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Al Quirinale non passa Romano Prodi: tutto da rifare, Pd in crisi nera

Marasma PD: solo 395 voti per Prodi, che ritira la sua candidatura con un commento durissimo. Si dimette la Presidente Bindi, stesso destino per Bersani? Così dice un twit. I Giovani Democratici occupano la sede di via Galliera, su Porta a Porta dalle 22

Dato clamoroso al quarto scrutinio per l'elezione del Presidente della Repubblica: Romano Prodi colleziona solo 395 voti, circa 100 voti in meno del totale dei parlamentari del centrosinistra. Così il fondatore del PD ritira la sua candidatura con un durissimo commento e contemporaneamente la presidente del partito Rosy Bindi si dimette. Bersani si dimetterà poco dopo all'assemblea dei grandi elettori del Capranica.

ROMANO PRODI. Mercoledì sera era stato contattato da Pier Luigi Bersani che ne aveva ottenuto la disponibilità. Stamattina gli era stata riferita l'approvazione all'unanimità della sua candidatura, con tanto di standing ovation, da parte dei grandi elettori del Pd. Poi erano arrivate diverse telefonate a una delle quali (Claudio Burlando) aveva risposto "Arrivo appena posso". Tanto che aveva organizzato un rientro già domani. Poi poco prima delle 19 è arrivata l'incredibile notizia: sono mancati addirittura 101 voti su 496, tutti tra i grandi elettori del Pd, visto che Sel non ha fatto mancare il proprio apporto. L'ex premier è rimasto a telefono con alcune persone a lui vicine, Arturo Parisi, Sandra Zampa, Ricky Levi, poi ha preso carta e penna. Inutili le richieste dei big del Pd di aspettare domani, nella convinzione di essere in grado di richiamare alla responsabilità i franchi tiratori. Nella dichiarazione inviata dal Mali, il Professore ha detto di considerarsi "onorato" per l'offerta ricevuta "anche se non faceva parte dei programmi della mia vita" (mi hanno tirato per la giacca loro). "Il risultato del voto e la dinamica che è alle sue spalle - ha sottolineato - mi inducono a ritenere che non ci siano più le condizioni"; quindi ritornerà "serenamente" ai programmi della sua vita. "Chi mi ha portato a questa decisione deve farsi carico delle sue responsabilità. Io non posso che prenderne atto".

I VOTI. 50 voti in più sono andati a Stefano Rodotà (213 in totale), altri a Massimo D'Alema e ad Annamaria Cancellieri, candadata dai montiani. E il Pd ripiomba nella crisi più nera: evidentemente in molti non hanno perdonato la candidatura di Franco Marini che ha rischiato di spaccare, e a questo punto ha già definitvamente spaccato, il Partito Democratico. Sel ribadisce la propria fedeltà, come da assemblea di ieri sera, quindi si tratterebbe di un siluramento tutto interno al Pd. "Se salta la candidatura di Prodi, Sel voterà Rodotà", così il leader Nichi Vendola, mentre, alla chiusura dello scrutinio, era già fine della candidatura di Prodi per Matteo Renzi.

LE REAZIONI. "Provo sconcerto" è il commento del numero uno Pd in regione Stefano Bonaccini "Questa mattina l'assemblea dei deputati Pd aveva votato all'unanimità la proposta di Prodi, senza contrari, nè astenuti, dunque. E' legittimo esprimere apertamente dubbi o aperto dissenso, ma irresponsabile nascondersi per poi colpire". Questa sera i Giovani Democratici bolognesi occuperanno il Circolo Passepartout di via Gallera, diretta alle 22 su Porta a Porta: "Questo non è il nostro Pd!", spiega il segretario Alberto Aitini dando appuntamento per le 21: "Quello che è successo oggi è una cosa inaudita. Impallinare Romano Prodi, il fondatore dell'Ulivo, il padre nobile del Pd è una vergogna".

"Oggi 100 persone come ladri, di nascosto, senza avere il coraggio delle proprie azioni votano in assemblea del Pd a favore e nell'urna contro". E' l'analisi del voto di oggi pomeriggio di Graziano Delrio, sindaco di Reggio Emilia. "Votano contro la credibilità della politica perché si può e si deve avere opinioni diverse ma bisogna avere il coraggio delle proprie idee. Votano contro il bisogno del paese di avere istituzioni forti e credibili. Votano e non si vergognano. Stamattina avevamo ritrovato la speranza la sintonia con il nostro popolo e l unità, stasera di nuovo delusione e smarrimento"

Per tutto il giorno, dopo la speranza rinata dalla candidatura del fondatore del Pd, è stato tutto un chiedersi "Perchè", ovvero il motivo per non votare Stefano Rodotà: dunque, dopo aver scongiurato le larghe intese e qualsiasi apertura a Berlusconi e al centrodestra, non passa neanche il Professore, inviso ai pdiellini che non hanno votato gridando al tradimento.

Nulla di fatto e in meno di 48 ore, il primo partito di maggioranza relativa e il suo Segretario si ritrovano nella bufera.

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