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Prodi: referendum per cambiare la legge elettorale “porcata”

L'ex premier Romano Prodi si schiera con i referendari per riconoscere ai cittadini il diritto di scegliere i propri parlamentari. Domani andrà a firmare in Comune a Bologna

Romano Prodi ha annunciato, con un messaggio sul proprio sito web, che domani, al suo rientro a Bologna, andrà in Comune a firmare per il referendum per la legge elettorale promosso da Arturo Parisi. "E' tempo di restituire ai cittadini italiani - ha scritto il Professore - il diritto di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento. Tutti hanno toccato con mano quanti guasti abbia prodotto un Parlamento di nominati, determinando una forte perdita di credibilità nelle istituzioni, e il loro allontanamento dai cittadini”.

LA CRISI ECONOMICA. “Di fronte alla grave crisi economica e sociale che scuote il mondo e l'Europa – continua il Professore -  l'Italia appare più fragile e a rischio anche perché il Parlamento e i parlamentari non sembrano disporre agli occhi dei cittadini della pienezza della legittimità e di quel rispetto dei quali oggi ci si sarebbe bisogno. Noi sappiamo da sempre che all'origine di questa situazione sta la legge elettorale che dai suoi stessi autori è stata definitivamente denigrata con la qualifica di 'porcata'. Abbiamo perciò bisogno di una nuova legge elettorale e occorre assolutamente approvarla prima di nuove elezioni".

IL REFERENDUM. Secondo Prodi il referendum è lo strumento migliore per arrivarci. “Per abrogare la legge Calderoli ben venga un Referendum che, ripristinando il Mattarellum, solleciti il Parlamento a sostituirla per tornare ad un sistema elettorale rispettoso dei diritti dei cittadini e coerente con una democrazia bipolare".

POCO TEMPO PER FARE QUALCOSA. "La legislatura è nella sua fase finale - ha detto - il tempo stringe e sarebbe bene dunque che il Parlamento provvedesse. Ma se l'adozione di una nuova legge risultasse oggi impraticabile ben venga il referendum". "Sono questi obiettivi - ha concluso Prodi - cui ho sempre ispirato il mio impegno politico e istituzionale. Anche adesso, che ho lasciato la politica attiva, non ho cambiato idea".
 

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