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Task force, cemento e boschi. Come combatteremo l'emergenza climatica?

Si apre il dibattito a livello locale su come preparare e preservare le nostre città in futuro partendo dagli errori del passato e mentre ancora sono vivi i ricordi della drammatica alluvione che ha piegato la nostra terra

Una task force per fronteggiare il problema frane e allagamenti e un piano di adattamento all'emergenza climatica . Ma anche stop alla cementificazone, politiche dei boschi da riconsiderare,  progetti stradali da rivedere. Questi alcuni dei punti dai quali all'ombra delle Due Torri prende avvio il dibattito sulle strategie future da adottare per preparaci e preservarci dagli effetti del cambiamento climatico.

La task force annunciata da Lepore

Il Comune di Bologna ha annunciato le prime azioni a seguito della drammatica alluvione che ha colpito anche il nostro territorio metropolitano. "Costituiremo una task force per il dissesto idrogeologico e un piano di adattamento all'emergenza climatica in Città metropolitana, che studi e approfondisca gli eventi accaduti, mettendo a disposizione di tutta la comunità dati, evidenze e ipotesi di lavoro in materia di manutenzione e cura del territorio, prevenzione del dissesto idrogeologico e gestione delle acque nel contesto bolognese". Questo perché "per non lasciare sole le nostre comunità e sindaci serve ricostruire un sapere e mettere mano ai piani di adattamento e prevenzione". Così aveva spiegato il sindaco di Bologna e della Città metropolitana Matteo Lepore in apertura degli Stati generali metropolitani, a cui partecipano i parlamentari del territorio, rappresentanze delle realtà economiche e dei sindacati, Unioni di Comuni, Comuni e società partecipate. In questo momento, aggiunge il sindaco metropolitano, "dalla montagna alla pianura, la Città metropolitana sta già lavorando con centinaia di cantieri sulle strade e sulle frane. Facciamo riunioni con i tecnici e i sindaci ogni ora, contiamo i danni, ma vogliamo ripartire subito, e intendiamo mettere le nostre riflessioni e i nostri sforzi anche a servizio della Regione e del Governo".  

La ricetta dei Verdi 

Il piano annunciato da Palazzo D'Accursio non convince fino in fondo i Verdi per i quali una task force per il dissesto idrogeologico e i piani di adattamento e prevenzione ai cambiamenti climatici "sono importanti, ma non bastano".

Per cambiare davvero rotta - rilanciano - "occorre innanzitutto smettere di cementificare e rivedere tutti i progetti urbanistici e stradali ancora da cantierare, a partire dal Passante di Mezzo. Non è più immaginabile insistere su un'opera così devastante per il nostro territorio e per la salute dei cittadini. Bisogna smettere poi di costruire in aree esondabili, bisogna smettere di abbattere alberi e di ridurre le aree verdi".

I Verdi, con i portavoce bolognesi Danny Labriola e Valentina Marassi, sposano la proposta avanzata dal in Comune Davide Celli: "trasformare le aree militari in parchi naturali urbani sul modello dei Prati di Caprara, in modo da promuovere e tutelare la biodiversità in città". Inoltre, "sarebbe utile attivare protocolli di intesa con l'Università in materia di biodiversità e difesa del suolo perché in questa fase ogni competenza specialistica può essere utile per una corretta programmazione che eviti gli errori del passato. Infine, riteniamo si debbano cambiare completamente le politiche relative alla ceduazione dei boschi che hanno reso le nostre montagne impermeabili a causa dell'eccessivo diradamento delle chiome. Una gestione sostenibile del territorio- concludono Labriola e Marassi- è possibile, ci auguriamo che la nostra voce venga ascoltata".  

Consumo di suolo e segnali ignorati

Sul consumo di suolo - argomento sul quale si è dibattuto dalla prima ora dell'alluvione, tra accuse e difese - si leva oggi anche la voce degli ambientalisti, che stamane hanno protestato in viale Aldo Moro contro le politiche regionali durante un summit proprio sull'alluvione. Gli attivisti di Extinction Rebellion accusano la Regione di non avere "piani credibili di mitigazione o adattamento". Sottolineando come l'Emilia Romagna sia "la terza in Italia per consumo di suolo e la prima per cementificazione in aree alluvionali".  

Critiche nei giorni scorsi anche le parole del sindaco di Monterenzio, comune bolognese duramente colpito dal maltempo dei giorni scorsi, che a BolognaToday aveva denunciato come si fosse costruito male, addirittura sopra le frane e ignorando segnali importanti

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