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Arcidiocesi: “Sospiro di sollievo per il no al referendum”. Grillini: “Sguardo strabico della curia”

L'inserto della curia bolognese celebra il no al referendum contro i finanziamenti comunali alle scuole dell'infanzia private. Franco Grillini: "Non tiene conto dell'opinione pubblica"

Bologna 7, inserto domenicale della curia bolognese pubblicato con Avvenire, commenta la decisione dei garanti di non ammettere il referendum contro i finanziamenti comunali alle scuole dell'infanzia private confessionali “Un sospiro di sollievo di tutti i bolognesi. Referendum arma politica”. Ma Franco Grillini non ci sta: “Uno sguardo strabico che non tiene conto dell'opinione pubblica. La curia sapeva benissimo che la maggioranza dei bolognesi avrebbe votato per cancellare lo sperpero di danaro pubblico a sostegno non di scuole private gestite per conto del bene pubblico, ma di scuole private a carattere religioso confessionale".

FRANCO GRILLINI. Franco Grillini, consigliere regionale Idv, suggerisce ai commentatori di via Altabella di “Dare un'occhiata ai sondaggi che, quando fanno comodo, come nel caso dei matrimoni gay, vengono sempre citati come un'arma contundente. Nella fattispecie del finanziamento pubblico - continua -  ovvero con danari frutto delle tasse di tutti, i sondaggi sono impietosi e ci dicono che percentuali vicine al 90% della popolazione sono assolutamente contrari all'utilizzo di fondi pubblici per finanziare scuole private ad orientamento confessionale".

LA CURIA. "Disinnescando una mina vagante, i saggi hanno fatto tirare un sospiro di sollievo a quasi tutti i bolognesi". Lo afferma un commento di 'Bologna sette', il supplemento domenicale dell'Arcidiocesi al quotidiano cattolico Avvenire, riferendosi alla decisione presa mercoledì dai garanti; a chiedere il referendum era una serie di realtà del mondo associativo, sindacale e della società civile riunita sotto il nome di comitato 'Articolo 33'.

CAFFARRA. “Ora – spiega il cardinale Carlo Caffarra - i gestori delle materne possono programmare con più serenità il prossimo anno scolastico; le famiglie continuare a esercitare una libertà di scelta e il sindaco Virginio Merola riconfermare la sua convinta adesione. Il partito di maggioranza ora può far vedere se è davvero un partito di governo e la stessa opposizione in questa vicenda ha dimostrato come di fronte a un problema delicato si possa portare un contributo costruttivo e utile".

REFERENDUM COME ARMA POLITICA. Per 'Bologna sette' "Restano fuori da questa sinfonia solo i professionisti del referendum come arma politica e non come strumento di democrazia sostanziale, supportati da frange di partiti che cavalcano la battaglia contro le scuole cattoliche senza rendersi conto che questa diventa un boomerang che si ritorce contro tutta la città nel momento in cui la legge, e non l'arcivescovo, riconosce loro la natura di servizio pubblico". Per l'Arcidiocesi il periodo che si apre, di discussione e confronto sulle scuole dell'infanzia, è una grande opportunità per Bologna, "per tornare a essere un vero laboratorio politico e sociale mettendo definitivamente in cantina il vecchio armamentario ideologico, antistorico e fuori dal tempo", ma anche per Merola e la sua squadra, "di amministrare partendo dal principio di realtà (che non ha tessere di partito) piuttosto che da quello dell'ideologia". "Se questo dialogo virtuoso scatterà - conclude il commento di 'Bologna sette' - Bologna diventerà a livello nazionale un esempio di 'buona pratica', e Dio sa quanto ci sia bisogno di esempi così, per il bene comune della città".

GARAGNANI DEL PDL. Il deputato bolognese Pdl Fabio Garagnani: “La Giunta regionale dell'Emilia Romagna non può più trincerarsi dietro affermazioni generiche che lasciano il tempo che trovano, ma deve predisporre un progetto di legge che affronti in modo chiaro e netto il principio di un autentico pluralismo educativo come hanno fatto altre regioni: Veneto, Lombardia, Piemonte”.

PROPOSTA DI LEGGE. Garagnani ha sollecitato il governo e la commissione cultura ad esprimersi sulla sua proposta di legge, che definisce alcune linee essenziali del percorso educativo valido per tutte le regioni ribadendo i punti più significativi: “Parità a tutti gli effetti fra scuole statali e paritarie in un sistema pubblico integrato; piena facoltà per Regioni e Comuni di contribuire alle necessità delle famiglie con l'istituzione di buoni scuola a istituti o famiglie; detrazioni fiscali dei contributi dovuti agli enti locali delle rette pagate alle scuole paritarie; obbligo del Comune di intervenire a favore di istituzioni educative paritarie quando sul territorio manchi, o non sia in grado di soddisfare tutte le richieste, una scuola statale o comunale".
 

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