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Dalla Bolognina per "resettare" il PD: domani l'assemblea a microfono aperto

#RESETPD, un'assemblea dove "tutti potranno intervenire liberamente a microfono aperto": Lepore, Rizzo Nervo, Critelli e Zacchiroli per rifondare il partito dal quartiere della svolta storica. Nella Direzione Nazionale di oggi, i Democratici si affidano a Napolitano

Luogo simbolo, la Bolognina, piazza Unità, quartire della celebre svolta, per l'incontro di domani lanciato dai giovani amministratori Pd di Bologna. #RESETPD, un'assemblea autoconvocata, alle 18.30, e aperta in cui "tutti potranno intervenire liberamente a microfono aperto".

Gli ssessori comunali Matteo Lepore e Luca Rizzo Nervo, il capogruppo Pd a Palazzo D'Accursio Francesco Critellie, tutti convintamentente bersianiani alle primarie, con la sola eccezione del consigliere Benedetto Zacchiroli, di area renziana, dopo la deludente prova alle politiche e dei giorni dell'elezione del presidente della Repubblica, ribadiscono il proprio NO all'inciucio, ma anche all'autosospensione, già prospettata dalla parlamentare prodiana Sandra Zampa. Le accuse: "una parte del gruppo dirigente nazionale ha voluto bombardare il Pd per farlo esplodere e impedire il rinnovamento, come se il partito fosse cosa propria. Lo ha fatto con un cinismo e col fare dei codardi.

Sembra preferiscano andare nuovamente al volto questi "resettatori: "Voglio anche chiarire che l'assemblea autoconvocata di domani non è una chiamata a raccolta per trentenni ma per tutti. Anche questo è un recinto da abbattere" precisa Lepore su Facebook.

BOLOGNINA.  Ha segnato nel 1989 il passaggio dal Pci, entrato in crisi alla morte di Berlinguer nel 1984 e con la sconfitta del referendum sulla scala mobile nell’85. Gorbaciov segretario del Pcus da rinnovare, crisi dei paesi oltrecortina, in questo clima si insedia nel 1988 il giovane segretario Achille Occhetto, deciso, anche lui, a cambiare pelle ai “comunisti”, che ricevono la randellata dalla caduta del muro di Berlino nel 1989. Il 12 novembre Occhetto arriva a Bologna, ufficialmente per ricordare la battaglia partigiana della Bolognina. Lì nella Sala comunale di via Tibaldi 17, Occhetto rivela le velleità di progressismo, con pianto accorato annesso. E sempre da lì, con un congresso impegnativo e contestato, che il PCI diventerà Pds, Ds e infine Pd. Lì oggi c’è un negozio.

NO AL GOVERNISSIMO. Un comunicato congiunto dei consiglieri regionali Thomas Casadei e Antonio Mumolo, per dire un "No netto ad un governissimo Pd-Pdl. Serve un congresso straordinario. Siamo contrari alla strategia complessiva che il Partito Democratico ha tenuto nel percorso di scelta del Presidente della Repubblica ed esprimiamo la nostra indignazione per i 101 'grandi elettori' del Pd che non hanno votato Prodi senza esprimere la propria opinione durante la riunione dei gruppi e che hanno preferito colpire a freddo dietro la segretezza del voto". "Non è possibile aspettare - proseguono - e chiediamo che vengano immediatamente avviate le procedure per un Congresso straordinario" per discutere "del futuro del Pd: un partito che potrà rinascere se, e solo se sarà capace di adottare metodi di consultazione costanti dei propri iscritti ed elettori, e medesime regole e stili di condotta in tutto il Paese, a partire da una solida visione etica dell'agire politico". Ora, esortano, che il Governo venga composto da "ministri che non siano eletti o dirigenti di partiti. Tale governo potrà avere esclusivamente una missione breve e di scopo", a cominciare dalla legge elettorale, per arrivare presto a "nuove elezioni" che riportino "chiarezza ed efficacia in un quadro politico frantumato" e rimettano "al centro una dimensione effettivamente parlamentare della nostra democrazia".

DIREZIONE NAZIONALE: BERSANI "MI FERMO QUI". Oggi l'attesa Direzione Nazionale del PD a Roma con la conferma delle dimissioni del Segretario Bersani: "Storia di successo, ma la permeabilità e la perdita di autonomia ci ha reso inservibili per il paese". Riconose i "limiti e le omissioni in questi quattro anni, ma ci credo e ho fiducia nel futuri di questo partito. Io mi fermo qui". Consegna del silenzio della dirigenza: con 7 voti contrari e 14 astenuti, in sostanza il Partito Democratico si affida al Presidente Giorgio Napolitano che conferirà l'incarico a breve.

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