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Venerdì, 19 Aprile 2024
Salute

Allergie alimentari: «Più cultura e prevenzione salvano la vita»

L'INTERVISTA. Il Professor Giampaolo Ricci spiega perchè e come "scatta" il meccanismo dello shock anafilattico per effetto dell'assunzione di un alimento vietato. Sui casi letali: "Rari, ma ci sono"

Una notizia scioccante quella della ragazza morta per gli effetti di una intolleranza alimentare: Chiara Ribechini a 24 anni non ha sopportato lo shock anafilattico provocato da una reazione allergica di tipo alimentare e ha perso la vita dopo una cena al ristorante. E' accaduto qualche giorno fa nel pisano e la vicenda ha naturalmente sollevato molte perplessità sui reali rischi che un attacco allergico possa diventare fatale. 

«Un caso su un milione nel mondo, ma accade - spiega Giampaolo Ricci, responsabile della Allergologia e Pneumologia Pediatrica della AOU Policlinico Sant’Orsola di Bologna - ed è bene spiegare alcune cose perchè risulta fondamentale espandere la cultura sulle allergie a tutti i livelli. Intanto distinguiamo l'allergia alimentare dall'intolleranza alimentare: solo nel primo caso ci possiamo trovare di fronte a uno shock anafilattico come quello che purtroppo ha ucciso quella povera ragazza. L'allergia è un meccanismo immunologico legato agli anticorpi che il nostro sistema immunitario produce come reazione all'assunzione di alcuni alimenti scatenando una risposta velocissima che si manifesta con effetti quali gonfiori, prurito, difficoltà respiratorie, shock anafilattico». Tali reazioni si manifestano normalmente subito dopo l'assunzione dell'alimento. 

Quanto è frequente che lo shock anafilattico sia letale e come lo si può evitare? 

«Da un punto di vista probabilistico lo shock anafilattico non ha una percentuale alta di rischio: pur con i limiti di pochi dati a disposizione quando di parla di shock anafilattico si può dire che l'allergia alimentare è presente fino al 6-8% della popolazione pediatrica; di questi solo l'1-3% può avere reazioni gravi, ma non mortali. Reazioni mortali fra il 2-3% di questo ultimo gruppo. Il pericolo è maggiore nella fascia d'età 15-30, ovvero quella dei giovani adulti, con aumento delle possibilità se in associazione all'allergia si è affetti anche da asma. Chi ha avuto episodi di crisi gravi viene dotato di uno speciale kit salvavita con due dosi di adrenalina: bisogna portarlo sempre con sè». 

«Gli stumenti di cui disponiamo sono la prevenzione con annessa diffusione della cultura dell'allergia soprattutto nel comparto della ristorazione (conoscere i famosi 14 allergeni che per legge vanno indicati su confezioni e alimenti sfusi) e la desensibilizzazione, arma che migliora in modo radicale la qualità della vita di un allergico attraverso un percorso certamente impegnativo ma in grado di migliorare la vita anche della famiglia». 

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