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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

PD, Santori: “Schlein indipendente, nessuno le detterà le regole. Segreteria? Preferisco Bologna”

Intervista a Mattia Santori, consigliere comunale a Bologna e tra i principali sostenitori di Elly Schlein, nuova segretaria del Partito Democratico

Sono un po’ stanchino, non ci aspettavamo questa vittoria e siamo un po’ ribaltati” dice Mattia Santori al telefono. E in effetti la vittoria di Elly Schlein, nuova segretaria del Partito Democratico, ha un po’ dell’incredibile. Fino a due mesi fa nemmeno iscritta al partito, Schlein è la prima segretaria donna del PD e per la prima volta nella storia i seggi hanno ribaltato il voto dei circoli. Una storia che sembra scritta da un bravo sceneggiatore, ma che invece ha radici e motivi ben definite. È il 23 dicembre quando al circolo Passepartout di via Galliera viene presentato Parte da Noi, il comitato pro Schlein nella scalata alla segreteria nazionale. Tra i relatori, quattro, c’è anche Santori, figura di spicco nel movimento delle Sardine. Lui, insieme ad altri, ha trainato il carro di Schlein fino al Nazareno.

Partiamo proprio da domenica. È stata un’impresa incredibile e anche un po’ folle. 
In verità sapevamo che tra il primo e il secondo turno era possibile un ribaltone. La capacità di allargamento di Elly è superiore a quella di Bonaccini. Però sì, quando arrivi lì non sai mai se ce la fai. Serviva l’ondata, serviva il voto d’opinione, serviva che le persone gettassero il cuore oltre l’ostacolo. Noi l’abbiamo fatto, ma non sapevamo se le altre persone lo avrebbero fatto. È andata bene.

In un’intervista su La Stampa di ieri hai detto che il PD ha fatto dieci passi in avanti.
Grazie alla comunità che ha scelto Elly siamo tornati dove dovevamo essere: leadership femminile, rigenerazione della classe dirigente, battaglie su cui non ci saranno più dei tabù e soprattutto l’inclusione di persone che non hanno mai trovato un posto all’interno del Partito Democratico. Oggi, per loro, c’è la garanzia di Elly Schlein. Questo significa fare dieci passi avanti.

A proposito di classe dirigente: alcuni temono una segretaria imbrigliata dal peso politico di alcuni dirigenti che l’hanno sostenuta in campagna elettorale. Riuscirà secondo te a rimanere indipendente da loro?
Io ho visto quello che è successo qui in Emilia-Romagna e ti posso assicurare che nella scelta delle liste candidate in Assemblea nazionale, nella scelta dei temi e anche nella scelta logistica della campagna, i vecchi dirigenti non hanno toccato palla. Elly ha le idee molto chiare e si è già fatta le ossa in un mondo di politici uomini. Io sono molto fiducioso che non si farà dettare le regole da qualcun altro.

Quali saranno le prime battaglie che Schlein porterà avanti?
Le tre parole della mozione di questi mesi sono state clima, lavoro e disuguaglianze. Io credo che partirà da lì. Il tema del lavoro ha a che fare con una critica al modello capitalistico a cui siamo abituati. Il tema del clima è anch’esso legato al modello di sviluppo ed è un tema che la nostra generazione e quelli dopo di noi sentono molto. C’è poi il tema dei diritti: qui non si può più scendere a compromessi. I diritti sono diritti: devono essere garantiti.

Ti dico una cosa: la vittoria di Schlein mi sembra importante anche in termini di rappresentatività. Il fatto che sia una donna, il fatto che sia sotto i quarant’anni, il fatto che sia bisessuale. Anche in termini simbolici, la sua guida del PD mi sembra un cambio profondo nel panorama politico nazionale.
Secondo me Elly è stata brava nel non mettere il suo orientamento sessuale davanti alle sue idee. Non è caduta nella trappola di dire “guardate quanto sono cool” utilizzando il suo orientamento sessuale. Ha mantenuto questo aspetto nella sua sfera privata, facendo parlare altro. Io vedo più una rivoluzione generazionale: al Nazareno si stanno vedendo facce nuove, come quelle di Marco Furfaro, Chiara Gribaudo, Chiara Braga, Valentina Cuppi. Persone a cui era stata assegnata un’etichetta ma a cui non era stato dato mai un vero spazio di azione.

Nelle analisi su Schlein, le sue idee vengono spesso definite come radicali. In realtà, anche guardando al resto d’Europa, a me sembra che le sue idee siano semplicemente di sinistra. Questa narrazione può essere incentivata anche dalle tendenze centriste che il partito ha portato avanti negli ultimi anni?
È evidente che la dirigenza, a furia di cercare compromessi, ha annacquato molto le proprie idee e la propria linea politica. Sono d’accordo con te, questa è la normalità. Io parlo da amministratore di sinistra sul territorio di Bologna. Qui abbiamo vinto le elezioni poco più di un anno fa con un progetto marcatamente di sinistra radicale. Radicale nel senso che si pone obiettivi molto sfidanti. Tutti questi progetti sono stati premiati a livello elettorale. La leggenda della linea minoritaria o della mozione minoritaria è confutata dai fatti. La vittoria di Elly lo dimostra: queste posizioni sono quelle che vincono. La gente vuole idee chiare e preferisce la sfida al compromesso. 

Torniamo al Nazareno. Un po’ di gente nuova si è già vista, ma si è pure visto qualcuno con le valigie in mano. Fioroni, tra i fondatori del PD, ha lasciato il partito. Serracchiani invece si è dimessa da capogruppo alla Camera. Ti aspetti altre fuoriuscite?
Credo che per un Fioroni che esce ci saranno altre cento nuove persone che entrano. Dobbiamo focalizzarci su quelle. L’ondata di domenica può assumere un volume molto più grande. Non ci sono solo quei seicento mila che hanno votato Elly, ma anche tantissime persone che aspettavano di vedere come sarebbero andate le primarie. C’è davvero un potenziale rigenerativo. In questo Elly ha ragione: dobbiamo riaprire il tesseramento per ripartire dai circoli e creare una comunità dal basso. Dobbiamo convertire i tre minuti del voto di domenica in attivismo.

Venendo a te: sei contento di essere entrato nel PD? Sta andando come ti aspettavi?
Io ho ritrovato una comunità politica in cui mi riconosco. Devo dire che nelle varie cose che faccio nella vita, la vita del circolo mi piace molto. Tutti ci dicevano “eh ma il Pratello non è un circolo rappresentativo”, invece il voto li ha smentiti. Il Pratello è la normalità, l’Italia è il Pratello. Quindi sì, direi che sono molto contento.

Ultima domanda: ti aspetti di entrare in segreteria? Si fa tanto il tuo nome.
Ovviamente sono a disposizione, ma i miei pensieri sono principalmente due. Il primo è che se ci fosse una segreteria maggiormente femminile io sarei solo che felice. Il cambiamento passa anche da lì. Il secondo pensiero è che io a Bologna ho un ruolo. Queste settimane sono sopravvissuto, ma non potrei andare avanti così. Si fa fatica coniugare le due cose, ed è la critica che io ho fatto a Bonaccini: è impossibile portare avanti la vita amministrativa con la vita politica nazionale. Io sono molto contento del mio ruolo nell’amministrazione a Bologna e farei fatica ad andare a Roma. Sono venuto a Bologna proprio per non stare a Roma. Spero di essere utile da qua. Poi vediamo cosa succede, non sta a me deciderlo e questo è bellissimo.

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