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Bonaccini: "Non prendo il vitalizio, fui il primo a rinunciare"

A chi glielo ha chiesto "per l'ennesima volta. Nessun atto eroico, ma una scelta in linea con l’idea che alla politica servisse recuperare sobrietà"

"Fui il primo consigliere regionale in Italia (insieme a 15 miei colleghi consiglieri emiliano-romagnoli) a cancellarmelo volontariamente oltre otto anni fa. Precisamente il 15 gennaio 2013". Così il presidente Stefano Bonaccini risponde sui social a chi gli ha chiesto "per l’ennesima volta" quanto percepisce di vitalizio.

"Dunque, non lo percepirò mai. Nessun atto eroico, ma una scelta assolutamente in linea con l’idea che alla politica servisse recuperare sobrietà - sottolinea il governatore, che recentemente ha incassato un terzo posto nella classifica dei presidenti di regione più apprezzati - dopodiché́ ve lo dico io prima che me lo diciate voi: onestà e sobrietà sono precondizioni per potersi impegnare in politica o nelle istituzioni, ma da sole non bastano. Servono anche professionalità e competenza, perché un incapace, anche lavorasse gratis e senza vitalizio, costerebbe sempre troppo alla comunità".

Insieme a Stefano Bonaccini, avevano rinunciato Manes Bernardini (allora leghista) e Stefano Cavalli, Lega, Silvia Noè, allora Udc, l’ex presidente dell’Assemblea Legislativa Matteo Richetti, i dem homas Casadei, Antonio Mumolo, Rita Moriconi, Giuseppe Pagani, Anna Pariani, Giuseppe Paruolo, Damiano Zoffoli e l'allora Presidente dell’Assemblea Legislativa, Palma Costi.

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