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Riapertura punti nascita, ora tocca al ministero, Bonaccini: "Segnale immediato"

A ridosso della consultazione elettorale Regione e comuni interessati si muovono per il ripristino dei centri nascita in Appennino. C'è anche Porretta

Un segnale immediato. Cos' Stefano Bonaccini, governatore uscente dell'Emilia-Romagna, definisce l'avvio "nel giro di due o tre mesi" della riapertura sperimentale dei punti nascita in montagna, chiusi negli ultimi anni perché non raggiungevano gli standard delle 500 nascite all'anno stabiliti per legge.

Al termine del vertice di ieri pomeriggio, il presidente appare soddisfatto. E si toglie anche qualche sasso dalle scarpe. "Chi mi raffigura col naso da pinocchio- dice Bonaccini, riferendosi al manifesto portato oggi in Regione col camion-vela dall'esponente Fi, Andrea Galli- tra qualche mese dovrà metterlo su se stesso, chiedendomi anche scusa".

La sperimentazione prevede che nei punti nascita riaperti potranno partorire solo le donne che non hanno avuto problemi in gravidanza, e comunque su base volontaria. "Ora trasmettiamo la richiesta al ministero, che dovrà riunire la commissione- spiega Bonaccini- nel giro di due o tre mesi potranno riaprire i punti nascita. Una sperimentazione che servirà anche alle altre Regioni nel confronto col ministero".

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Il governatore ci tiene poi a ribadire che la riapertura dei punti nascita è frutto del nuovo Patto per la Salute. "Per un anno e mezzo al Governo precedente ho chiesto un incontro e non sono mai stato neanche convocato- ricorda Bonaccini- appena è arrivato, questo ministro ha subito lavorato al nuovo Patto per la salute e prima di Natale l'abbiamo sottoscritto in Conferenza Stato-Regioni. Dentro al Patto per la salute, è stata inserita anche la revisione dei criteri per l'apertura dei punti nascita in tutta Italia. Serviranno commissioni tecniche, non sappiamo quanto tempo ci vorrà. Noi intanto vogliamo dare un segnale immediato".

Anche Zampa spiega che ripensare a livello nazionale i parametri per l'apertura dei punti nascita "è un percorso lungo. Su questa idea del protocollo sperimentale, invece, la richiesta è che in 60 giorni ci si esprima. Riuniremo la commissione nascite e cercheremo di prendere una decisione alla luce del fatto che continua a essere garantito un percorso di sicurezza".

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Il protocollo infatti "tutela molto il tema della sicurezza- assicura il sottosegretario- perché individua gruppi statisticamente sicuri di donne". In questo modo "si mantiene molto alto il livello di sicurezza, che deve essere la priorità", afferma Zampa. Che aggiunge: "Se si può fare un parto in casa, bisogna che si dica che si può fare anche in ospedale".

Fiducioso anche l'assessore alla Sanità dell'Emilia-Romagna. "Selezionando le donne in questo modo- sottolinea Venturi- credo che il ministero possa accettare anche standard di numeri più bassi. E' un bel modo per riaprire e penso che potrebbe rappresentare anche una soluzione utile per certi territori che hanno bisogno della presenza di servizi". Anche l'assessore poi ribadisce che "non si poteva fare prima, perché finora non c'era nessuna apertura neanche nel Patto per la salute. E poi bisognava pensare qualcosa che fosse dalla parte dei bottoni per quanto riguarda i medici". (San/ Dire)

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