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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Governo Draghi, il politologo: "In economia è stato una figura di rottura. Ora farà i conti col Parlamento"

Filippo Tronconi, professore di Scienza Politica all'Unibo: "Non si può che pensare bene della persona e dei ruoli che ha ricoperto, ma da qui a dire che sia il presidente del consiglio ideale ne passa"

Oggi il primo discorso programmatico del neo-premier Mario Draghi per chiedere la fiducia al Senato. Domani il voto alla Camera. Chi la politica la conosce bene cosa pensa dell'esecutivo che guiderà il Paese dopo la caduta di Conte? Quale l'umore del resto d'Europa e quali le prospettive per il recovery fund? Filippo Tronconi è professore Associato di Scienza Politica presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell'Università di Bologna e co-editor della Italian Political Science Review: a lui abbiamo fatto una serie di domande per capire chi ha ragione. Riporre grandi speranze sul nuovo primo ministro o temere che una maggioranza troppo estesa. 

Il discorso di Mario Draghi al Senato

E alla fine, dopo la crisi di Governo, siamo approdati a Mario Draghi: cosa pensa di lui e della scelta di farlo premier? 

"Lo sappiamo tutti chi è Mario Draghi. E' un personaggio conosciuto e rispettato a livello mondiale, uno straordinaro banchiere che sarà ricordato per la svolta storica dell'Euro. Non si può che pensare bene della persona e dei ruoli che ha ricoperto ad oggi, ma da qui a dire che sia il presidente del consiglio ideale...ce ne vuole! Questo perchè sono molti i fattori in gioco e l'aspettativa messianica del tecnico che arriva e risolve tutti i problemi si scontra poi con la richiesta di voti in Parlamento. Questa maggioranza eterogenea è un po' una coperta che viene tirata da una parte e dall'altra e ci sono dei vincoli a cui si dovrà per forza sottostare. Non voglio essere pessimista a tutti i costi, ma è chiaro che ogni conquista andrà fatta sul campo. In ogni caso, in questo momento, non sono in grado di dare un parere su Draghi premier e lo potrò fare solo in futuro". 

Secondo lei si tratta di un esecutivo più di destra o più di sinistra? 

"In realtà non possiamo ancora saperlo e saranno i fatti a determinarlo. Draghi non ha parlato molto, almeno fino ad oggi, tuttavia possiamo basarci sulle posizioni che ha preso negli anni passati sulle questioni strettamente economiche: è stato spesso una figura di rottura visto che ha interrotto la politica monetaria sontentando i tedeschi e i nordici in generale. Potremmo dire quindi che pende maggiormente a sinistra? In ambito economico l'impostazione è stata questa, ma tutto dipenderà dalla contrattazione che riuscirà a fare in Parlamento". 

Pensa che Matteo Renzi ci abbia "regalato" un governo migliore o che ci abbia portato a una situazione ancora più precaria?

"E' una valutazione che dipende dai punti di vista. Se lo chiediamo a Salvini avrà una posizione differente rispetto a un esponente del PD: questo è chiaro. La democrazia però non funziona così, contrattando le posizioni. E non lo definirei affatto un governo migliore. Se prima queste contrattazioni erano fra Cinque Stelle e PD adesso ci sono anche la Lega e Forza Italia. Anche in Europa sembrano tutti contenti di Mario Draghi premier, ma se sarà meglio lo vedremo. Riguardo a Matteo Renzi, non vorrei entrare nel merito se non constatando che la glorificazione di un politico che è riuscito a smontare un governo e ottenere centralità mediatica con una manovra tattica a me pare una cosa lunare anche se in linea con la nostrana narrazione politica del leader che intercetta gli umori. Ma non è questo che andrebbe chiesto a un politico". 

E a proposito di Europa (ma non solo), come ci vedono gli altri Paesi a fronte di questo cambio della guardia? 

"La mia impressione è che si confermi che da anni il nostro Paese abbia un sistema politico molto instabile con governi che si fanno e si disfano in tempi stretti. E' vero anche che l'economia italiana non può essere lasciata affondare, nessuno si sogna di tagliare i ponti all'Italia, ma allo stesso tempo l'enorme quantità di denaro che avremo a disposizione ci renderà osservati speciali e ci sarà tanta attenzione rispetto a come chiederemo di investire i fondi. Diciamo che solitamente solitamente non siamo bravi a spendere i soldi che abbiamo".

Cosa pensa dei commenti sul numero di ministre del nuovo governo (8 su una squadra di 23)?

"In realtà è una polemica fuori fuoco perchè la percentuale delle ministre di Draghi è seconda solo alla percentuale delle ministre del governo Renzi ed è quindi medaglia d'argento. Ce n'erano meno nel Conte uno e ancora meno nel Conte due. Questo non vuole dire che siamo contenti, anzi, è salutare un'insoddisfazione per questo 35% di donne e va bene aspirare a una parità, ma la prospettiva della polemica (che è poi interna al PD) perde valore". 

Lei è un docente universitario: che effetto ha questo tipo di politica sui giovani studenti? Li appassiona, li disorienta, li rende interessati o no? 

"A lezione fanno domande e apriamo spesso delle discussioni. Il campione di ragazzi che ho in aula è molto selezionato e quindi non rappresentativo: mediamente i miei studenti sono più interessati alle questioni politiche rispetto ad altri, ma di certo più alle istituzioni europee (come apertura a orizzonti più ampi) mentre le questioni di palazzo interessano meno. Certamente sono disorientati da un'incoerenza di fondo e io sono colpito da come i leader politici riescano a cambiare posizione su tutto dalla sera alla mattina. Dal no Draghi e sì a Draghi".

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