregazione”.
Per il leghista l'Emilia Romagna ha perso un’importante occasione "Quella di dimostrarsi, almeno per una volta dalla parte della nostra gente. E invece ancora una volta ha prevalso l’atteggiamento finto buonista di chi continua a fingere di non vedere quello che accade accanto a noi. Ma non è mettendo la testa sotto la sabbia che risolveremo i problemi. Questa era l’occasione giusta per prendere finalmente una posizione a favore della nostra gente e monitorare con attenzione quante sono, cosa fanno e come usano i soldi, tutte quelle strutture che a diverso titolo continuano ricevere finanziamenti privati, non si sa a quale scopo. Non vorremmo – concludono – che si debba aspettare la strage come a Parigi per alzare finalmente la testa”.