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Martedì, 16 Aprile 2024
Politica

Primarie Pd, rush finale verso il voto di domenica

Il 26 febbraio appuntamento nei circoli dem per scegliere il nuovo segretario democratico. Prima del verdetto delle urne, atteso l'ultimo match tra il Governatore Bonaccini e la sua ex vice in Regione, Schlein, entrambi in lizza per guidare il 'partitone'

Ci siamo quasi. Primarie Pd verso il rush finale. Domenica prossima, 26 febbraio, appuntamento ai gazebo dem per scegliere il nuovo segretario democratico che raccoglierà l'eredità di Enrico Letta proponendo di guidare il partitone e traghettarlo fuori dal periodo critico in cui versa dopo le stangate alle urne raccolte durante le ultime tornate elettorali. 

Prima del verdetto c'è spazio per un ultimo faccia a faccia tra due dei candidati al vertice del Partito democratico. E' infatti in agenda per stasera il confronto tv (ore 20.30 Sky tv 24) tra il presidente dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini e la sua ex vice in Regione Elly Schlein. I due - stando ai  risultati parziali delle operazioni di voto online delle scorse settimane -  sono i candidati alla segreteria che hanno raccolto maggiori preferenze. L'ultimo quadro tracciato vedrebbe in testa il Governatore della nostra regione con il 54% di voti contro il 33,91% della sfidante diretta.   Nelle prossime ore verranno rese note le percentuali definitive dei circoli sui 4 candidati: Stefano Bonaccini, Elly Schlein, Gianni Cuperlo e Paola De Micheli. Solo i primi due accedono alle primarie del 26 febbraio.

Primarie Pd: come, quando e dove si vota a Bologna

Ultimi appelli al voto

E' così tempo degli ultimi appelli al voto . Stefano Bonaccini ricorda che "può votare chiunque: non solo gli iscritti, qualsiasi cittadino che ritiene di poter dare il proprio contributo venga a scegliere tra Bonaccini e Schlein". In ogni caso, "spero ci sia tanta gente per una grande festa democratica, perché siamo l'unica forza politica che fa decidere a tantissimi chi deve guidare il partito". "Io- prosegue Bonaccini, oggi in Regione a Bologna per una conferenza stampa- credo di avere l'esperienza, la storia, le qualità per poter guidare questo partito, soprattutto per poterlo unire il giorno dopo e provare a costruire un nuovo centrosinistra. Perché il primo obiettivo sarà tornare tra qualche anno al Governo per aver battuto la destra nelle urne". Di qui a domenica, fa sapere poi Bonaccini, "girerò fino all'ultimo giorno, come immagino farà Elly Schlein. Abbiamo il dovere di mobilitare più gente possibile. Anzi lanciamo un appello: tutti quelli che pensano che il Pd possa essere rilanciato e rigenerato, sia chi ci crede e ci ha votato l'ultima volta sia chi magari è deluso e crede possa essere un'ultima occasione, oppure chi pur deluso capisce che il Pd e' il perno del centrosinistra e la principale alternativa al Governo delle destre, mi auguro che venga a votare".  

Primarie Pd, come si vota e chi può farlo 

Domenica prossima per votare non servirà essere iscritti al Pd. Possono esprimere la propria preferenza tutte le persone che "dichiarino di riconoscersi nella proposta politica del Partito, di sostenerlo alle elezioni, e accettino di essere registrate nell'Albo pubblico delle elettrici e degli elettori". Il voto online, dopo un lungo dibattito, è stato alla fine limitato ai malati o i disabili e ai residenti "in località la cui distanza dai seggi renda particolarmente difficoltoso l'esercizio del voto, sulla base di criteri determinati dalla Commissione nazionale per il Congresso", nonché alle "persone residenti e/o domiciliate all'estero”.

Tutti gli altri intenzionati a votare dovranno recarsi ai seggi con un documento di riconoscimento, la tessera elettorale e un contributo di 2 euro per sostenere le spese organizzative. L'obolo non sarà richiesto a chi è iscritto al Pd. Al voto dunque può partecipare chiunque abbia una tessera elettorale (se si riconosce nelle proposte del Pd), ma sono ammessi anche studenti e lavoratori fuori sede, i minorenni (16 anni in su) e i cittadini stranieri di altri Paesi dell'Unione europea ma residenti in Italia, o ancora di altri Stati ma "in possesso di permesso di soggiorno". 

La linea Bonaccini

Il discorso per la candidatura Bonaccini l’ha tenuto dal palco del circolo PD di Campogalliano, il paese dove Bonaccini è nato, cresciuto e dove tuttora abita: “Ho deciso di candidarmi alla segreteria del Partito Democratico. È il momento di esserci, di impegnarsi, di partecipare. E di farlo insieme. Per il PD e per il Paese" aveva detto il presidente dell’Emilia-Romagna.
La sua storia politica è, lunga, più che trentennale, e inizia proprio da Campogalliano: sul finire degli anni Ottanta Bonaccini entra a far parte di alcuni movimenti pacifisti e nel 1990 viene nominato assessore alle Politiche giovanili, alla Cultura e allo Sport nel proprio comune. Diventa poi segretario provinciale della Sinistra giovanile e nel 1995 diventa segretario provinciale del PDS. Dal 1996 al 2006 lavora come assessore al Comune di Modena e nel 2007 entra nel Partito Democratico. 
Nel 2014 partecipa alle primarie in vista delle elezioni regionali: con lui si candida Matteo Richetti, oggi deputato eletto nelle liste di Azione, e la cosa fu mal digerita dal resto del partito che desiderava, invece, una nomina unica. Inoltre, i due erano entrambi iscritti nel registro degli indagati con l’accusa di peculato per un’inchiesta sulle spese dei gruppi consiliari. La procura di Bologna arriva all’archiviazione e Bonaccini vince prima le primarie e poi le elezioni regionali. Tutt’oggi Bonaccini è Governatore dell’Emilia-Romagna, essendo stato rieletto nel 2019.

Forse le virtù e le debolezze di Bonaccini sono già tutte qui. Il Governatore rappresenta in pieno l’evoluzione seguita da tanti prima di lui: PCI, PDS, DS e infine Partito Democratico. Specialmente per i più giovani, potrebbe non rappresentare un elemento di novità. A dirlo è anche Dario Franceschini: “Bonaccini non invertirebbe la tendenza verso un lento quanto inesorabile declino” ha dichiarato l’ex ministro al Corriere della Sera spingendo, contemporaneamente, la candidatura di Elly Schlein.
Ciò che invece lo rende forte è il viscerale radicamento nel territorio. L’Emilia-Romagna è piena di eccellenze: Food Valley, Motor Valley, Data Valley e qualsiasi altro tipo di valley vi venga in mente. In Emilia-Romagna c’è, e tendenzialmente funziona bene. E ancora: la sanità emiliano-romagnola è tra le più efficienti in Italia, così come la scuola, e il PIL è in costante crescita da anni. Durante il suo primo mandato la disoccupazione è scesa sotto al 5% - un dato notevole rispetto alla media nazionale che supera abbondantemente il 7% - complice anche il Patto per il lavoro firmato sottoscritto 2015 tra regione, sindacati, associazioni d’impresa, terzo settore e università.
C’è però anche da dire che Bonaccini ha avuto solamente esperienze sul territorio. Non essendo mai stato deputato, senatore o europarlamentare, il Governatore emiliano-romagnolo potrebbe peccare in esperienza.

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Schlein, il volto nuovo del PD? 

Chi  potrebbe rappresentare una radicale novità in casa PD è Elly Schlein, ufficialmente candidata alla segreteria del partito dallo scorso 4 dicembre. Ha annunciato che lunedì 12 dicembre, al circolo Pd della Bolognina, a lei caro, prenderà la tessera del partito. 

Elly Schlein nasce a Lugano, in Svizzera, nel 1985. Figlia di Melvin Schlein, accademico statunitense, e di Maria Paola Viviani, docente universitaria italiana di Giurisprudenza, è ultima di tre figli (Benjamin e Susanna il fratello e la sorella maggiori). Il nonno materno è Agostino Viviani, antifascista e avvocato oltre che senatore del Partito Socialista dal 1972 al 1979, anni in cui riveste anche la carica di Presidente della Commissione Giustizia.

Schlein si appassiona alla politica già da giovane e, nel 2008, partecipa come volontaria a Chicago per la campagna elettorale di Barack Obama. Nel 2011 si laurea all’Università di Bologna in Giurisprudenza e, nello stesso anno, fonda l’associazione studentesca Progrè, una realtà che si occupa di fare informazione e di sensibilizzare sui temi come migrazioni e carcere. Nel 2013, in occasione delle primarie che porteranno Matteo Renzi a diventare il nuovo segretario dem, entra nel Partito Democratico sostenendo la candidatura di Pippo Civati.

Il rapporto di Elly Schlein con il Partito Democratico è stato sempre complicato. Soltanto pochi mesi prima del suo ingresso nel partito, Schlein aveva lanciato la campagna #OccupyPD: in seguito alla vicenda dei centouno franchi tiratori che avevano, di fatto, impedito l’elezione al Quirinale di Romano Prodi, Schlein aveva occupato insieme ad una nutrita rappresentanza giovanile PD diverse sedi del partito per denunciare la propria contrarietà alla nascita del Governo di larghe intese a guida Enrico Letta. 

Come detto, pochi mesi dopo Schlein fa il suo ingresso nel PD e con i dem viene eletta al Parlamento europeo con più di 53mila voti nella circoscrizione Nord-est e più di 32mila in Emilia-Romagna. Nel 2015, ancora in rotta con la linea dettata dal partito, Schlein lascia il PD per seguire Civati in Possibile: “Da troppo tempo non mi riconosco più in nulla di quella che fa questo Governo – scriveva in un lungo post Facebook –. Vale la pena di lottare all’interno del partito finché c’è il partito, ma temo che questo non esista più”.

Nel 2016 viene nominata relatrice per il gruppo Socialista e Democratico sulla riforma dei trattati di Dublino, la norma che stabilisce quale Stato membro è responsabile per ogni richiesta d’asilo presentata all’UE. Dopo due anni e ventidue riunioni, in cui ha l’allora eurodeputata presentò ben 145 emendamenti volti a cancellare il criterio di ‘primo Paese d’accesso’, nel novembre del 2017 il Parlamento europeo approva la riforma dei trattati, sostituendo i precedenti criteri con “un meccanismo di ricollocamento automatico e permanente, che da un lato valorizzi i legami i significativi dei richiedenti asilo e dall’altro obblighi tutti gli Stati europei a fare la propria parte sull’accoglienza”. Per Schlein e per tutta la sinistra europea è una vittoria storica.

Dopo gli anni trascorsi tra Strasburgo e Bruxelles, Schlein decide di non ricandidarsi in Europa preferendo invece, nel 2020, l’appoggio a Stefano Bonaccini (che avrebbe poi vinto nuovamente le elezioni dopo la prima vittoria nel 2014) nella corsa alla presidenza della Regione Emilia-Romagna con la sua lista “Emilia-Romagna Coraggiosa Ecologista e Progressista”. Viene eletta con 22.098 voti personali, facendo registrare il record di preferenze verso un candidato in tutta la storia delle elezioni emiliano-romagnole. L’11 febbraio viene nominata vicepresidente della Regione Emilia-Romagna.

Alle politiche del 2022 viene candidata ed eletta alla Camera come indipendente tra le liste del PD nel collegio plurinominale Emilia-Romagna 02. È il preludio del suo ritorno nel Partito Democratico: dopo le dimissioni annunciate da Letta, il 4 dicembre del 2022 Schlein si candida alla segreteria del partito, annunciando anche il suo ritorno all’interno di esso dopo sette anni di assenza.
Al Monk, il circolo romano in cui la deputata lo scorso 4 dicembre ha lanciato la sua candidatura, la deputata parla per circa un’ora e si commuove parlando della sua famiglia: solamente poche ore prima, la sorella Susanna – diplomatica italiana di base ad Atene – era stata vittima di un attentato incendiario nella sua casa. “Con mia sorella ci siamo sentite – ha detto Schlein dal palco – è stata lei a darmi la forza di venire qui oggi”.

La linea Schlein

Nella sua intera carriera professionale, Schlein ha accompagnato posizioni piuttosto radicali ad un forte senso delle istituzioni. Diritti, lavoro e ambiente i suoi cavalli di battaglia: Elly Schlein abbraccia i temi più cari alle nuove generazioni. Nella sezione dedicata alle attività svolte in Regione sul suo sito personale, le deleghe di Schlein sono un’infinità: patto per il clima, cooperazione internazionale e aiuti umanitari, promozione di politiche sociali, immigrazione, economia solidale, Agenda 2030 sono solo alcune di queste. Proprio sull’immigrazione, nel gennaio del 2020 la deputata ebbe uno scontro con Matteo Salvini che infiammò gli animi più radicali della sinistra. Schlein viene a sapere che il leader leghista è in un ristorante a San Giovanni in Persiceto per cenare dopo un comizio. Lei, come un’attivista qualunque, lo aspetta fuori dal ristorante: “Perché a Bruxelles non siete mai venuti a nessuna delle ventidue riunioni di negoziato sulla riforma migratoria più importante per l’Italia?” gli chiede Schlein in riferimento alle importanti riunioni per la rinegoziazione dei trattati di Dublino che l’avevano vista protagonista in prima persona. Salvini non alza lo sguardo dal telefono per più di un minuto, poi le risponde “Dimmi amica mia”, per poi liquidarla con un “Le riunioni che importavano io le seguivo” mentre se ne va. “Le norme si cambiano ai tavoli – gli grida lei alle spalle – perché è facile fare i tweet, però quando c’è da cambiare le cose non vi si vede mai”.

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