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Politica Pilastro / Via San Donato

Quartiere San Donato, intervista a Borsari: "Più presidio sociale"

Simone Borsari: "San Donato è uno dei laboratori in cui si sviluppa con maggiore intensità il processo di costruzione della nuova identità della nostra città"

Intervista a Simone Borsari, presidente del Quartiere San Donato: il racconto di un quartiere complesso, dei passi avanti fatti e del ristrovato senso di fiducia nei confronti delle Istituzioni. Il Pilastro? "Ha tutte carte in regola per diventare protagonista del progresso della nostra città, ma ha bisogno di un progetto integrato, attraverso azioni coordinate in campo urbanistico, abitativo, sociale e culturale lo renda un laboratorio di sperimentazione per realizzare un nuovo modello di trasformazione delle periferie in vere e proprie centralità urbane".

Nel programma per il Quartiere aveva annunciato priorità alla sicurezza: quali i passi avanti fatti in questo senso?

Il tema della tutela della sicurezza, che continuo a ritenere prioritario, si pone indistintamente sull’intera città. Premesso questo, penso che migliorare la sicurezza e la vivibilità significhi non solo intensificare i controlli da parte delle Forze dell’ordine, ma anche aumentare il presidio sociale degli spazi comuni per riprendersi il territorio attraverso iniziative e progetti di aggregazione sviluppati in collaborazione con i cittadini, singoli e associati, disincentivando così le cattive frequentazioni. Sicurezza quindi intesa anche come prevenzione e promozione di una socialità sana. Tenendo ben presente questo aspetto, come Quartiere abbiamo sviluppato circuiti di collaborazione con le realtà associative del territorio che hanno portato all’elaborazione di progetti – ai quali stiamo dando continuità – di miglioramento della vivibilità e di arricchimento dell’offerta di iniziative di socializzazione negli spazi pubblici; ci siamo impegnati sia per una migliore illuminazione di alcune aree verdi particolarmente a rischio, come ad esempio i giardini Cervi, Don Bosco e Parker-Lennon; abbiamo migliorato il sistema di videosorveglianza della nostra sede istituzionale e dell’area verde circostante.

Abbiamo anche migliorato il modo di affrontare le situazioni di illegalità che ci vengono segnalate negli alloggi di edilizia pubblica, intensificando i momenti di informazione e confronto tra il Quartiere, ACER e gli altri soggetti competenti, per arrivare a soluzioni condivise in tempi ragionevoli.

Il rapporto di collaborazione con le Forze dell’ordine è molto stretto. A questo proposito, il Patto per la sicurezza firmato nel febbraio 2012 prevede strumenti specifici e sedi di confronto per individuare a livello cittadino, anche con il coinvolgimento dei Presidenti di Quartiere, le priorità di intervento sul territorio. Ma non solo. Il Quartiere è in contatto costante con i rappresentanti territoriali di tutti i corpi di polizia, trasmette pressocchè quotidianamente qualsiasi segnalazione pervenuta ed ogni altra informazione utile per la tutela della sicurezza e periodicamente ci si ritrova per esaminare le criticità. Come Quartiere inoltre ci rendiamo disponibili ad incontrare in tempi brevissimi, anche congiuntamente ai rappresentanti delle Forze dell’ordine se necessario, chiunque voglia segnalare un problema specifico.

Quale richiesta farebbe alla Polizia Municipale?

Una delle richieste che avanzo più frequentemente alla Polizia Municipale è l’invio di agenti a piedi per le strade e nei parchi, per entrare più facilmente in contatto con i cittadini e con i gestori delle attività commerciali, che possono essere delle ottime “antenne” sulle situazioni di criticità di varia natura. Certamente resta ancora molto da fare e nessuno può permettersi di abbassare la guardia: la battaglia più dura è quella contro lo spaccio di sostanze stupefacenti, che in alcuni luoghi non è stato ancora completamente debellato. Penso però che abbiamo imboccato la strada giusta e, grazie all’azione sinergica del Quartiere, degli operatori della sicurezza e delle persone impegnate nei progetti di cittadinanza attiva, molte persone mi confermano di avere notato in alcune zone del nostro territorio un miglioramento della vivibilità rispetto agli anni passati. Gli sforzi dell’amministrazione e dei cittadini per la rivitalizzazione e lo sviluppo della socialità sul territorio devono essere supportati da un continuo monitoraggio delle zone più critiche da parte dei soggetti ai quali la legge nazionale affida la responsabilità di garantire l’ordine pubblico. Sono due aspetti indissolubilmente legati, e per portare a risultati concreti devono procedere insieme, con pari intensità.

Il quartiere dell'integrazione: storie di convivenze. Esistono esempi particolarmente virtuosi?

Nel nostro territorio da sempre vengono a contatto culture, abitudini di vita e sensibilità diverse. Da sempre trovano ospitalità persone e famiglie che vengono da lontano, in una percentuale maggiore rispetto a tante altre zone della nostra città. Molto spesso si tende a mettere in risalto solo l’aspetto conflittuale di queste dinamiche. E’ più facile che, come tutte le zone fuori dal centro, San Donato si ritrovi catapultato alla ribalta dei media quando accadono episodi di cronaca, ma in realtà il quartiere è un prezioso giacimento di capitale sociale, in cui la cultura della collaborazione tra istituzioni e associazioni territoriali è radicata contribuisce a sviluppare iniziative che rafforzano la coesione sociale e i legami di comunità. Gli esempi virtuosi sono molti, e andrebbero comunicati meglio. Penso ai percorsi di partecipazione con cui il Quartiere sta coinvolgendo i cittadini e le realtà associative nella rivitalizzazione di alcune zone del territorio o nel miglioramento dei servizi per le fasce più fragili della popolazione. L’intento è quello di ragionare assieme sulle modalità per dare risposte ancora più efficaci ed efficienti ad esigenze particolarmente sentite, abbandonando l’idea che l’amministrazione da sola possa risolvere tutti i problemi e sviluppando un lavoro si squadra con chiunque sia disposto a collaborare.

Un altro esempio virtuoso è il progetto degli orti sui tetti degli alloggi di edilizia pubblica di Via Gandusio ha consentito a persone e famiglie che prima quasi si ignoravano pur abitando nello stesso edificio, di parlarsi, conoscersi, capirsi e stare insieme, superando le diffidenze reciproche e condividendo un progetto che ha sviluppato il senso di appartenenza ad una comunità.

Vorrei ricordare poi l’attività della Compagnia Laminarie, che gestisce il teatro DOM al Pilastro coniugando la ricerca di forme espressive dei linguaggi dell’arte contemporanea le esigenze e le peculiarità del territorio di riferimento e di chi lo abita, facendo diventare il DOM una realtà culturali di primissimo piano in ambito cittadino e non solo.

Penso anche all’entusiasmo di moltissimi ragazzi e ragazze dei nostri gruppi giovanili nel proporre e nell’organizzare, con l’aiuto degli educatori, iniziative per presentarsi in maniera positiva al resto della cittadinanza. E potrei continuare…..Il nostro territorio rappresenta uno dei laboratori in cui si sviluppa con maggiore intensità il processo di costruzione della nuova identità della nostra città.

Ci sono storie e vicende umane che ha fatto sue?

Il Quartiere è il livello istituzionale più vicino al cittadino, siamo l’avamposto del dialogo delle persone con l’amministrazione comunale. E sono molte le vicende umane che costringono a guardare in faccia la realtà in tutta la sua drammaticità, come quando ci rapportiamo con persone che per varie ragioni non riescono a vivere in maniera dignitosa o non riescono a mantenere la propria famiglia. Le situazioni di disagio con cui sono venuto a contatto mi hanno colpito tutte, ciascuna con la propria complessità. La cosa più difficile è restituire un barlume di speranza a chi si trova in difficoltà, e la scarsità dei mezzi a disposizione dell’amministrazione in questo difficile contesto economico di certo non aiuta. Ma nonostante ciò, alcune risposte riusciamo a darle, grazie soprattutto alla professionalità e alla dedizione dei nostri operatori, e fino ad ora siamo riusciti a mantenere inalterati i livelli di qualità dei servizi. Siamo anche riusciti a reintrodurre prestazioni che nel nostro territorio erano state azzerate durante il commissariamento, come ad esempio le attività di socializzazione estiva per gli anziani soli.

Il progetto di cui va più orgoglioso?

Ce ne sono tanti, e vado orgoglioso di tutto ciò che facciamo per avvicinare l’amministrazione alle persone. Ne scelgo due, che sono particolarmente felice di avere contribuito in prima persona a promuovere: il percorso partecipato per la riqualificazione del giardino Parker Lennon e l’accordo di programma per la prevenzione ed il contrasto delle situazioni di devianza nei gruppi giovanili.

Attraverso il primo progetto abbiamo stimolato la costruzione di un gruppo molto affiatato di cittadini che stanno collaborando con il quartiere nella cura di un’area verde che in passato era totalmente in preda al degrado e abbiamo anche individuato assieme gli interventi di miglioramento strutturale per renderla più sicura e accogliente.

Il secondo progetto ci ha visto lavorare assieme alla Regione, alla Polizia Municipale, agli educatori di strada e ad altri quartieri della città nel potenziamento di progetti educativi per ragazzi e le ragazze che con i loro comportamenti antisociali, rischiano, a volte inconsapevolmente o anche solo per gioco, di entrare giovanissimi nella spirale della microcriminalità. Grazie alle iniziative sviluppate con l’accordo di programma, che ha beneficiato anche di fondi regionali, il nutrito gruppo di giovani che si ritrova abitualmente in Piazza Spadolini – che qualcuno si era già affrettato a definire impropriamente “babygang” – si sta riconciliando con il resto della comunità e sta imparando a rispettare luoghi e persone con cui entra in relazione.

 Il rapporto con i consiglieri dell'opposizione: quali i temi su cui prevale il disaccordo?

Con i consigilieri di opposizione abbiamo instaurato fin dall’inizio un clima di correttezza e collaborazione. La naturale diversità di vedute rispecchia sostanzialmente gli stessi temi che animano il dibattito cittadino. Ma vorrei sottolineare piuttosto un altro aspetto: il lavoro di un Consiglio di Quartiere si misura dalla qualità delle proposte emerse e dalla loro reale utilità per il territorio di riferimento, perciò cerchiamo di impostare il lavoro del nostro organo consiliare evitando il più possibile la riproposizione di discussioni e posizioni già emerse in altre sedi, concentrandoci soprattutto sulle questioni più direttamente attinenti alla nostra comunità. Seguendo questa impostazione, spesso approviamo delibere all’unanimità o con maggioranze ampie. Vuol dire che stiamo facendo un buon lavoro. L’ultimo episodio è il voto favorevole espresso anche dal Movimento 5 Stelle sul Programma-Obiettivo del Quartiere per il 2013, ossia l’atto che esprime le scelte fondamentali di indirizzo politico-amministrativo nel governo del territorio per l’anno in corso.

 Mappa delle criticità: esistono aree in cui c'è ancora molto lavoro da fare? Quali sono?

Il quartiere San Donato ospita la maggiore concentrazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica dell’intera città. Questa caratteristica è da decenni uno dei nostri tratti distintivi e ha comportato nel tempo la permanenza di situazioni di disagio sociale in percentuale maggiore rispetto ad altri quartieri. Ma se da un lato è senz’altro imprescindibile mettere in campo politiche abitative e sociali di respiro strategico che vadano sempre più in direzione di un riequilibrio del mix sociale della popolazione soprattutto al Pilastro, è altrettanto importante, considerare il patrimonio di edilizia pubblica come un volano per incoraggiare processi di integrazione ed inclusione sociale virtuosi.

Il Pilastro, con la sua imponente dotazione di servizi e di capitale sociale, ha tutte carte in regola per diventare protagonista del progresso della nostra città, ma ha bisogno di un progetto integrato, attraverso azioni coordinate in campo urbanistico, abitativo, sociale e culturale lo renda un laboratorio di sperimentazione per realizzare un nuovo modello di trasformazione delle periferie in vere e proprie centralità urbane.

Non è più rinviabile neanche un ragionamento condiviso sulle forme e sulle progettualità più appropriate per valorizzare gli spazi ormai da troppo tempo sfitti in Via Trauzzi, Via Natali e Via Deledda.

Una particolare attenzione dovrà essere prestata alle trasformazioni urbanistiche e funzionali che nei prossimi anni riguarderanno la Fiera, il CAAB ed il comparto Pioppe-Aree Annesse Sud: sarà importante assicurare sia un rapporto armonioso con le aree urbane e rurali confinanti sia un assetto sostenibile anche sotto il profilo della mobilità.

In un’altra zona caratterizzata da elevate concentrazioni di alloggi pubblici, quale è quella ricompresa tra Via Zago e Via Pezzana, il percorso partecipato “BOx Tutti”, da poco conclusosi, ha contribuito ad individuare le principali linee di indirizzo per stimolare percorsi di socialità positiva e di fruizione condivisa degli spazi.

I cortili e gli spazi comuni degli edifici di edilizia pubblica devono diventare sempre più luoghi in cui possa realizzarsi l’incontro ed il dialogo tra le persone e le famiglie: la gestione partecipata dei cortili condominiali (come quella che si sta realizzando con il progetto del “Quadrilatero di periferia”, partito recentemente nelle Vie Melato, Magazzari, Ristori e Andreini su proposta di un gruppo di residenti) può aiutare ad alimentare dinamiche positive. Anche l’esperienza degli orti urbani rappresenta una potenzialità enorme per lo sviluppo della coesione sociale e del senso di appartenenza alla comunità.

Un’altra caratteristica che contraddistingue San Donato consiste nell’ampiezza delle aree verdi, per le quali è importante continuare a sviluppare presidi di socialità positiva in collaborazione con i cittadini e le associazioni, come sta già avvenendo nei giardini Pasolini, Parker-Lennon, Cervi, Bentivogli, San Donnino e Penazzi.

Il Quartiere dovrà essere sempre più un luogo di promozione e sostegno della cittadinanza attiva, dove le risposte alle esigenze di tutela e sviluppo della comunità vengano elaborate attraverso una rete di collaborazione sempre più stretta tra l’amministrazione e i cittadini singoli e associati.

La sfida sarà quella di contribuire a riportare nelle persone la voglia di partecipare e fare la propria parte per contribuire in modo costruttivo al benessere di tutti.

Il complimento più gradito fatto da un cittadino?

Qualcuno, dopo un atteggiamento iniziale di diffidenza, mi ha detto che il rapporto con il Quartiere gli ha restituito la fiducia nelle istituzioni. Sono le parole più belle che un pubblico amministratore possa sentirsi dire.

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