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Contro la Regione

Legambiente abbandona il Patto per il lavoro e il clima: "Azioni incoerenti con gli obiettivi dell'accordo"

A pesare anche gli eventi legati all'alluvione: “Non abbiamo apprezzato il riferimento sprezzante di amministratori pubblici contro di noi". La Regione: "Stupiti e perplessi"

Legambiente Emilia-Romagna sbatte la porta e abbandona il Patto per il lavoro e il clima, l’accordo fiore all'occhiello della Regione, firmato due anni e mezzo fa con 55 sigle, inclusi sindacati, imprese, amministrazioni locali, terzo settore e, appunto, con le associazioni ambientaliste. Le ragioni dell’uscita sono diverse e formano assieme un duro atto d’accusa nei confronti della Regione. Si va dal rigassificatore di Ravenna – definito il caso più “emblematico” -, alla gestione dei rifiuti fino al consumo di suolo. Ma a pesare, e non poco, sulla decisione, anche gli ultimi eventi legati all’alluvione.

"Dare la colpa al cambiamento climatico è una contraddizione"

“Non abbiamo apprezzato il riferimento sprezzante di amministratori pubblici alle organizzazioni ambientaliste additate come responsabili di ostacoli alla realizzazione di opere per la sicurezza del territorio”, denuncia Legambiente. “Addossare le responsabilità del mancato adattamento delle infrastrutture al cambiamento climatico a chi proprio di cambiamento climatico si occupa tutti i giorni è una palese contraddizione e il segno che la protezione dell’ambiente continua ad essere trattata come un elemento secondario, il contrario di ciò che il Patto per il Lavoro e il Clima avrebbe dovuto realizzare”, sottolinea l’associazione.

"Ora delocalizzare gli insediamenti vicino ai fiumi"

Rispetto al futuro, anche urbanistico, dei luoghi colpiti dall’alluvione, la soluzione che avanza Legambiente è netta. "Crediamo sia necessario procedere quanto prima non solo alla ricostruzione, ma anche a una trasformazione del sistema di gestione delle precipitazioni e di quello fluviale”, perché “non occorre ripristinare la situazione preesistente” ma “ridurre il rischio” rivedendo “le logiche che hanno guidato la pianificazione territoriale in passato, e quindi restituire spazio ai fiumi anche delocalizzando insediamenti oggi collocati in aree prossime ai corsi d’acqua”.

Le altre criticità

A questo si aggiungono altre criticità che Legambiente mette in fila, e che rivelano una “mancanza di coerenza tra gli obiettivi indicati nel Patto e le azioni realizzate in questi anni dalla Regione”. E così alla fine per l’associazione, dopo aver tirato le somme, risulta evidente la "mancata la capacità di trovare un punto d’incontro tra l’obiettivo di mantenere un sistema economico forte e la necessità di attuare la transizione ecologica nei tempi dettati dalla crisi ambientale in cui ci troviamo.” Si cita quindi il rigassificatore di Ravenna (“un impianto che ben poco ha a che fare con la transizione energetica che invece imporrebbe l’abbandono dei combustibili fossili in tempi rapidi”), il Piano integrato dei trasporti e quello dei rifiuti (dove “si è voluto mantenere un obiettivo decisamente meno ambizioso” rispetto alle previsioni iniziali). E non ultima, la legge urbanistica che "non ha consentito di interrompere" il consumo di suolo. Anzi, rimarca Legambiente, secondo i dati ISPRA "i processi di copertura e impermeabilizzazione del suolo proseguono a ritmi elevati e i casi di grandi espansioni delle superfici urbanizzate non si sono fermati". 

"Continuerà il nostro lavoro di analisi"

Alla luce di tutto questo, Legambiente assicura che continuerà a svolgere un “lavoro di analisi e di stimolo affinché la Regione, gli enti pubblici e il settore privato compiano rapidamente la transizione verso un modello socioeconomico a basso impatto ambientale”, ma al contempo serve “chiarezza da parte dei decisori politici ed economici” perché “la crisi climatica richiede risposte immediate e non contraddittorie”.

La replica della Regione

A rispondere agli amibentalisti ci pensa Davide Baruffi, sottosegretario alla Presidenza della Giunta regionale. “Quella di Legambiente è una decisione che lascia stupiti e perplessi. Nel merito e per il fatto di averla appresa da una conferenza stampa, senza che sia stata comunicata al tavolo del Patto, che si è riunito ancora la scorsa settimana", sottolinea Baruffi.  “Ogni scelta - conclude il sottosegretario- è naturalmente legittima, ma riteniamo che tirarsi fuori dal lavoro comune che il sistema regionale sta facendo per coniugare lavoro e clima non renderà più forti né le ragioni di Legambiente, né il lavoro corale che in ogni caso proseguiremo. Siamo invece certi che, quando Legambiente riferisce di atteggiamenti sprezzanti da parte di non meglio precisati amministratori, non si riferisca alla Giunta regionale, da cui ha sempre avuto e avrà il rispetto che meritano tutti i soggetti associativi. Rispetto che, di rimando, ci saremmo attesi da parte di Legambiente attraverso un confronto preliminare e franco in sede di Patto”.

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