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Marco Biagi, riaperta l'inchiesta: fu omicidio per omissione?

La Procura ha aperto un nuovo fascicolo per far luce sull'assassinio del giuslavorista. Dalle carte dell'ex ministro Scajola emergerebbe che lui sapeva delle minacce a Biagi, ma non avrebbe fatto quanto in suo potere e dovere per metterlo al sicuro

La Procura di Bologna ha aperto un nuovo fascicolo per far luce sull'omicidio di Marco Biagi, assassinato sotto casa sua, in via Valdonica, 12 anni fa, dalle nuove Brigate Rosse. L'indagine ora punta a capire se ci furono comportamenti omissivi da parte dei funzionari di Stato nella revoca della scorta.

Da quanto emergerebbe da alcuni documenti sequestrati, pare ad esempio che l'ex Ministro dell'Interno Claudio Scajola fosse a conoscenza delle minacce giunte all'indirizzo del giuslavorista, ma non avrebbe fatto quanto in suo potere e dovere per metterlo al sicuro. Infatti, secondo quanto sostiene il Corriere della Sera. "Nel fascicolo trasmesso dalla Procura di Roma ai colleghi di Bologna ci sarebbe la lettera di un politico vicino allo stesso Biagi, spedita al Viminale pochi giorni prima dell’attentato delle Brigate Rosse del 19 marzo 2002 per caldeggiare l’assegnazione del dispositivo di protezione evidenziando la serietà della minaccia. La missiva risulterebbe «vistata» da Scajola che invece ha sempre sostenuto di non essere mai stato informato del reale pericolo per il giuslavorista“.

L'apertura della nuova inchiesta ha subito sollevato reazioni. "Mi auguro che con la riapertura delle indagini si riesca a far luce su questa pagina buia del nostro Paese". Così' l'europarlamentare e ricandidato per il Pd, Paolo De Castro, che ha rimarcato: "Pagare con la vita le colpe di uno Stato assente, che non tutela chi svolge onestamente il proprio lavoro, è intollerabile. Gia' troppi anni sono passati. E' un diritto della famiglia e un dovere dello Stato arrivare alla verità".

"Mi auguro che ora vengano alla luce elementi nuovi che possano gettare nuova luce su un evento drammatico che ha sconvolto la vita della moglie di Marco Biagi, dei suoi ragazzi, e anche di chi, come me, gli era amico". Così si è espresso sulla circostanza anche Giuliano Cazzola, candidato alle Europee per Ndc-Udc, e amico personale del giuslavorista. "Sono convinto - ha aggiunto - che l'altra volta (il riferimento è all'inchiesta che si concluse nel 2003 con l'archiviazione, ndr) si sia stati poco severi". Biagi, sottolinea Cazzola, "non era uno sprovveduto e il suo carteggio ha dimostrato che si era dato molto da fare" per avere la scorta. Dunque, "attendo con fiducia. Non posso dimenticare che se Marco fosse stato accompagnato da un Carabiniere sarebbe ancora vivo. Questo è difficile da perdonare", conclude.

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